Cosa chiede la politica internazionale all'Italia. La lezione della crisi in corso

- di: Leonardo Dini
 
Certo la prima fase della Repubblica ha visto una considerevole stabilita'  per merito di De Gasperi, sia pure incert, per i continui cambi di maggioranza, e questo ci ricorda qualcosa che accade tuttora. Certo la Dc ha il merito storico di aver conferito alla Italia una governance di lunga durata, ben 45 anni, con una relativa stabilita' generale, per quanto inficiata da governi flash, o balneari o annuali. Siamo anche il Paese con il record per il numero dei governi, ancora ad oggi: in pratica circa uno all'anno. L'avvento dei leader laici Spadolini e Craxi, oltre a incidere positivamente sulla economia e sul ruolo internazionale, peraltro sempre rimasto grazie ali governi dc ad alto livello, sembrava segnare una discontinuita' positiva e l'incipit di una nuova stagione virtuosa, la stessa che oggi vede protagonista Draghi e prima Ciampi, Dini e Monti con la new wave dei governi tecnici. Eppure, nonostante che, gattopardianamente tutto sia cambiato, tutto rimane allo statu quo ante. Non sono bastati I pentapartiti, I governi laici, I governi tecnici, la nascita di tanti nuovi movimenti, la fine nel 1993 e nel 2002 e 2008, in tre momenti clou, dei partiti tradizionali, il sorgere di nuove proposte politiche, apparentemente rivoluzionarie come M5S o come la Lega. Tutto e'rimasto immutato.

Il parlamento italiano assomiglia al caos calmo delle leggi economiche dei mercati finanziari: nessun esperto riesce a prevederne le svolte imprevedibili e a sorpresa. Tuttavia, se l'evitare accentramenti di potere troppo forti e duraturi e'segno di una democrazia ancora vivace e attiva, non lo e’ la instabilita' pernanente che va a danneggiare sia i cittadini,I lavoratori, che le imprese e gli investitori. Lo spread e la valutazione di affidabit finanziario dell'Italia sono diventati, dal governo Monti in poi, quasi dei parametri di indice politico. L'indice Gini e l’indice inflazionistico sembrano quasi una depeche mode oggi. In realta', in Europa, le best practices, gli esempi virtuosi di buon governo e di stabilita' sono tanti: il piu' recente e attuale e'il caso Macron in Francia, ma si possono citare i casi Merkel in Germania, con I noti effetti di rilancio e crescita della economia tedesca e di surplus finanziario, e quello di Kohl, in passato; di Blair e Thatcher in Inghilterra; di Reagan con la correlara Reaganomics, Clinton e Obama in Usa, dove anche Bush junior ha beneficiato di due mandati. E ancora Abe con la Abenomics in Giappone, I due Trudeau sr. e jr.in Canada.

In Francia la era de Gaulle, poi quelle di Giscard  decisivo sia sulla creazione dei G7 allora G5, sia sui trattati di Lisbona, da politico, e le ere di Mitterand, Chirac.In Spagna  l'era Gonzales, poi  quella di Zapatero e oggi di Sanchez, nel Paese degli Indignidados, dei Ciudadanos, dove tutto e' in movimento, eppure esiste, a tratti, una stabilita' sufficiente.
In est Europa e in Russia e Cina esiste un altro genere di stabilita', forgiata dalle autocrazie, quella che vede Putin al potere dal 1999, con una imitatio Stalin piuttosto singolare, quella di Xi in Cina, dovuta a un sistema gerarchico fortemente strutturato nel tempo. L'India, a sua volta, ha una tradizione di stabilita', sviluppata attraverso grandi personalita' come Indira Gandhi, Rajiv Gandhi e grandi tragedie della Storia, e che ora vede il leader Indiano Modi al potere con fermezza. In Sudamerica sono esistiti esempi di democrazie con governi stabili ma spesso alle prese con economie difficilmente gestibili. Quel che e' piu' interessante e' anche vedere, nel mondo, dove e come, stabilita' e ottime performances di economia e finanza, si sono virtuosamente associate.

In un mondo dove crisi economiche, politiche, climatiche ,o militari e umanitarie, si susseguono in continuazione, e' essenziale il check and balance di una politica razionale e ragionevole, almeno negli Stati come l'Italia, dove la democrazia, bene o male, non e' una possibilita' ma una realta' attiva dal 1946. La lezione della storia e delle vicende attuali indica la possibile soluzione solo in una politica meno demagogica e polemica, che guard, parafrasando la storica frase di De Gasperi, alle generazioni future e non all'hic et nunc del divide et impera e del gioco della torre continuo  del tutti contro tutti. Se una lezione positiva si puo' cogliere nell'esperienza Draghi, sta proprio nella governance condivisa e in dialogo fra tutte le forze politiche, durata per due anni, pure in un contesto tempestoso e complesso. La stabilita’ in Italia non e' una utopia, se si uniscono capacita'tecniche e politica sana nelle forze politiche. E paradossalmente lo stesso dittatore del 1922 un secolo fa diceva:’ governare gli italiani non e' impossibile, e'inutile’, altra parafrasi involontaria si trova nella frase di Montanelli: “In Italia chi in politica fa qualcosa e'subito visto come un fenomeno”. Draghi ha cercato di fare qualcosa, non di sinistra, ( come direbbe Moretti) ma di centro, e in modo neutrale, eppure si e' scontrato con la illogicita' del marketing politico, dove in vista delle elezioni, tutti promettono tutto, per poi, dopo le elezioni, puntualmente, non fare quasi nulla. Questa e'l'Italia,oggi, anche se e'difficile soiegarla all'estero.
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