Scandalo Almasri: Meloni e ministri indagati, scontro sempre più rovente

- di: Bruno Coletta
 
Il caso del comandante libico scarcerato dall’Italia scuote la politica nazionale e accende lo scontro tra esecutivo e toghe. Ecco tutti i dettagli dell’indagine e le reazioni.

L’arresto e il rilascio di Almasri: un caso internazionale
Il 19 gennaio 2025 le autorità italiane hanno arrestato Njeim Osama Almasri a Torino, su mandato della Corte Penale Internazionale (CPI), che lo accusa di torture, stupri e crimini di guerra in Libia. Il comandante della polizia giudiziaria libica era ricercato per il suo coinvolgimento nella repressione violenta dei detenuti nei centri di detenzione migranti.
Tuttavia, due giorni dopo, la Corte d’Appello di Roma ha ordinato la sua liberazione a causa di un vizio procedurale nel mandato di arresto. La decisione ha suscitato polemiche, soprattutto perché Almasri è stato rimpatriato in tutta fretta a bordo di un aereo dei servizi segreti italiani. Il volo di Stato, utilizzato per il trasferimento, ha sollevato ulteriori interrogativi sulle reali motivazioni dietro l’operazione.

Indagine su Meloni e tre membri del governo
Il caso Almasri ha avuto un immediato seguito giudiziario. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per favoreggiamento e peculato, iscrivendo nel registro degli indagati la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano.
Le accuse ipotizzate sono pesanti. Il reato di favoreggiamento, punibile fino a quattro anni di carcere, riguarda l’ipotesi che il governo abbia agevolato la fuga di Almasri per evitare che venisse processato dalla CPI. L’accusa di peculato, che prevede pene fino a dieci anni e sei mesi, fa riferimento all’utilizzo improprio di un aereo di Stato per un’operazione priva di chiari fondamenti istituzionali.
L’indagine è scattata in seguito a un esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex senatore e noto penalista. Secondo le ricostruzioni, la magistratura ha acquisito documenti che proverebbero un coordinamento diretto tra esponenti del governo e le autorità libiche per l’espulsione di Almasri.

Meloni: “Non mi lascio intimidire”
Giorgia Meloni ha reagito con fermezza alla notizia dell’indagine. In un video pubblicato sui suoi canali social, la premier ha dichiarato: “Non sono ricattabile, non mi lascio intimidire”. Ha poi difeso l’operato del governo, ribadendo che la scarcerazione di Almasri è stata una decisione autonoma della magistratura e che il suo rimpatrio “era l’unica scelta possibile”.

Tajani accusa la magistratura: "Attacco al governo"
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha attaccato duramente l’iniziativa giudiziaria. In un’intervista al Corriere della Sera di oggi, ha affermato: “È un proditorio attacco al governo attuato da quella magistratura che non tollera che ci sia una riforma della giustizia”. Tajani ha poi paragonato il caso a quando, nel 1994, Silvio Berlusconi ricevette un avviso di garanzia mentre presiedeva un vertice dell’ONU a Napoli.

Le critiche dell’opposizione
Dall’altra parte, l’opposizione ha chiesto un’immediata informativa parlamentare.
Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha dichiarato: “Le questioni giudiziarie non ci riguardano, ma chiediamo a Giorgia Meloni di non nascondersi e di spiegare per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico per il quale la CPI aveva spiccato un mandato di arresto”.
Anche il Movimento 5 Stelle ha attaccato l’esecutivo. In una nota congiunta, i parlamentari pentastellati delle Commissioni Giustizia hanno affermato che il governo sta portando avanti “un progetto per rendere i potenti intoccabili” e che la separazione delle carriere tra magistrati e pm “sarà il primo passo per una giustizia debole con i forti e forte con i deboli”.

Le ripercussioni internazionali
Il caso ha anche implicazioni diplomatiche. La Corte Penale Internazionale ha chiesto chiarimenti al governo italiano sulla mancata esecuzione del mandato d’arresto e sulla tempestività del rimpatrio di Almasri.
Gli Stati Uniti e alcuni paesi europei hanno espresso preoccupazione per il rilascio di un individuo sospettato di crimini contro l’umanità. La vicenda rischia di mettere in difficoltà l’Italia, che negli ultimi anni ha rafforzato la cooperazione con la Libia in materia di gestione dei flussi migratori e sicurezza.

Un caso destinato a far discutere ancora molto
Il caso Almasri sta scuotendo il panorama politico italiano. Da un lato, il governo difende il proprio operato e attacca la magistratura, sostenendo che si tratti di un’azione politicamente motivata. Dall’altro, le opposizioni chiedono trasparenza e denunciano la gestione della vicenda come un possibile abuso di potere.
Mentre l’inchiesta procede, resta da vedere quali saranno le conseguenze giudiziarie e politiche di questa vicenda. La battaglia tra governo e magistratura, intanto, si preannuncia lunga e senza esclusione di colpi.

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