Il nuovo approccio al digitale delle Pmi

- di: Barbara Leone
 
Le imprese italiane sono sempre più digitalizzate, anche se molte restano ferme ai primi passi. A dirlo è PidOsserva, l’Osservatorio nazionale dei PID - Punti Impresa Digitale, strutture istituite dalle Camere di commercio nell’ambito del Piano nazionale impresa 4.0. Alla base dell’analisi effettuata da Unioncamere e Dintec, le risposte che tra il 2018 e il 2021 oltre 40mila imprese hanno fornito a “SELF i4.0”, il test di autovalutazione della maturità digitale. Tali dato sono stati presentati nel corso di Orizzonti Live Lab 2022-IoRiparto, la rassegna organizzata da IoRiparto in collaborazione con la Camera di commercio Chieti Pescara che si è svolta oggi.

Digitalizzazione delle PMI

A dare un’accelerata importante alla digitalizzazione delle imprese è stata sicuramente la pandemia, che ha costretto le imprese a puntare sul cloud per sostenere il lavoro dei dipendenti in smart working, e sui pagamenti elettronici per soddisfare la domanda crescente dei consumatori confinati nelle mura domestiche. Progressivamente, però, le imprese hanno rivolto l’attenzione anche alla cybersecurity, investimento che si sta rivelando quanto mai strategico nel contesto attuale. “La pandemia - sottolinea il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli -, con le restrizioni che ne sono derivate, ha accelerato la corsa degli imprenditori all’utilizzo del digitale. Sono quasi 450mila le imprese aiutate dai Pid delle Camere di commercio in questo percorso di innovazione ed i risultati cominciano a vedersi: il livello di maturità digitale delle nostre imprese è aumentato di circa il 9% rispetto al periodo pre-Covid”. Anche se, osserva ancora Tripoli, “è ancora marcata la distanza tra le aree del Paese: le regioni del Mezzogiorno hanno una maturità digitale inferiore di oltre 10 punti percentuali rispetto a quelle del Centro-Nord. Un gap che dovrà essere ridotto anche grazie ai progetti del Pnrr”.

Cresce la digitalizzazione delle imprese ma la metà è ancora ai primi passi

Per essere operative da remoto le imprese hanno adottato innanzitutto i pagamenti mobili attraverso internet, tecnologia che nel 2020 si collocava al terzo posto e che invece oggi è utilizzata dal 41,3% delle imprese. Segue il cloud, al primo posto nel 2020 (pari al 39,1%), mentre al terzo posto troviamo la cybersecurity, che nel 2020 si trovava al quarto posto ed è progressivamente cresciuta di importanza sino ad arrivare al  35,8% degli utilizzi. Rispetto al 2018, le imprese che utilizzano il cloud e i pagamenti elettronici sono aumentate di 8 punti percentuali, mentre quelle che si avvalgono di strumenti di cybersecurity e che hanno avviato un e-commerce sono aumentate di 9 punti.
Di sicuro gli eventi di questi ultimi due anni hanno impresso una forte sprint ai processi di digitalizzazione delle Pmi, anche a seguito delle azioni di informazione, sensibilizzazione e primo accompagnamento offerte dai Pid. Ed i risultati cominciano a vedersi: i più abili con le nuove tecnologie (i “Campioni digitali” e gli “Esperti”, cioè coloro che applicano con successo i principi dell'Impresa 4.0) sono aumentati di oltre 7 punti percentuali, passando dal 9,78% del 2018 al 17% del 2021. Gli “Specialisti”, che corrispondono a coloro che hanno digitalizzato buona parte dei processi, sono aumentati di 9 punti percentuali, salendo al 38,4% dal 29% di 4 anni fa. Resta, però, elevata la quota di imprese ancora poco avvezza al digitale. Infatti oggi gli Esordienti, che hanno una gestione tradizionale dei processi aziendali, e gli Apprendisti, che utilizzano solo strumenti digitali di base, sono circa il 45% rispetto ad oltre il 60% del 2018. Le più digitalizzate sono le imprese dei servizi e quelle della manifattura, che distanziano notevolmente le imprese agricole. Una consistente crescita della maturità digitale, inoltre, si riscontra molto di più tra le attività di medie e piccole dimensioni rispetto alle imprese micro, e tra quelle che operano all’interno di una filiera (B2B) rispetto a quelle che hanno rapporti con il cliente finale e sul mercato (B2C).

E’ interessante notare come le imprese che hanno investito sul fronte ambientale e della sostenibilità abbiano una maturità digitale superiore rispetto alla media nazionale. E che la digitalizzazione sta cambiando anche l’approccio ad alcune tematiche chiave dello sviluppo. Così le imprese che nel 2021 hanno svolto con regolarità attività di formazione del proprio personale registrano, su una scala da 1 a 4, un livello di maturità digitale pari a 2,7. Un valore superiore rispetto a quelle che la svolgono saltuariamente, che si attestano al 2,3, o non la effettuano affatto, che si fermano a 2,1. Sempre nello stesso periodo PIDOsserva rileva che le imprese più innovative, quelle cioè che investono di più in brevetti o detengono titoli di proprietà industriale, hanno un livello di maturità digitale pari a 2,58, che è maggiore alle media generale che si attesta invece su 2,23.
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Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
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