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Attivisti bloccano ancora il GRA e anche la vita dei romani

- di: Barbara Bizzarri
 
Non c’è niente di più sconfortante delle argomentazioni degli attivisti di Ultima Generazione che oggi, per l’ennesima volta, hanno bloccato il GRA per protestare contro il cambiamento climatico, di cui l’Europa è responsabile per una percentuale irrisoria: vorrei vederli bloccare le strade di Pechino o Brasilia, ma ho la netta sensazione che non accadrà. L'ennesimo blitz in odor di fantaecologia è avvenuto intorno alle 8:40 all'altezza di Selva Candida: almeno dieci persone hanno invaso la corsia con uno striscione e, accasciati sull’asfalto come di consueto, hanno bloccato il traffico tenendosi per la manina strappata all’agricoltura, nobilissimo mestiere in cui convogliare urgenze naturalistiche, se ne avessero davvero. Resta tuttavia difficile capire come si possa salvare il pianeta creando ulteriori problemi a una cittadinanza già stremata di suo mentre è intenta a correre al lavoro oppure a portare i figli a scuola: in compenso è comprensibilissima la furia dei pendolari che, già costretti a circolare in quel girone infernale del GRA, si trovano anche bloccati da gente del tutto incapace di spiegare in modo convincente le proprie azioni. 

Gli attivisti bloccano di nuovo il Grande raccordo

Anche l’arrivo della polizia non è bastato a placare gli animi fra urla e insulti, con i manifestanti sollevati di peso e trascinati ai margini della strada. Uno di questi, con il visino compreso dal dramma d’ordinanza, dice che sono costretti a stare lì perché finora nessuno ha dato loro retta (strano, data la loro logica inoppugnabile), un’altra pigola che è rimasto pochissimo tempo: ma ce la faremo? chiede con tono affranto a uno scienziato del clima, vittima anch’egli del blocco forzato, che con pazienza zen spiega alla bianconiglia preoccupata dal ritardo che non  è questo il modo di combattere, per poi tentare addirittura l’impossibile, ovvero far ragionare chi ha l’elasticità mentale del soviet supremo: invita i manifestanti a lavorare con lui per un giorno “perché manca chi ci aiuti a mitigare l’effetto dell’inquinamento sull’ambiente”. Ovviamente restano tutti incollati al loro posto, terrorizzati dalla prospettiva di dover lavorare davvero, mentre lo studioso chiede loro di tutelare il verde e non decuplicare le emissioni tossiche di centinaia di auto ferme, accese e guidate da una turba di gente inferocita.

Traffico in tilt e tensioni con gli automobilisti

Del resto, le anime candide si preoccupano dei pochi anni che secondo loro restano al globo, mica per la spada di Damocle di una guerra nucleare, per dire, e senza neppure pensare che chi potrebbe fare davvero qualcosa per questa ennesima emergenza scaraventata sulle nostre teste si sposta con colonie di suv e va a prendere l’aperitivo in elicottero, a ulteriore riprova dell’utile idiozia di una massa che ha smesso di ragionare: ecco a cosa serviva eliminare il latino dalle scuole. O tempora, o mores. Fatto sta che per arginare un pericolo che si agita soprattutto in testoline infarcite di propaganda, bloccare i pendolari a Roma è, per gente incapace di formulare un pensiero logico e autonomo, la panacea di tutti i mali, eppure sembra di intravedere la stessa manina che arma gli utili idioti del capitalismo green con la zuppa a favor di telecamera da rovesciare su capolavori dal valore inestimabile: se un comune mortale entra in un museo gli si controlla anche dentro le brache, mentre c’è chi può andarci armato di purè (a cosa siamo ridotti?) da lanciare in giro e ricavandone soltanto un affettuoso buffetto sulla guancia e non i lavori forzati a vita. A Berlino i fautori del più green per tutti hanno bloccato un’ambulanza con un ciclista in fin di vita a bordo, ovunque si vandalizzano opere d’arte, e si ricorre ad azioni che non fanno che esacerbare animi già stravolti da una situazione pesantemente compromessa: a questo punto, ci si chiede se lo scopo sia davvero salvare il clima, oppure incendiarlo del tutto.
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