Clima, allarme OMN: in Europa temperature aumentate più del doppio della media globale

- di: Barbara Bizzarri
 
Un nuovo rapporto dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale sullo stato del clima in Europa, prodotto in collaborazione con il servizio Copernicus Climate Change dell'Unione Europea e focalizzato sul 2021, fornisce informazioni sull'aumento delle temperature, sulle ondate di calore terrestri e marine, sulle condizioni meteorologiche estreme, sui cambiamenti dei modelli di precipitazione e sul ritiro di ghiaccio e neve. Il rapporto, reso noto ieri a Ginevra, sottolinea che in Europa le temperature sono aumentate oltre il doppio della media mondiale negli ultimi 30 anni: si tratta del rialzo più alto di qualsiasi altro continente del mondo. L’indagine, pubblicata in vista dei negoziati Onu sui cambiamenti climatici in programma la settimana prossima a Sharm-El Sheikh, in Egitto, afferma che, data la persistenza del riscaldamento, ondate di calore, incendi, inondazioni e altri impatti dei cambiamenti climatici colpiranno la società, le economie, e gli ecosistemi.

In Europa le temperature aumentano il doppio della media mondiale
 
Indipendentemente dai futuri livelli di riscaldamento climatico, “le temperature aumenteranno in tutte le aree europee a un ritmo superiore ai cambiamenti di temperatura media mondiale” ammonisce l'Omm. Nel dettaglio, le temperature in Europa sono aumentate in modo significativo nel periodo compreso tra il 1991 e il 2021, con una media di circa +0.5 °C per decennio. Una tendenza che ha portato i ghiacciai alpini a perdere 30 metri di spessore dal 1997 al 2021. La calotta glaciale della Groenlandia si sta sciogliendo, fenomeno che contribuisce ad accelerare l'innalzamento del livello del mare. Nell'estate del 2021, la Groenlandia ha registrato uno scioglimento dei ghiacci e, per la prima volta in assoluto, un episodio di precipitazioni sotto forma di pioggia nel suo punto più alto, presso la stazione Summit. Nel 2021 gli eventi meteorologici e climatici ad alto impatto hanno causato centinaia di vittime, colpendo direttamente più di mezzo milione di persone e provocando danni economici superiori a 50 miliardi di dollari. Circa l'84% di questi eventi si riferisce a inondazioni o tempeste, tuttavia non ci sono solo cattive notizie. Alcuni Paesi europei, infatti, segnala il report, hanno ottenuto ottimi risultati nella riduzione delle emissioni di gas serra, che sono diminuite in Unione Europea del 31% tra il 1990 e il 2020. Inoltre, l'Europa è tra le regioni più avanzate nella cooperazione transfrontaliera in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, in particolar modo per quel che concerne i bacini fluviali transnazionali, ed è tra i leader mondiali nell'offerta di sistemi d'allarme rapidi ed efficaci a protezione di circa il 75% dei suoi abitanti, e i piani d'azione messi in atto contro il caldo hanno salvato molte vite.

Negli ultimi 30 anni il rialzo più alto di qualsiasi altro continente del mondo

“L’Europa restituisce l'immagine in diretta di un mondo che si sta surriscaldando e ci ricorda che anche le società più preparate non sono al sicuro dall'impatto che possono avere gli eventi meteorologici estremi - avverte il Segretario Generale dell’Omm Petteri Taalas - Quest'anno, così come nel 2021, vaste zone europee sono state colpite da ondate di calore e siccità di lunga durata, che hanno alimentato incendi. Nel 2021 inondazioni eccezionali hanno causato morti e devastazione”. Ma uno spiraglio arriva dalle stesse politiche ambientali attuate in Europa che, come attestato dal report, in alcuni paesi Ue hanno ridotto con successo le emissioni di CO2, tagliandole su scala comunitaria del 31% fra il 1990 e il 2020: un ritmo che si adegua agli obiettivi comunitari del taglio del 55% delle emissioni nette entro il 2030. “Per quanto riguarda le azioni di mitigazione del cambiamento climatico - prosegue Taalas - è necessario proseguire con un buon ritmo in ottica di riduzione delle emissioni di gas serra nel continente e si dovrebbe puntare ancora più in alto. L'Europa può svolgere un ruolo chiave nel raggiungimento di una società a zero emissioni di carbonio entro la metà del secolo e nel rispetto dell'Accordo di Parigi”.

Ed il prossimo futuro non sarà migliore


Dai dati emersi dallo studio, è importante anche rilevare l’impatto del clima sulla salute: le alterazioni indotte dai cambiamenti climatici nella produzione e distribuzione di pollini e spore possono portare ad aumenti dei disturbi allergici. Oltre il 24% degli adulti che vivono nella regione europea soffre di varie allergie, tra cui l'asma grave, mentre la percentuale tra i bambini nella regione è del 30-40% e in aumento. I cambiamenti climatici influenzano anche la distribuzione delle malattie trasmesse da vettori: gli esempi includono zecche (Ixodes ricinus), che possono diffondere encefalite e malattia di Lyme. Secondo l'Ufficio regionale per l'Europa dell'OMS, circa mezzo milione di morti premature in UE sono causate dall'inquinamento atmosferico da particelle fini antropogeniche nel 2019, di cui una parte importante era direttamente collegata alla combustione di combustibili fossili. Si stima che circa 138.000 morti premature potrebbero essere evitate all'anno attraverso la riduzione delle emissioni di carbonio, con un potenziale risparmio di 244-564 miliardi di dollari. I bambini sono più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici rispetto agli adulti, sia fisicamente che psicologicamente: il Children's Climate Risk Index dell'UNICEF ha rilevato che quasi 125 milioni di bambini in Europa vivono in Paesi con paesi a rischio "medio-alto", il terzo dei cinque livelli di classificazione utilizzati a livello globale. Altre voci fondamentali sono ecosistemi e trasporto. 

La maggior parte dei danni causati dagli incendi boschivi è dovuta a eventi estremi per i quali né gli ecosistemi né le comunità sono adattati. I cambiamenti climatici, i comportamenti umani e altri fattori sottostanti stanno creando le condizioni per incendi più frequenti, intensi e devastanti in Europa, con conseguenze socioeconomiche ed ecologiche significative. Dal canto loro, infrastrutture e operazioni di trasporto sono a rischio sia a causa dei cambiamenti climatici incrementali che di eventi estremi, ad esempio ondate di calore, forti acquazzoni, venti forti e livelli e onde del mare estremi. Molte infrastrutture di trasporto sono state costruite sulla base di valori storici per varie soglie di fenomeni meteorologici e quindi non sono resilienti agli estremi attuali. Per arginare i rischi, i contributi determinati a livello nazionale (NDC) sono al centro dell'accordo di Parigi e del raggiungimento di questi obiettivi a lungo termine. Gli NDC incarnano gli sforzi di ciascun paese per ridurre le emissioni nazionali e adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici. A partire da marzo 2022, 51 Paesi europei e l'UE hanno presentato un NDC. La mitigazione dei cambiamenti climatici è stata un obiettivo primario per molte parti europee, come si evince dai rispettivi contributi stabiliti a livello nazionale, evidenziando i seguenti settori prioritari: approvvigionamento energetico; agricoltura; spreco; e l'uso del suolo, il cambiamento dell'uso del suolo e la silvicoltura come priorità assolute per la mitigazione. Nel 2021, l'UE ha reso giuridicamente vincolante la neutralità climatica e l'obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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