E' morto Benedetto XVI

- di: Diego Minuti
 
"Sono convinto che le mie forze, data la mia età avanzata, non mi consentano più di esercitare correttamente il mio ministero": poche parole, pronunciate in latino, nel corso di una assemblea di cardinali, e che in molti dei presenti stentarono a capire, a interpretare. Ma, quando l'11 febbraio del 2013, Benedetto XVI annunciò la sua volontà di lasciare il pontificato, lui, papa considerato come un conservatore, nel solco di Giovanni Paolo II, di cui fu strettissimo collaboratore, fece un gesto assolutamente rivoluzionario. Non tanto perché aveva rinunciato a continuare a sedere sul soglio di Pietro, quanto perché ammise d'essere un ''uomo'' che avvertiva il peso degli anni, reputandosi non più capace di reggere la guida della Chiesta. Quindi, una scelta fatta ''per'' e ''dentro'' la Chiesa, per garantire all'istituzione una guida sicura e meno condizionata dal passare del tempo. 

Un gesto per sottolineare che il papato è ''incarico'' gravoso, che si regge oppure si lascia. Da quando dal conclave uscì il nome di Jorge Bergoglio, la Chiesa ha avuto due papi, anche se Benedetto XVI, per non fare ombra a chi gli era succeduto, si ritirò, in una vita in cui si divideva tra la meditazione, la lettura, la scrittura e la musica (fino a poco tempo fa intratteneva i sempre più rari visitatori suonando al pianoforte). Nascosto dal resto del mondo, ma a pochissima distanza dal Vaticano, ribadendo, come fece in una lettera inviata al teologo liberale tedesco Hans Küng, che la sua "opera ultima è pregare per il pontificato di Francesco". 

Papa Bergoglio, lontano dal modello di Ratzinger, ha sempre mostrato rispetto verso chi lo ha preceduto, come quando, parlando degli anziani, lo definì come ''un nonno saggio in casa” . Una definizione che solo Francesco poteva usare nei confronti di un pontefice che aveva fatto del rigore la sua cifra quotidiana. Ma sbaglierebbe chi pensasse ad un Benedetto XVI lontano dalla vita di tutti i giorni, chiuso in una dimensione di autoimposto distacco. Così nel 2019 papa Ratzinger fece sentire il peso del suo pensiero quando ascrisse al relativismo della società post-sessantottina il dramma della pedofilia nella Chiesa cattolica. Un tema divisivo, come quello del celibato dei sacerdoti, a strenua difesa del quale Benedetto XVI si schierò quando , su richiesta di papa Francesco, un sinodo ha discusso della possibile ordinazione di uomini sposati. 

Ratzinger, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo, II aveva accettato l'incarico a malincuore, confidando pochi giorni dopo la sua elezione, giunta quando era già settantottenne, "Pensavo che il lavoro della mia vita fosse finito e che mi aspettassero anni più tranquilli", per aggiungere ''quando, piano piano, lo svolgimento dello scrutinio mi ha fatto capire che si avvicinava la ghigliottina, ho chiesto al Signore di risparmiarmi questa sorte ma, questa volta, ovviamente, non mi ha ascoltato". 

Nato il 16 aprile 1927 a Marktl-am-Inn, in Baviera, entrò, a distanza di pochi anni, in seminario con il fratello Georg (morto nel 2020). 

Come tutti i ragazzi di quell'epoca, a 14 anni fu iscritto alla Gioventù hitleriana. Nel 1943, assegnato alla difesa antiaerea a Monaco, nel 1945 fu arrestato dagli americani nel 1945 e  subito rilasciato. Il suo giudizio sul nazismo è sempre stato molto netto, descrivendolo come "dominio della menzogna" e "regime della paura".  Nel 1981 Giovanni Paolo gli chiese di guidare la Congregazione per la dottrina della fede, cosa che fece per 24 anni, pubblicando una "Istruzione su alcuni aspetti della teologia della liberazione" e condannando alcuni suoi teologi, ritenuti troppo marxisti, come il brasiliano Leonardo Boff, al quale intimò "silenzio e obbedienza" . 
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