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Trump: “Zelensky non colpisca Mosca, chiudiamo questa guerra”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump: “Zelensky non colpisca Mosca, chiudiamo questa guerra”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump torna al centro della scena diplomatica internazionale con un appello che scuote gli equilibri del conflitto ucraino. “Zelensky non colpisca Mosca. Vogliamo chiudere questa guerra”, ha dichiarato, aprendo così uno spiraglio nel muro delle ostilità tra Russia e Ucraina.

Trump: “Zelensky non colpisca Mosca, chiudiamo questa guerra”

Trump ha chiarito di non essere pronto a rompere i rapporti con Vladimir Putin, sottolineando al contempo la necessità di evitare ulteriori escalation. Il messaggio è arrivato in un momento delicato, all’indomani di nuovi attacchi russi su Kiev, Kharkiv e Dnipro, che hanno seminato nuovamente il terrore tra la popolazione civile.

Un invito alla moderazione e un segnale alla Germania

Nel suo intervento, Trump ha confermato che la Germania ha già inviato sistemi missilistici Patriot a Kiev, a testimonianza di un sostegno che continua, seppur incanalato in una nuova strategia di equilibrio. La posizione del presidente Usa appare come una sintesi tra fermezza nel supporto all’Ucraina e disponibilità a negoziare con Mosca, pur senza abbandonare le alleanze europee. Da parte tedesca, il silenzio istituzionale su questo invio è stato interrotto solo da indiscrezioni filtrate alla stampa, mentre da Kiev il presidente Zelensky non ha replicato direttamente alle parole americane, limitandosi a ringraziare gli alleati.

Meloni: “Bene il cambio di postura degli Stati Uniti”

A commentare con favore la presa di posizione di Trump è la premier italiana Giorgia Meloni, che ha dichiarato: “Avanti con il sostegno a Kiev, bene il cambio di postura del presidente degli Stati Uniti”. Meloni ha ribadito l’importanza di un supporto continuo ma intelligente all’Ucraina, capace di evitare il protrarsi indefinito del conflitto. Per l’Italia, ha spiegato, “la fine della guerra passa attraverso una strategia diplomatica che mantenga la pressione sulla Russia ma apra anche spiragli concreti”. Parole che riflettono una sensibilità crescente all’interno dell’Unione Europea verso soluzioni di compromesso che non appaiano come cedimenti.

Sanzioni Ue in stallo, delusione nei Paesi baltici

Sul fronte delle sanzioni europee, il 18esimo pacchetto contro la Russia resta ancora bloccato. Nonostante le pressioni di Paesi come Estonia e Lituania, il Consiglio europeo non è riuscito a raggiungere un’intesa. La premier estone Kaja Kallas ha espresso il proprio rammarico: “Sono molto dispiaciuta. Serve coesione e coerenza se vogliamo davvero fare la differenza”. Dietro il mancato accordo ci sarebbero divergenze sulla portata delle misure e sull’inclusione di alcuni settori strategici. La Germania, secondo fonti diplomatiche, spingerebbe per un approccio più cauto, in sintonia con l’orientamento emerso anche da Washington.

Un conflitto senza tregua sul terreno

Intanto, sul campo, la guerra continua con intensità. Nella notte, l’aviazione russa ha colpito diversi obiettivi civili e infrastrutturali nelle principali città dell’Ucraina centro-orientale. A Kiev, i sistemi di difesa hanno abbattuto almeno sette droni, ma i detriti hanno colpito una zona residenziale. A Kharkiv, un attacco missilistico ha distrutto un magazzino alimentare causando almeno tre vittime, mentre a Dnipro si registrano diversi feriti dopo un’esplosione vicino a una stazione ferroviaria. Le autorità ucraine parlano di “atto di terrore sistematico”, e rilanciano la richiesta di armi a lunga gittata per rispondere in modo efficace.

Lo scenario internazionale e le mosse future

Le dichiarazioni di Trump arrivano in un momento in cui si sta ridefinendo il quadro della leadership occidentale. Con la sua scelta di non chiudere la porta a Putin ma allo stesso tempo continuare a fornire armi a Kiev, il presidente americano propone una via di mezzo tra la linea intransigente del passato e una diplomazia che riconosce la complessità degli interessi globali. Un approccio che potrebbe trovare sponde in diversi governi europei, ma che pone nuove sfide alla coesione del fronte occidentale. In questo contesto, l’Italia potrebbe giocare un ruolo chiave nella mediazione, sfruttando sia i suoi legami con gli Stati Uniti sia la sua attenzione verso l’Est europeo.

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