Bce: Unimpresa, aspetterà FED per avviare taglio costo denaro

 
C’è ancora troppa dipendenza dalla Federal reserve americana da parte della Banca centrale europea. Per questa ragione, la Bce non taglierà i tassi d’interesse prima che lo faccia la Fed. Il condizionamento dell’economia Usa su quella dell’area euro è ancora troppo rilevante per poter immaginare, in questa fase storica, un immediato svincolo nelle decisioni di politica economica. A questa considerazione, va aggiunto un ulteriore elemento: i mercati finanziari non hanno ancora del tutto anticipato e digerito una futura riduzione del costo del denaro, ragion per cui la Bce prenderà tempo. È quanto spiegano gli analisti del Centro studi di Unimpresa. Tutti gli osservatori attendono di vedere come muterà la politica monetaria non solo per il dollaro e per l’euro, ma nel Mondo: nei prossimi giorni e settimane, infatti, oltre alla Fed, verranno rese note le decisioni della Bank of Japan (BoJ), della Bank of England (BoE) e della Banca centrale australiana. Le previsioni non sono omogenee: taluni ritengono che la Fed non taglierà i tassi prima di giugno, altri immaginano una accelerazione. La riduzione dei tassi è essenziale per ridare fiducia alle imprese, soprattutto per consentire loro di tornare a indebitarsi a costi più accessibili: ciò garantirebbe un recupero degli investimenti e una boccata d’ossigeno per chi ha problemi sul fronte della liquidità. Entro fine anno il tasso base nell’area euro potrebbe arrivare, con tre ribassi, al 3,50-3,75%. Le divergenze di vedute nel consiglio direttivo della Banca centrale europea hanno reso impossibile, finora, una decisione volta a rendere più accomodante la politica monetaria, che dunque non arriverà prima di giugno. In quella occasione il tasso d’interesse dovrebbe essere ridotto di 50 punti base, mentre altri 50 o 75 punti potrebbero essere tagliati con due successive delibere entro il 31 dicembre 2024, portandolo fino al 3,50%. Nel corso del 2025, invece, la riduzione potrebbe procedere più spedita e, se l’inflazione tornerà attorno al 2%, anche il costo del denaro sarebbe portato attorno a quel livello. 
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