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Trump, Putin e Zelensky: la pace possibile entra nella fase decisiva

- di: Jole Rosati
 
Trump, Putin e Zelensky: la pace possibile entra nella fase decisiva
Trump, Putin e Zelensky: la pace possibile entra nella fase decisiva
Telefonate, aperture e pressing europeo: il dossier Ucraina accelera.

(Foto: Zelensky con Trump).

La diplomazia globale torna a muoversi con passo rapido. Nelle ultime 48 ore una fitta trama di telefonate, incontri e contatti multilaterali ha riacceso la speranza di una svolta nel conflitto tra Russia e Ucraina. Al centro della scena Donald Trump, protagonista di un doppio canale: prima un lungo colloquio con Vladimir Putin, poi l’incontro diretto con Volodymyr Zelensky negli Stati Uniti.

Il messaggio che filtra dall’entourage americano è netto: «Siamo molto vicini a un accordo». Parole che segnano un cambio di tono rispetto ai mesi precedenti e che trovano conferme, seppur caute, anche nelle capitali europee.

Un accordo vicino, ma non ancora chiuso

Trump non ha nascosto l’ottimismo, parlando di progressi sostanziali e di pochi nodi ancora da sciogliere. Tra questi, il più delicato resta il Donbass. Zelensky ha ribadito che le posizioni tra Kiev e Mosca restano distanti, ma ha ammesso che il dialogo si sta spostando su un terreno più concreto.

«Non c’è ancora intesa, ma ci stiamo avvicinando», ha spiegato il presidente ucraino, lasciando intendere che le soluzioni oggi sul tavolo sarebbero impensabili solo pochi mesi fa.

Tregua e Zaporizhzhia: i dossier più sensibili

Oltre ai territori, pesa la questione di una possibile tregua. Secondo fonti russe, durante la telefonata tra Trump e Putin sarebbe emersa una convergenza su un punto: una tregua fragile rischierebbe di congelare il conflitto senza risolverlo.

Altro capitolo centrale è la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Trump ha riferito che il leader del Cremlino starebbe lavorando con l’Ucraina per una riapertura in sicurezza dell’impianto, definendo Putin «seriamente interessato alla pace». Una dichiarazione che ha suscitato reazioni prudenti tra gli osservatori internazionali.

L’Europa entra nel cuore del negoziato

Il confronto non si limita all’asse Washington-Mosca-Kiev. Trump e Zelensky hanno coinvolto direttamente i principali leader europei, sottolineando il ruolo chiave dell’Europa nelle garanzie di sicurezza per l’Ucraina.

Giorgia Meloni ha insistito sulla necessità di mantenere una linea comune tra alleati, mentre Ursula von der Leyen ha parlato di «progressi significativi» e della disponibilità dell’Unione a rafforzare l’impegno politico e strategico.

Macron e la “coalizione dei volenterosi”

Da Parigi è arrivata un’altra accelerazione. L’Eliseo ha confermato che i colloqui tra europei, americani e ucraini proseguiranno nei prossimi giorni, con l’obiettivo di preparare le tappe successive del processo di pace.

Emmanuel Macron ha annunciato per l’inizio di gennaio una riunione a Parigi della Coalizione dei volenterosi, chiamata a definire i contributi concreti per sostenere Kiev. «Le garanzie di sicurezza sono fondamentali per una pace giusta e duratura», ha scritto il presidente francese.

Le aperture di Zelensky e i dubbi su Mosca

Il faccia a faccia tra Trump e Zelensky a Mar-a-Lago ha segnato un passaggio simbolico. Il presidente ucraino, apparso rilassato e senza la consueta mimetica militare, ha messo sul tavolo ipotesi finora considerate tabù: un possibile referendum sul piano di pace e la disponibilità a nuove elezioni, se la sicurezza sarà garantita.

Resta però l’incognita russa. Molti analisti continuano a dubitare della reale volontà del Cremlino di chiudere il conflitto, anche alla luce dei raid che continuano sul territorio ucraino. Per questo, come osservano fonti diplomatiche, la prossima mossa decisiva spetta a Putin. 

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