Acheta domesticus tu me provochi. E io me te magno!

- di: Barbara Leone
 
Cadono le foglie, tristi i grilli piangono l’estate. Comincia così uno dei primi poemetti di Giovanni Pascoli. A piangere, però, oggi siamo noi. E pure i grilli, ma non per la fine della bella stagione. Da Bruxelles, infatti, è arrivata la notizia dell’ultima trovata della Ue in materia food: l’immissione sul mercato alimentare europeo dell’acheta domesticus. Non sapete cos’è? Fermi! Non cercate su google, perché vi si aprono immagini capaci di farvi andare per traverso il pranzo di Natale. Ma di dieci anni fa. Senza voli pindarici e ghirigori per indorare la pillola, vi dico subito che è una schifezza. Non per il povero acheta domesticus, che infondo fa pure una certa tenerezza. Col suo allegro zompettar tra i fiori, e quel frinire cadenzato a mo’ di metronomo che nei pomeriggi di fine agosto alimenta quella malinconia tipica dell’estate che volge al desio. Anche in virtù di questa romantica suggestione vacanziera, la sola idea di ritrovarci quel buontempone di acheta domesticus polverizzato nei biscotti che ogni mattina inzuppiamo nel cappuccino ci fa letteralmente venire il voltastomaco. Un mix di disgusto, raccapriccio e pure tristezza. E però il rischio è serio. Anzi serissimo. Dal momento che la Ue ha dato l’ok all’uso della farina di grilli (l’acheta domesticus, appunto) per la preparazione di biscotti farciti e secchi. Ma non solo. Anche pane e panini multicereali, cracker e grissini, barrette ai cereali, biscotti, prodotti a base di pasta ripiena, salse, prodotti trasformati a base di patate, piatti a base di legumi e verdure, pizza, prodotti a base di pasta e molto altro ancora. Praticamente ovunque. 

L'Ue ha dato l’ok all’uso della farina di grilli

E così al posto dell’invasione delle cavallette avremo l’invasione della farina di grilli nei nostri piatti. Applausi all’Europa! Pur nello sconcerto, e sconforto infinito, è presumibile (oltre che altamente auspicabile) che nel nostro Paese questa orripilante novità culinaria non prenderà piede. E che il governo troverà modo e maniera per rimandare al mittente questa stomachevole follia. Perché di follia si tratta, non foss’altro che per una banale questione numerica. Cioè, a conti fatti per produrre un chilo di farina occorrono all’incirca ventimila, simpatici grilli. Quanti siamo sulla Terra? Otto miliardi, o su per giù. Ergo, ci vorrebbero altrettanti miliardi di grilli per produrre farina per tutti. Orrore nell’orrore. Ma anche se da noi non dovesse mai arrivare quest’obbrobrio, il problema permane. Per esempio: come la mettiamo quando andiamo in vacanza all’estero? E poi: lo sanno lorsignori che gli insetti, quand’anche polverizzati in farina, producono un enzima digeribile solo per gli uccelli e non per gli esseri umani, che è altamente cancerogeno? Ancora: se autorizzato dalla Ue, come la si può vietare in Italia? E’ alquanto improbabile. Dalla Ue dicono: tranquilli, che tanto se nei biscotti ci sono i grilli tocca scriverlo nell’etichetta. Già, me la vedo proprio la zia Carmelina da Pollena Trocchia inforcare la lente d’ingrandimento per scovare la dicitura incriminata: “polvere parzialmente sgrassata di acheta domesticus (grillo domestico)”. Che poi ovviamente zia Carmelina sa benissimo cos’è l’acheta domesticus. Abbiamo poche speranze, credo. Al massimo si può ricorrere al buon senso ed alla misericordia dei nostri chef, sperando che non ne esista nemmeno uno che, magari per curiosità o spirito rivoluzionario, arrivi ad appiopparci una carbonara con rigatoni a base di farina di grilli. La mano sul fuoco, in tutta onestà, non mi sento di metterla. Dopo la pizza con roast beef e pomodorini confit (vista, vi giuro che l’ho vista in un ristorante romano e le chiamano pure gourmet) mi aspetto di tutto. Una cosa è sicura: siamo alla frutta. Col verme, grazie.
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