Draghi e Macron d'accordo, ma non su tutto

- di: Diego Minuti
 
L'incontro è stato molto amichevole, e tutti hanno sottolineato quel ''salut'' con cui Emmanuel Macron ha accolto, sui gradini che portano all'Eliseo, Mario Draghi. Una nuova occasione per rinsaldare una amicizia che entrambi sbandierano come il simbolo di un'Europa che non ci sta a farsi sopravanzare da eventi dei quali è suo malgrado spettatrice.
Certamente proficuo è stato lo scambio di idee, alla vigilia della seduta dell'Ocse, con Draghi a fare un (apprezzato) discorso, con l'Italia a presiedere quest'anno il Consiglio ministeriale. Sulla stessa linea di condotta Macron e Draghi si sono trovati sul fronte del sostegno dell'Europa all'Ucraina, ma qualche piccolo intoppo c'è stato sulla possibilità che Kiev entri a fare parte dell'Ue in tempi brevi, come segnale politico fortissimo nei confronti della Russia.

Accordo sostanziale, poi, sull'esigenza che l'Europa accentui il suo profilo comune anche in termini di difesa del territorio degli Stati che lo compongono. Argomento che fino a poco tempo fa sarebbe stato catalogato come fantascienza e che invece le vicende ucraine hanno messo all'ordine del giorno. Il cammino per una Difesa europea comune è però lunghissima e non agevole, perché complesso è l'approccio politico a questo argomento, in cui confluiscono egoismi nazionali che forse oggi vengono sottovalutati, ritenendo il problema della sicurezza prevalente. 

Ma se sui temi della sicurezza territoriale tra Draghi e Macron non sembrano esserci grandi differenze, sono altri gli argomenti sui quali il percorso della rinsaldata amicizia italo-francese potrebbe essere più complicato. Perché se tutti sono d'accordo nel dare un aiuto concreto all'Ucraina aggredita, non è scontato che la situazione di guerra possa spianare la strada ad un ingresso di Kiev nell'Ue, come forse vorrebbe Macron, anche se con forme e modalità da mettere a punto, a patto che si faccia tutto molto in fretta. Un tema - quello delle decisioni prese di gran carriera, sulla spinta di eventi eccezionali - che non è che trovi in Mario Draghi un accesso ed entusiasta sostenitore. Perché lui, lo ha dimostrato quando guidava la Bce e oggi, che è capo del governo italiano, ama ponderare tutto con la massima attenzione, non facendosi trascinare dal ''momentum'', come amano chiamarlo gli inglesi, definendo in questo modo l'impeto, che non sempre è un buon consigliere.

L'Ucraina nell'Ue è oggi un auspicio, una proiezione del pensare comune degli europei, ma solo se si rispetteranno le regole, perché il Paese dovrebbe sottostare a passaggi che non sono affatto formali e che Draghi sa benissimo potrebbe ritorcersi politicamente contro l'Europa quando altri Paesi, in fila da anni per entrarvi, ne chiederanno conto.
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