Difesa, quant'è lontana l'Italia dal 2% del Pil chiesto dalla Nato

- di: Redazione
 
La spesa pubblica italiana per la Difesa fa discutere: per alcuni pacifisti è eccessiva e dovrebbe tendere allo zero (facendo dell’Italia e dell’Unione europea un erbivoro tra i carnivori) per altri è del tutto inadeguata a garantire una copertura difensiva dell’Italia, anche per il fatto che nel 2028 dovremo avere per la spesa della Difesa almeno due punti di Pil (45,1 miliardi di euro in base al Pil italiano del 2023, pari a 2.255 miliardi) fissata dalla Nato (se nella Nato vogliamo restare).
Ma quanto siamo distanti ora da quel 2 per cento?
La risposta la fornisce l’Osservatorio Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica (diretto dall’ex Segretario Generale della Confindustria e poi parlamentare, l’economista Giampaolo Galli, e prima ancora da Carlo Cottarelli).
“Il disegno di legge di Bilancio per il 2025 – afferma Rosanna Arcano dell’Osservatorio Cpi, che ha effettuato l’indagine - prevede un aumento degli stanziamenti, ma l’Italia rimane lontana dall’obiettivo, con una spesa che è prevista salire dall’1,5% del Pil nel 2024 (con un divario rispetto al requisito di 11,2 miliardi) all’1,6% nel 2025-2027 (con un divario medio di 9,6 miliardi)”.
Insomma, al momento per arrivare al 2% ci mancano 11,2miliardi di euro e spicci.
Con queste cifre l’Italia si colloca così tra gli otto Paesi Nato che non sono ancora in linea con gli impegni presi. Di questi, sei Paesi, tra cui l’Italia, non hanno una spesa superiore all’1,5% Canada 1,4%; Belgio, Lussemburgo, Slovenia e Spagna 1,3%). 
Ma, afferma il report dell’Osservatorio Conti pubblici italiani, “oltre a una questione di livello c’è per l’Italia una questione di composizione della spesa. Nella definizione Nato, gran parte del bilancio (italiano, ndr) per la difesa è infatti destinata alle spese per il personale, che nel 2024 rappresentano il 59,4% del totale, mentre solo il 22% è riservato agli investimenti in equipaggiamenti militari e solo il 18,6% all’esercizio”.

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