UNRAE: "La stagnazione del mercato dell'auto finirà solo nel 2027"

- di: Redazione
 
Il mercato italiano delle auto non è riuscito ancora a colmare il gap nelle vendite tra il periodo precedente alla pandemia e gli anni che sono seguiti. Anzi, le previsioni per i prossimi anni raccontano di una stagnazione che potrebbe proseguire sino al 2027.
E' il quadro, poco positivo, che ha tracciato l'UNRAE – l'Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri - nella tradizionale conferenza stampa di fine anno che ha costituito l'occasione per una attenta disamina dello stato del settore e degli scenari che si potrebbero determinare, alla luce delle evidenti difficoltà degli ultimi anni.

UNRAE: "La stagnazione del mercato dell'auto finirà solo nel 2027"

Il dato più evidente è che undici mesi di crescita, quasi tutti oltre la doppia cifra, sebbene abbiano avuto evidenti ricadute positive, non hanno interamente recuperato i ''numeri'' per la crisi che la pandemia ha causato al mercato ed alla produzione di veicoli. Tanto che, nel mese di novembre, il mercato delle auto in Italia è stato inferiore di 321.000 unità rispetto al 2019 (-18,1%).
Numeri, quindi, quelli che UNRAE ha posto all'attenzione della stampa specializzata, così come a tutti gli operatori, indicativi di quello che è stato definito il poco incoraggiante trend dell'automotive nel Paese.
Come ha sottolineato il presidente dell'Unione, Michele Crisci, che ha voluto comunque affermare che ''si parla di transizione sostenibile economicamente in toni catastrofistici, ma in realtà non è una minaccia, bensì una opportunità di crescita per l’industry e tutto l’indotto''.

Crisci si è quindi soffermato sulla transizione che, ha detto, ''significa anche creare nuovi posti o riconvertire quelli esistenti, attrarre investitori esteri e nuovi impianti produttivi''. Quindi, ha detto Crisci riferendosi al dibattito in atto sulle prospettive del settore, va bene discutere, ''ma non per restare immobili o per difendere tecnologie che saranno presto obsolete, altrimenti il rischio è di restare legati al futuro dell’immobilità, quando invece il futuro della mobilità è ricco di opportunità''.
L'intervento del presidente di UNRAE non poteva ignorare le scadenze che sono state imposte al settore dei veicoli e sulle quali ha chiesto realismo, quando ha detto che ''il 2035 è stato ingiustificatamente demonizzato, ma è sufficientemente lontano per pianificare con efficacia lo sviluppo e la riconversione dell’automotive in Italia, verso le nuove tecnologie motoristiche e di sistemi software per la nuova mobilità''.
Una agenda che si deve affrontare, ha voluto ribadire, ''per rispetto verso i 1,25 milioni di addetti di un settore che produce ancora un fatturato equiparabile al 20% del Pil e un gettito fiscale di 76,3 miliardi di euro''. E in proposito, Crisci ha ricordato che il 64,5% del fatturato dell’industria componentistica italiana proviene da vendite a costruttori stranieri associati all’UNRAE o loro fornitori.

Altri numeri fondamentali per capire la contingenza che sta attraversando l'automotive globale li ha forniti il Direttore generale dell'Unione, Andrea Cardinali. L’andamento del mercato dell’auto, ha detto, nel 2023 potrebbe raggiungere 85,2 milioni di unità (+8,0%) a livello globale e 14,5 milioni (+11,3%) in Europa.
Un crescita parallela riguarda i veicoli elettrici (BEV, battery electric vehicle, e PHEV, plug in hybrd electric veicle), che nel mondo dovrebbero toccare 14,1 milioni di unità (+34%) e una quota di mercato del 16%, mentre in Europa (EU, Paesi Efta e Regno Unito) i 3,1 milioni (+15%) con una quota del 21,4%.

In confronto, ha voluto rimarcare Cardinali, l’Italia è a quota 8,4%, e per le BEV è ferma al 3,9%, nettamente sopravanzata dai Paesi del nord Europa, leader con il 39,4%, ma anche dagli altri 4 Major Markets con il 15,5% e infine dagli altri Paesi UE con l’11,9%.
Meglio il settore dei veicoli commerciali, che ha recuperato i livelli del 2019 e, negli 11 mesi del 2023, ha raggiunto quota 178.806 unità con una crescita del 21,9% sullo stesso periodo del 2022.
Un trend sostenuto che però difficilmente si potrà replicare nel 2024, quando è previsto ancora un incremento, ma limitato a +2,6% sull'anno in corso.
Ma, quella che per Cardinali è ''l'anomalia italiana'', non può essere ''una questione di reddito, visto che diversi Paesi con Pil pro-capite inferiore al nostro hanno una quota di BEV che va dal 17% del Portogallo al 10,6% della Romania, fino al 4,6% della Grecia, contro il nostro 3,9%''.

Quindi, per il Direttore generale di UNRAE, ''la transizione energetica in Italia si è incagliata e le emissioni di CO2 non scendono dal 2021 quando, con le nuove immatricolazioni, dal minimo di 113,7 g/Km raggiunto a settembre 2021, siamo ora risaliti a 117,2 g/Km. Il nodo è soprattutto lo schema degli incentivi, che non sta funzionando e a fine anno presenterà un avanzo del 72,5% dei fondi disponibili per le vetture 0-60 g/Km''.
Davanti a questo quadro e queste prospettive, l'UNRAE ha fatto le sue proposte.
A cominciare dal ''riportare al 2024, per le prime due fasce di emissione (0-20 e 21-60 g/Km), i fondi inutilizzati per incentivi alle autovetture, oltre 600 milioni di euro, modificando le attuali inefficaci regole con opportuni correttivi (tra l’altro: inclusione di tutte le persone giuridiche, aumento price-cap e aumento dei contributi unitari per le elettriche e plug-in), con le quali nel 2024 potrebbero essere incentivate circa 300.000 auto da 0-60 g/Km, senza avanzo di fondi''.

Ad avviso dell'Unione, di conseguenza, ''anche per i veicoli commerciali va rivisto lo schema incentivi, eliminando l’obbligo di rottamazione per l’acquisto di veicoli elettrici, ed estendendo l’incentivo ad alimentazioni diverse dall'elettrico''. L’UNRAE ha anche chiesto al Governo di prevedere la costituzione di un ''fondo ad hoc pluriennale per il rinnovo del parco dei veicoli industriali, elevando il contributo per l’acquisto di veicoli a zero emissioni. Analoga misura andrebbe adottata anche per accelerare la sostituzione degli autobus più anziani e inquinanti, sia per il TPL che per il turistico''.
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Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
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