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Wall Street trattiene il fiato, il dollaro scivola: occhi puntati sui dati occupazionali USA

- di: Marta Giannoni
 
Wall Street trattiene il fiato, il dollaro scivola: occhi puntati sui dati occupazionali USA
I mercati temono un crollo delle buste paga ad aprile. Il dollaro arretra, mentre si chiude una settimana nera per l’economia americana, segnata dalla contrazione del Pil e dall’incertezza sul fronte Trump.
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Tutti in attesa dei non-farm payrolls: la prova del nove per l’economia americana
Oggi è il giorno della verità per l’economia statunitense. I dati chiave sui non-farm payrolls di aprile, attesi nel primo pomeriggio, potrebbero confermare ciò che analisti e mercati temono da giorni: un deciso rallentamento dell’occupazione, ultimo segnale di una congiuntura che si sta rapidamente deteriorando. Secondo il consensus raccolto da Bloomberg, si attende un incremento delle buste paga non superiore ai 130.000 nuovi posti di lavoro, in netto calo rispetto ai 228.000 di marzo.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere stabile al 3,8%, ma la vera attenzione sarà riservata all’andamento dei salari e al numero dei lavoratori impiegati, cartine di tornasole della resilienza del mercato del lavoro americano in un contesto economico sempre più fragile.

Il dollaro si indebolisce: mercati nervosi, l’Asia guadagna terreno
In vista dei dati, il dollaro ha perso slancio, arretrando nei confronti della maggior parte delle valute principali. L’indice del dollaro è sceso di circa 0,2% nelle contrattazioni asiatiche. La debolezza si è vista con chiarezza contro lo yuan offshore, il dollaro taiwanese e l’australiano, tutte valute che hanno beneficiato dell’orientamento più favorevole al rischio e delle rinnovate aperture della Cina a un dialogo commerciale con gli Stati Uniti.
La coppia USD/CNH è calata dello 0,3%, lo USDTWD è sceso del 2,7%, toccando il minimo da quasi 14 anni, mentre l’AUD/USD ha guadagnato lo 0,6%, nonostante vendite al dettaglio inferiori alle attese. Il clima resta cauto ma si avverte un chiaro spostamento: il mercato sta già scontando un dato molto debole sull’occupazione.

Settimana da incubo per l’economia USA: dal Pil all’incertezza Trump
Il dato sui payrolls arriva a chiusura di una settimana costellata da segnali negativi. Lunedì il Dipartimento del Commercio ha comunicato che il Pil degli Stati Uniti si è contratto dello 0,3% nel primo trimestre del 2025, sorprendendo in negativo tutti gli analisti. È la prima contrazione dal 2022 e riflette il rallentamento dei consumi interni, la frenata degli investimenti e l’incertezza generata dai dazi e dai tagli alla spesa federale imposti dalla nuova amministrazione.
Secondo Dana Peterson, capo economista del Conference Board, “gli effetti della politica commerciale sono tangibili, e le imprese iniziano a congelare assunzioni e piani di spesa”. Anche il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2025, portandole dal 2,1% all’1,4%, citando come fattori di rischio “l’instabilità normativa e i crescenti ostacoli al commercio internazionale”.

La Fed osserva ma resta cauta: pausa o taglio?
L’attenzione oggi è altissima anche per le implicazioni di politica monetaria. Dopo l’ultima riunione della Federal Reserve, che ha lasciato i tassi fermi al 5,25%-5,50%, il governatore Jerome Powell ha dichiarato che “serviranno altri segnali concreti per valutare un eventuale taglio” (Washington, 1 maggio). Un forte indebolimento del mercato del lavoro potrebbe accelerare i tempi. Goldman Sachs, in una nota di giovedì, ha aggiornato le proprie previsioni e ora si attende un primo taglio già a luglio, contro le attese precedenti di settembre.

E intanto la Cina tende la mano, ma il quadro resta teso
A rendere ancora più complesso il contesto geopolitico è arrivata l’apertura formale della Cina a nuovi colloqui commerciali con Washington. Il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che “Pechino è disposta al dialogo, ma gli USA devono prima rimuovere le barriere unilaterali” (Pechino, 2 maggio). Una timida schiarita che però non cancella le tensioni: finché i dazi di Trump resteranno in piedi, i flussi commerciali continueranno a subire danni.

Una giornata decisiva per capire il futuro
Se il dato odierno sui non-farm payrolls confermerà il forte rallentamento dell’occupazione, gli Stati Uniti rischiano di avviarsi verso una stagflazione strisciante: crescita negativa, inflazione ancora alta, e un mercato del lavoro in raffreddamento. Il dollaro debole non è solo un segnale di mercato: è un allarme suonato nelle sale operative di mezzo mondo.
Oggi non è solo un venerdì di statistiche. È un test cruciale per la credibilità dell’economia americana e della leadership politica di Washington. Gli investitori lo sanno bene. E per questo, stanno trattenendo il fiato.

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