Come balla la bilancia del mondo. Tra G7 e Brics il futuro in bilico tra occidente e oriente

- di: Leonard Dini
 
In queste ore riparte la partita a scacchi infinita, fra Brics e G7, riferita sia agli equilibri politici economici, sia a quelli strategici e geopolitici. Una partita che oggi ancora trova una sintesi solo nel G20, come elemento di raccordo, tra le alleanze multipolari esistenti e in divenire. Questa sfida epocale riguarda tutto il futuro del pianeta e si riassume bene nel dialogo difficile fra Usa e Cina. Dialogo reso difficile proprio dalla ambizione della Cina, ritenuta irrinunciabile, di arrivare nel 2050, al primo centenario del Paese nel regime attuale, detenendo la leadership mondiale politica e economica. Ora, se è vero che, nella storia, tutti gli Imperi sono tramontati, inclusi quelli moderni e quasi contemporanei di Inghilterra e Francia, di cui resta traccia solo nel loro prestigio diplomatico e geopolitico internazionale, l'America a sua volta si trova a un bivio della Storia, così come l'Europa, alla scelta tra integrazione multipolare, che integri i Brics o il rischio di passare a dimensioni scalari economico politiche e demografiche secondarie, in caso di declino.

In gioco sono molti fattori essenziali: in questi giorni il Premier Draghi al G7 ha ricordato che la diatriba è in primis fra democrazie e autocrazie. Non se ne parla praticamente mai ma il vero problema, per così dire, ontologico, cioè centrale, per un ipotetico mondo a guida Brics, sta proprio nel dettaglio, non trascurabile, che Cina e Russia non sono democrazie, neppure in senso orientale e non hanno ancora detto se e come intendono realmente trasformarsi in democrazie e in sistemi non autoritari in futuro. L'India, a sua volta, è una grande democrazia ma incompiuta, il Brasile oscilla fra istanze democratiche e ritorno al passato del ‘900 con i suoi periodi totalitari. Il Sudafrica è una democrazia giovane, nata nel 1990 con Mandela e Desmond Tutu e il superamento definitivo della Apartheid, ma Brasile e Sudafrica, pure essendo potenze, non sono in grado di esprimere una leadership internazionale neppure entro i Brics, e l'India, con i suoi rapporti controversi con la Cina, si trova quasi costretta a essere strumentalmente alleata di Russia e Cina, nel delineare un vertice mondiale alternativa ai G7. Non dimentichiamo che la Cina vuole estendere, progressivamente i Brics, sino a farne un vertice alternativo al G7 e in effetti, aggiungendo Turchia e Iran, e Emirati, altri Paesi poco democratici attualmente, potrebbe ottenere il goal cercato.

Ma oltre ai deficit evidenti di democrazia in questa coalizione globale, e oltre alla ipotesi di uno Swift alternativo e di una valuta globale alternativa, essa dovrebbe comunque fare i conti con altre crisi sistemiche: siccità, crisi del grano, default di interi Paesi, per non dire della problematicità di tenere insieme a lungo una alleanza così complessa tra culture e tradizioni distanti e non omologabili. Di solito poi le coalizioni mondiali nascono dopo delle guerre o crisi globali: altro problema è infatti uscire pacificamente dalla guerra Ucraina e dalle altre situazioni ad alto rischio di conflitto tra gli Stati Occidentali e Orientali nel mondo. Oggi, paradossalmente, gli unici Imperi rimasti, di nome e di fatto sono il Giappone che lo è formalmente e il Commonwealth, erede dell’impero Inglese. Il ’900 ha visto nascita e tramonto dell’impero URSS, epigono di quello Russo che ora si cerca di far rinascere a ogni costo ma con discutibili risultati. Il XXI secolo vede la staffetta potenziale fra ordine internazionale a guida Usa e Brics a guida Cinese-Indiana , con un ruolo marginale per Russia ed Europa, Paesi continente della Storia ma con poco orizzonte verso il futuro che nasce dall'Asia e dall'Africa.

L’Europa rischia di fare la fine di Atlantide e della Grecia antica cioè di essere un retaggio del passato da museo, se non supera l'isolazionismo involontario che la vede vaso di porcellana tra i vasi di acciaio di America e Russia-Cina. La ascesa di una nuova borghesia emergente, di massa, in Cina, India e in molti Paesi asiatici, fa da contraltare alla crisi della middle class occidentale, in caduta libera ormai da molti anni. Questa ascesa oltre a creare nuovi mercati elitari e a spostare gli equilibri dei mercati internazionali, corrisponde a quella strategia che nel meeting di San Pietroburgo, quasi diventato una Davos alternativa per i Brics, avverte di rapidi cambiamenti nelle elites globali.  Di fronte a tutto questo occorre saggezza. La soluzione non sta certo in un confronto militare globale su più scenari : Ucraina, Siria, Iran, Mar della Cina, … ne' in una sfida a colpi di sanzioni e contro-sanzioni, di ostacoli e blocchi agli scambi finanziari, che rischiano di mandare a fine partita di scacchi in crisi l'intero sistema mondiale, senza risolvere i problemi attuali. Dunque il ruolo emergente dei Brics può essere positivo e costruttivo, solo se si supera la contrapposizione assurda tra blocchi e se Sudafrica e Brasile e India si ricordano che esistono anche altri due loro partner affidabili, oltre a Cina e Russia che si chiamano Europa e Usa e che un mondo equilibrato non si costruisce né escludendo dal potere futuro Europa e Usa, né al contrario emarginando Cina e Paesi Arabi, ma nel dialogo internazionale che il G20, vero centro del mondo in divenire, oltre i blocchi contrapposti, può e deve saper rappresentare.
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