Fridays for future: domani i ragazzi in piazza sfilano e sfidano la politica con proposte concrete che sono tutte da ascoltare

 
Sono belli, colorati e fieri. Ma soprattutto giovanissimi, coi loro cartelloni festosi e gli slogan intonati in coro. E’ vero, non andranno a scuola. Ma saranno loro a dare una lezione a chi di fronte ad una Terra agonizzante continua a fare orecchie da mercante. Sono i ragazzi di Fridays for future, che domani riempieranno oltre settanta piazze italiane portando la loro di agenda, a fronte di una campagna elettorale che ha dato risposte alquanto deludenti sulla crisi climatica.  Chi è al potere - si legge nel comunicato che annuncia l’evento - sembra ancora dedicare tutto il proprio tempo a distrarre, ritardare e negare i cambiamenti necessari che ci attendono. Eppure a sentir parlare certi nostri politici l’Italia sta facendo sforzi immani per fronteggiare il climate change. Peccato che farsi vanto dei risultati ottenuti sul clima suoni, oltre che irrealistico, anche un po’ macabro considerato che nelle Marche messe in ginocchio dal maltempo si stanno ancora cercando due vittime. Del resto un recente report di Legambiente inchioda i nostri governi alle loro responsabilità. L’Italia, denuncia l’associazione ambientalista, è infatti rimasto l’unico grande Paese europeo senza un Piano dì adattamento al clima. L’unica cosa che sa fare è rincorrere le emergenze.

E lo fa brancolando nel buio, perché di fondo non esiste una strategia chiara di prevenzione che vada a tutelare le aree urbanizzate e gli ambienti naturali. Tutto questo nel momento in cui tali emergenze si susseguono a ritmo serrato, visto che bombe d’acqua, trombe d’aria, ondate di calore, forti siccità e grandinate sono in vertiginoso aumento. Sono 132 gli eventi climatici estremi registrati nel nostro Paese da gennaio a luglio 2022. Con gli scienziati che continuano a dare allarmi rischiando di fare la fine del grillo parlante. L’ultimo, ma solo a livello temporale, il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, che nella sua ultima lectio magistralis tenutasi presso l’Università della Calabria ha detto: “l’umanità deve fare delle scelte essenziali; deve contrastare il cambiamento climatico. Per decenni, la scienza ci ha avvertito che il comportamento umano stava gettando le basi per un drammatico aumento della temperatura del nostro pianeta. Ma la scienza da sola non è sufficiente. Uomo avvisato mezzo salvato, dice il proverbio, ma solo mezzo. Sono necessarie decisioni politiche, soprattutto da parte dei Paesi ricchi. Purtroppo - ha aggiunto Parisi - le azioni intraprese dai governi non sono state all'altezza di questa sfida e i risultati finora sono stati estremamente modesti.

Ora che il cambiamento climatico sta iniziando a influenzare la vita delle persone, c'è forse una reazione più decisa, ma abbiamo bisogno di misure molto più forti. Ci troviamo di fronte a un problema enorme che richiede interventi decisivi non solo per fermare l'emissione di gas serra, ma abbiamo anche bisogno di investimenti scientifici: dobbiamo essere in grado di sviluppare nuove tecnologie per conservare l'energia trasformandola in combustibili, tecnologie non inquinanti basate su risorse rinnovabili: non solo dobbiamo salvarci dall'effetto serra, ma dobbiamo evitare di cadere nella terribile trappola dell'esaurimento delle risorse naturali. Bloccare con successo il cambiamento climatico richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti: si tratta di un'operazione con un costo colossale, non solo finanziario ma anche sociale, con cambiamenti che influiscono sulla nostra vita. La politica - ha detto a conclusione della lectio magistralis Parisi - deve garantire che questi costi siano accettati da tutti: coloro che hanno utilizzato più risorse devono contribuire di più, per incidere il meno possibile sulla maggior parte della popolazione; i costi devono essere distribuiti in modo giusto ed equo tra tutti i Paesi: non solo la decenza richiede che i Paesi che attualmente incidono sulle risorse del pianeta facciano gli sforzi maggiori, ma se così non accadrà, sarà politicamente impossibile contrastare il cambiamento climatico in maniera efficace”.
Insomma, c’è poco tempo. E c’è anche poco da pavoneggiarsi davanti agli occhi del mondo, come ha fatto il Premier Draghi nel corso dell’ultima assemblea generale dell’Onu quando gongolante ha detto che “grazie a un ritrovato spirito di cooperazione abbiamo intensificato la lotta al cambiamento climatico”. Ma de che? E c’è ancor meno da perculare, come direttamente o indirettamente fa tutto il mondo politico, Greta e i suoi boys. Che magari lei non brillerà in simpatia e, diciamolo, per certi versi anche in coerenza. Ma nella sostanza (che poi è quella che conta) ha, e hanno, totalmente ragione. Anche perché, non dimentichiamolo, ne va del loro futuro.

Presumibilmente molti di noi nel 2050 saremo belli che partiti per un altro viaggio. Loro no, e dovranno fare i conti con le macerie che gli stiamo lasciando. Nessuno più dei giovani ha il sacrosanto diritto di manifestare, incacchiarsi e pretendere ascolto. Dieci sono le proposte (fatti, non chiacchiere) per loro irrinunciabili. A cominciare da quella di istituire una comunità energetica rinnovabile per ogni comune italiano, una misura che da sola coprirebbe la metà dei nostri consumi elettrici, abbatterebbe il prezzo delle bollette e coinvolgerebbe direttamente i cittadini nella produzione della propria energia. Si parla poi di trasporti pubblici gratuiti e investimenti sulla rete ferroviaria italiana, una misura necessaria per rendere gli spostamenti accessibili a tutti, nonostante l’aumento del prezzo dei carburanti. E ancora, si va dall’efficientamento energetico di scuole e case popolari, sempre con l’obiettivo di ridurre consumi, emissioni e bollette, alla riduzione dell’orario di lavoro (ovviamente mantenendo invariati gli stipendi) per liberare tempo nella vita delle persone, abbattere la disoccupazione e prepararci ad una società in cui produrre meno non vuol dire lasciare qualcuno per strada. E ancora la rimunicipalizzazione dell'acqua e l’uso degli utili per riparare le drammatiche perdite della nostra rete idrica, mitigando così i danni che la siccità può infliggere agli agricoltori e ai cittadini. Dettaglio non trascurabile, ogni singola misura ideata dai ragazzi di Fridays for future presenta le necessarie coperture finanziarie. A dimostrazione che la volontà politica, non la mancanza di denaro, è la principale causa di quest’odiosa e persistente abulia di fronte a quella che è in assoluto l’emergenza più urgente e drammatica che il nostro Paese, e il mondo tutto, deve affrontare
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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