Il Giappone dopo l'epoca di Shinzo Abe tra zaibatsu e keiretsu: un Paese centrale per gli equilibri finanziari e politici dell'Asia
- di: Leonardo Dini
Shinzo Abe, fortunato nella sua ampia e solida carriera politica, e' stato sfortunato nell'essere vittima di un inspiegabile delitto. Leader centrale nella storia del Giappone recente, recordman nel governare ben tre volte, complessivamente ha dominato ben tre decenni di storia giapponese. Tradizionalista e nazionalista, passa alla storia per la sua Abenomics che ha fatto parlare tutto il mondo e ha perfino ispirato, a suo tempo, secondo il gossip economico, talune scelte originali di Mario Draghi da Governatore della BCE e prima di BankItalia. Pochi sanno che era figlio di un politico giapponese, Shintaro Abe, di lungo corso e nipote di ben due premier nipponici tra anni ’60 e ’70. Una dinastia della politica del Sol levante che vedeva nel nonno Nobosuke Kishi e nello zio Eisaku Sato due predecessori illustri. L'epoca di Abe e'stata attraversata da numerosi problemi per il Giappone. Non ultimi la sicurezza delle centrali nucleari, la minaccia militare dalla Corea del Nord, tuttaltro che effimera, le crisi periodiche con Cina e Corea del Nord, antagonisti di un Giappone che solo con Abe ha ripreso a rimilitarizzarsi, usufruendo della creazione di un Consiglio di Sicurezza Nazionale, e del superamento dei limiti costituzionali e imposti dalla sconfitta nella Seconda guerra mondiale, alla costruzione di una autodifesa credibile.
E’ stato anche il periodo del braccio di ferro fra Usa e Corea del Nord, con i missili coreani a potenziale nucleare che disinvoltamente sorvolavano il Giappone, cosi' come oggi le manovre congiunte Russo Cinesi, nel mare del Giappone e in quello della Cina. Abe e'anche ricordato per i suoi tentativi, solo in parte efficaci, di risollevare la economia giapponese, a fronte di una vasta crisi sociale che ha visto la crisi della borghesia giapponese, e a fronte della ascesa della nuova classe altoborghese delle città cinesi e coreane del sud. Abe ha sperimentato, pure essendo un conservatore, alcune soluzioni innovative, come il progetto di global university, per favorire la interazione universitaria con docenti esteri, come la singolare proposta di una Olimpiade dei Robot. La Abenomics tuttavia ha mostrato i suoi limiti proprio nella mancanza di garanzie sociali adeguate per il mondo del lavoro e delle imprese. Eppure ha costituito un modello di sviluppo economico, non secondario, per l'Asia. Il Giappone con Abe ha visto estendersi la sua politica estera a una dimensione globale e non solo continentale. Si è creato il gruppo dei due più due con l'Inghilterra, sviluppato il progetto Asean, prodotta una sinergia con la Francia e una più diretta collaborazione strategica e economica con India e Australia.
Si è provato a instaurare un dialogo con la Cina, reso impossibile dalle costanti mire espansionistiche cinesi. Shinzo Abe è stato anche il premier che ha fatto politica con ben tre Imperatori nipponici: Hirohito, e da premier con Akihito e Naruhito. Il Giappone ha visto una considerevole fluidita' quasi alla Z.Bauman, dei suoi partiti, pure in presenza di una forza politica tradizionale, perennemente al governo: i Liberal Democratici, difficilmente definibili con le categorie politiche occidentali. Un poco come successo in Messico, col Partito Rivoluzionario istituzionale, la alternativa politica in Giappone si e' concretizzata solo con i relativamente brevi governi a guida del Partito Democratico, inquadrabile nel cosiddetto progetto progressista di un Ulivo mondiale (Movimento Progressista internazionale), Giddensiano (dalla Terza Via di Anthony Giddens). Ora il Giappone che non e'piu' quello della economia zaibatsu di molti anni fa basata su un monopolio verticistico verticale, è divenuto un Paese keiretsu, cioè centrato su una economia trasversale orizzontale.
Oggi il Giappone si trova, proprio dall'epoca di Abe, surclassato dal pieno sviluppo delle tigri asiatiche: le economie di Cina, Corea del Sud e India. Deve fare i conti anche con Singapore e Indonesia, potenze regionali e continentali.
La tradizionale rivalità tra Cina e Giappone, su più livelli, compreso quello tecnologico: uno per tutti il tema della esplorazione spaziale, con i tachionauti cinesi e la alta tecnologia spaziale giapponese a confronto. Paradossalmente il Paese divenuto celebre nel mondo per la tecnologia sperimentale, dai robot ai treni a levitazione magnetica, alle auto dal design futuribile, oggi si trova indietro nella economia globale, rispetto al gigante cinese. Perfino Taipei con la sua techne sembra superare il Giappone. La Corea dell'industria dei computers lo ha già fatto. Le economie orientali insomma, in lotta le une contro le altre, non riescono a fare netwotking su tecnologia e sperimentazione a differenza dell'occidente. Il Giappone quindi si trova a un tornante della sua storia millenaria, deve contare sulla sua forza di volontà collettiva, sulla originalità delle sue sperimentazioni scientifiche e su una economia chiamata a essere competitiva con quella cinese, anche per ridurre la portata delle smisurate ambizioni cinesi. Certo è ancora tra i Grandi del pianeta, ma è escluso tuttora dal Consiglio di Sicurezza Onu e rischia di essere condannato a un ruolo minore nei riguardi di India, Cina, Coree, particolarmente quando le due Coree si riuniranno. Ha ancora un potenziale difensivo troppo limitato e comunque vincolato al Quad, la alleanza necessaria con Australia e Usa. Ha la contraddizione di essere un Paese diviso tra sperimentazione di avanguardia scientifica e tradizionalismo nazionalista in politica. Ha una vocazione alla leadership in Asia e in Est Asia, frustrata, non solo rispetto alla Asean ma in generale, dal modesto peso specifico dei suoi vertici politici attuali e futuri.