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Trump, Putin e l’Ucraina: il gioco delle disillusioni

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump, Putin e l’Ucraina: il gioco delle disillusioni

Donald Trump, da Londra, ha scandito parole che suonano come una presa d’atto: “Putin mi ha molto deluso, ma non è stato un errore invitarlo in Alaska”. È il riconoscimento di un rapporto che si voleva speciale e che invece si scopre fragile, esposto alla logica brutale della guerra.

Trump, Putin e l’Ucraina: il gioco delle disillusioni

Trump legge il conflitto ucraino non come una battaglia di fronti, ma come una variabile energetica: “La guerra finirà quando crolleranno i prezzi del petrolio”. Una visione mercantile e geopolitica insieme, che riduce la tragedia bellica a questione di barili e mercati globali.

La forza russa in campo
Mosca intanto mostra i muscoli: “Oltre 700 mila soldati schierati al fronte” annuncia lo zar. Una cifra che, se reale, segnala la trasformazione della guerra da operazione speciale a conflitto totale. Le offensive ucraine restano incerte, i droni su Kiev ribadiscono la vulnerabilità del cielo urbano. La Russia non cede: consolida trincee, allunga il conflitto, punta allo sfinimento dell’avversario e dei suoi sponsor occidentali.

La diplomazia delle fratture
Sergej Lavrov interpreta la delusione trumpiana: “Vuole soluzioni rapide”. Mosca sa che l’America di Trump, tenderà a privilegiare il risultato immediato rispetto alla strategia di lungo periodo. È su questo crinale che il Cremlino scommette: attendere, logorare, dividere. Intanto a Londra, Keir Starmer ribadisce al tycoon l’alleanza storica: “La nostra partnership ha formato il mondo, uniti in guerra e in pace”. Ma l’asse anglosassone appare meno saldo di un tempo, condizionato da elezioni interne e opinioni pubbliche sempre più restie ai costi di una guerra infinita.

Il nodo delle sanzioni
Oggi l’Unione europea vara il diciannovesimo pacchetto di sanzioni. Una sequenza che testimonia la volontà di erodere la macchina russa, ma che rivela anche i limiti di una strategia basata su strumenti economici. Il petrolio e il gas continuano a finanziare lo sforzo bellico di Mosca; i circuiti alternativi con Cina, India e Paesi del Sud globale attenuano gli effetti delle restrizioni. La guerra delle economie accompagna e talvolta precede quella dei carri armati.

Il quadro globale
L’Onu intanto discute nuove misure contro l’Iran per il programma nucleare, in un intreccio che lega il fronte europeo a quello mediorientale. Per Trump, il conflitto ucraino rimane un dossier tra altri, da usare come leva negoziale nei giochi energetici e nelle trattative con alleati e rivali. Per Putin è invece la questione esistenziale: il futuro stesso dello Stato russo e della sua proiezione imperiale. Due logiche che raramente si incontrano, ma che rendono la guerra destinata a durare ben oltre i tempi delle campagne elettorali occidentali.

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