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Vendite al dettaglio in lieve crescita a maggio

- di: Redazione
 
Vendite al dettaglio in lieve crescita a maggio
Secondo i dati Istat, le vendite al dettaglio per maggio hanno registrato una variazione mensile positiva sia in valore sia in volume (rispettivamente +0,4% e +0,2%).

Vendite al dettaglio in lieve crescita a maggio

Le vendite dei beni alimentari sono in aumento (+1,1% in valore e +0,8% in volume) mentre quelle dei beni non alimentari sono in calo (-0,2% in valore e in volume). Su base annua, a maggio 2024, le vendite al dettaglio aumentano dello 0,4% in valore e diminuiscono dello 0,8% in volume. Le vendite dei beni alimentari sono in crescita dell'1,4% in valore e in calo dello 0,8% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,3% e -0,8%). Nel trimestre marzo-maggio 2024, su base mensile, le vendite al dettaglio sono in aumento in valore (+0,1%) e in diminuzione in volume (-0,1%), così come quelle dei beni alimentari, mentre le vendite dei beni non alimentari sono invariate in valore e registrano un lieve calo in volume (-0,1%).

Confcommercio ha commentato i dati:  "Il modesto miglioramento rilevato, in termini congiunturali, dai volumi delle vendite nel mese di maggio, pur rappresentando un segnale positivo, contiene elementi che inducono a leggere il dato con prudenza. La ripresa di maggio è stata guidata in larga parte dal recupero degli alimentari, settore che aveva scontato un’importante riduzione degli acquisti da parte delle famiglie, mentre per molte voci del non alimentare, abbigliamento, calzature e mobili,  le dinamiche si confermano ancora molto deludenti. Non c’è particolare ottimismo sui saldi estivi, anche se è prevedibile un miglioramento del volume degli acquisti. Sul versante delle formule e dei formati di vendita, la tenuta dei piccoli negozi e il calo delle vendite on line a maggio vanno presumibilmente inquadrati come un assestamento, dopo un periodo di repentini e profondi cambiamenti nelle abitudini dei consumatori. Solo nei prossimi mesi si potrà verificare se questi timidi segnali favorevoli preludono ad una fase meno asfittica della domanda, guidata dal recupero del reddito disponibile i cui primi segnali si sono avvertiti nel primi mesi del 2024, consentendo alla nostra economia di raggiungere una crescita prossima all’1%. Tutto dipenderà dalla tenuta dell’occupazione, dall’ulteriore compressione della dinamica dei prezzi e dalla stagione turistica, soprattutto per la componente straniera".

Confesercenti ha così commentato in una nota: "Le vendite tornano in territorio positivo. Dopo un aprile col segno meno, sia in volume che in valore, le rilevazioni Istat sulle vendite al dettaglio segnano a maggio un ritorno in positivo su entrambe le voci rispetto al mese precedente. A trainare le vendite alimentari, mentre per il no-food le notizie sono meno positive. Il quadro mostra alcune ombre analizzando l’andamento tendenziale: rispetto a maggio dello scorso anno, la variazione positiva in valore è di fatto annullata dall’inflazione, nonostante il rallentamento di quest’ultima. Si registra dunque sull’anno ancora una flessione in volume, pari a quasi 1 punto percentuale per entrambi i format del retail fisico, grande distribuzione e piccole superfici. Nonostante il recupero del reddito disponibile, dunque, la spesa degli italiani stenta a ripartire. A confermarlo anche le stime Istat sul primo trimestre dell’anno: tra gennaio e marzo, a fronte di un aumento del reddito disponibile del 3,5% sul trimestre precedente, solo in minima parte eroso dall’inflazione (0,2 punti), la spesa delle famiglie è aumentata appena dello 0,5%. Questo significa che della crescita di 9,1 miliardi del potere d’acquisto solo 1,6 miliardi sono stati effettivamente destinati a nuovi consumi, con un saggio di risparmio risalito di ben 2,6 punti nell’arco di un trimestre. Ampliando lo sguardo in prospettiva storica ed escludendo l’eccezionale periodo dei lockdown, le famiglie italiane non manifestavano una disponibilità al consumo tanto bassa dal lontano 2009. Il consistente abbassamento della propensione al consumo può essere collegato alla necessità di ricostituire i risparmi bruciati durante due anni di alta inflazione, e anche al permanere degli alti tassi di interesse, che da una parte comportano una riduzione dei flussi di credito, dall’altra aumentano il rendimento del risparmio. La situazione dovrebbe migliorare gradualmente con il rallentamento dell’inflazione e il progressivo rinnovo dei contratti nazionali, e anche i saldi estivi – in partenza domani – potrebbero dare una spinta alle vendite non alimentari: secondo le nostre stime, potrebbero generare 3,5 miliardi di euro di vendite. Serve, però, anche un’accelerazione sul taglio dei tassi: mantenerli a questi livelli rischia di soffocare la ripresa dei consumi".
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