Francia: a tutela della laicità della scuola, vietate alle studentesse musulmane le lunghe tuniche

- di: Diego Minuti
 
La laicità dello Stato in Francia non è una mera definizione, ma uno dei capisaldi del Paese e ad esso la Repubblica non vuole rinunciare. Lo fatto capire il ministro dell'Istruzione Gabriel Attal che, con una decisione he sta già creando polemiche, ha annunciato che sarà vietato alle ragazze che frequentano scuole statali di indossare l'abaya, la lunga tunica usata dalle donne musulmane.  Attal, per spiegare il divieto, che entrerà in vigore la prossima settimana, con l'inizio delle lezioni, ha affermato che gli abiti lunghi e fluenti non saranno più consentiti perché violano il principio francese di laicità.

Attal, parlando alla televisione di Stato francese, ha detto che ''quando entri in una classe, non dovresti essere in grado di identificare la religione degli alunni solo guardandoli", aggiungendo che ''laicità significa libertà di emanciparsi attraverso la scuola''. Per Attal indossare l’abaya è ''un gesto religioso, volto a mettere alla prova la resistenza della repubblica verso quel santuario secolare che la scuola deve essere''. Un concetto che, nel corso di una conferenza stampa, Attal ha ulteriormente esplicato: ''Le nostre scuole sono continuamente messe alla prova e negli ultimi mesi le violazioni della laicità sono aumentate considerevolmente, in particolare con gli alunni che indossano abiti religiosi come abaya e kameez''.

Una delle basi della repubblica francese è la rigida separazione tra Chiesa e Stato, intesa a promuovere l’uguaglianza per tutte le credenze private. Ma negli ultimi 20 anni, le scuole statali – dove non ci sono uniformi e i bambini possono vestirsi come vogliono – sono diventate sempre più al centro di dispute sulla laicità . Nel 2004, una legge ha vietato di indossare simboli apparentemente religiosi nelle scuole. Ciò includeva il velo islamico, la kippa ebraica, i turbanti sikh e le croci cristiane. Il divieto di Attal, ritenuto vicino al presidente Emmanuel Macron, ha provocato un nuovo dibattito politico sulle regole laiche della Francia e sulla loro eventuale discriminazione nei confronti della minoranza musulmana del paese. Non ha dubbi il portavoce del governo, Olivier Véran, secondo il quale l'abaya è ''ovviamente'' un indumento religioso e ''un attacco politico, un segno politico''. 

Come era scontato, la decisione è già al centro del dibattito politico, con Clémentine Autain, deputata del partito di sinistra radicale La France Insoumise, che ha criticato quella che ha definito la ''polizia dell’abbigliamento''. I politici di destra e di estrema destra avevano spinto per un divieto assoluto dell’abaya – e molti negli ultimi anni hanno sostenuto che il divieto di indossare tutti i simboli religiosi dovrebbe essere esteso alle università e persino ai genitori che accompagnano i bambini nelle gite scolastiche. La leader di estrema destra Marine Le Pen è andata oltre nella sua campagna presidenziale lo scorso anno, proponendo di vietare tutti i veli musulmani dalle strade pubbliche.
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