Uccide chi l'aveva appena rapinata e la vittima diventa boia

- di: Redazione
 
Non sappiamo cosa faccia più orrore, se vedere un bestione a quattro ruote prima colpire e schiacciare un uomo contro una vetrina e poi passare sul suo corpo, stritolandolo, oppure le considerazioni quasi assolutorie di qualche concittadino dell'assassina che, in modo velatamente ambiguo, sottolinea che la vittima era un ladro e che forse se l'è cercata.
È un mondo alla rovescia quello che oggi ci costringe ad interrogarci su quanto accaduto, in una strada commerciale di Viareggio; su quale sia stato l'esito e su cosa l'abbia determinato.
Ma tutto quello di cui poteva essere accusato la vittima - Said Maktoum, una quarantina d'anni e di nazionalità ancora da accertare, forse algerino, forse marocchino -, avere scippato una donna, è nulla davanti alla ferocia che ha spinto ad agire la assassina, Cinzia Dal Pino, 65 anni, sino a ieri conosciuta per essere proprietaria di uno stabilimento balneare, da oggi accusata di omicidio volontario. Si dice che ogni omicidio, a suo modo, è terribile, ma si resta basiti nel vedere quello di Viareggio, perché il torto subito - lo scippo della borsa - ha scatenato una reazione inconsulta. Perché il tempo intercorso dalla rapina a quando la donna ha visto per strada l'immigrato non ha attenuato la rabbia, anzi ha fatto da moltiplicatore.

Uccide chi l'aveva appena rapinata e la vittima diventa boia

Il video di una telecamera in pochi secondi riassume una tragedia ingigantita dal fatto che Cincia Dal Pino non si è ''limitata'' a bloccare il rapinatore, quanto, dopo averlo schiacciato contro una vetrina, ha ripetuto la manovra omicida per tre volte e forse, nella quarta, ha fatto passare le tonnellate d'acciaio del suo Suv sul corpo martoriato e oramai immobile. Poi, una volta esaurita la fase della ''punizione'', Cinzia Dal Pino è scesa dall'auto, ha ripreso la sua borsa, finita accanto al corpo del rapinatore, è rimontata sul Suv ed è ripartita, come se nulla fosse accaduto, tornandosene a casa.

Ora la donna è in carcere e, certamente, sarà pentita di quel che ha fatto. Anche nella considerazione di quel che, dicono gli imprenditori turistici locali, è la situazione dell'ordine pubblico in Versilia, il suo gesto non può avere giustificazione perché lei si è sostituita alla Giustizia, ritenendosi abilitata a esercitare l'estrema punizione - la morte - su chi pure l'aveva oltraggiata strappandole di mano la borsa. Perché tutto lascia credere che la donna sapeva benissimo quel che stava facendo. Lo conferma la reiterazione delle manovre per schiacciare contro la vetrina Maktoum; lo confermano i secondi intercorsi quando, quasi per essere sicura delle conseguenze di quel che aveva compiuto, ha fatto passare le ruote del Suv su quel che restava, su questa terra, di un uomo, pregiudicato sin che si vuole, ma che meritava d'essere giudicato da uomini in toga e non da una donna, che nel giro di una manciata di minuti ha mandato al rogo il suo passato e anche il suo futuro.

Anche se qualche esponente politico è già saltato sul carro della difesa ''che è sempre legittima'', ora deve essere la Giustizia a capire e quindi decidere se un cittadino, se ritiene violato un suo diritto, può ergersi a giudice e boia.
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