La seconda amministrazione Trump ha avviato un’ampia revisione delle politiche federali, eliminando riferimenti a diversità, equità e inclusione (DEI) dai siti web governativi. Questa operazione, avviata con l'ordine esecutivo 14151 del 20 gennaio 2025, rientra in una più ampia strategia volta a rimuovere concetti ritenuti espressione di un’ideologia “woke”, che l’amministrazione considera dannosa per la gestione dello Stato e delle sue istituzioni.
Trump e la cancellazione del DEI: il nuovo corso dell’amministrazione repubblicana
Il termine woke, nato all’interno delle comunità afroamericane negli Stati Uniti, originariamente indicava una maggiore consapevolezza rispetto alle ingiustizie sociali, in particolare quelle legate al razzismo e alla discriminazione. Con il tempo, il concetto si è ampliato fino a includere temi legati alla giustizia sociale, ai diritti LGBTQ+, al femminismo intersezionale e alla tutela ambientale.
Negli ultimi anni, il termine è diventato oggetto di un acceso dibattito politico. Mentre i progressisti lo utilizzano per esprimere una visione inclusiva e attenta alle disuguaglianze, i conservatori, specialmente quelli vicini all’ex presidente Trump, lo hanno trasformato in un simbolo di eccessi ideologici, etichettando come woke tutte quelle politiche che promuovono la diversità e l’inclusione nei contesti pubblici e privati.
La strategia della rimozione
L'ordine esecutivo firmato da Trump ha imposto una revisione completa dei siti governativi, con l’obiettivo di eliminare riferimenti al DEI e ad altre tematiche ritenute affini alla cultura woke. Questo intervento si articola in tre fasi:
Prima fase – Già attuata, ha portato alla rimozione di migliaia di pagine web governative che facevano riferimento a politiche DEI e a programmi di inclusione.
Seconda fase – Attualmente in corso, prevede il licenziamento di funzionari e dipendenti federali coinvolti direttamente in iniziative DEI.
Terza fase – Nei prossimi mesi, verrà esteso il provvedimento a settori considerati “sensibili”, con un ridimensionamento strutturale delle politiche di equità nel pubblico impiego e nella formazione governativa.
Le parole bandite e i contenuti eliminati
Secondo un’inchiesta pubblicata dal New York Times, l’amministrazione ha stilato una lista di termini che devono essere rimossi dai siti governativi. Tra le parole bandite figurano:
Woke
Identità di genere
Giustizia ambientale
Equità sociale
Accessibilità
Inclusione
Razzismo sistemico
Intersezionalità
Parallelamente, sono stati eliminati interi contenuti legati a:
Il Long COVID e le sue implicazioni sulla salute pubblica
Le iniziative di giustizia ambientale
I programmi di sensibilizzazione sui vaccini
La gestione delle emergenze sanitarie
I diritti LGBTQ+
L’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, con la rimozione di pagine che documentavano l’evento e il suo impatto sulle istituzioni democratiche
Secondo alcuni analisti, questa operazione rappresenta un tentativo di riscrittura della narrazione ufficiale su questioni cruciali per la politica americana.
Le reazioni: tra consenso e preoccupazione
Come prevedibile, il provvedimento ha generato una spaccatura nel dibattito pubblico. Da un lato, i sostenitori di Trump considerano questa iniziativa una necessaria “pulizia ideologica”, volta a eliminare un presunto indottrinamento progressista nelle istituzioni federali.
Secondo i conservatori, le politiche DEI avrebbero imposto criteri di selezione e assunzione basati su quote di rappresentanza piuttosto che sul merito, con effetti negativi sull’efficienza del governo e dell’amministrazione pubblica.
Dall’altro lato, le organizzazioni per i diritti civili e numerosi esperti di politiche pubbliche denunciano una vera e propria censura di Stato. L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha definito la rimozione delle politiche DEI “un pericoloso tentativo di cancellare decenni di progressi in termini di equità e giustizia sociale”.
“Questa non è solo una questione di politica amministrativa”, ha dichiarato un portavoce dell’ACLU, “è una riscrittura della storia e un attacco ai diritti conquistati con decenni di lotte”.
Uno scontro culturale che segnerà la presidenza
L’eliminazione del DEI dai siti governativi non è solo una scelta amministrativa, ma si inserisce in un più ampio scontro culturale che sta ridefinendo il panorama politico americano.
Se da un lato Trump e i repubblicani intendono ridurre al minimo l’influenza delle politiche progressiste nel governo, dall’altro il fronte democratico e numerose associazioni per i diritti civili sono pronte a opporsi con tutti i mezzi legali e mediatici a quella che definiscono una caccia alle streghe ideologica.
Mentre l’amministrazione procede spedita nel suo piano di riforma, il dibattito è aperto: la rimozione delle politiche DEI rappresenta una necessaria correzione di rotta o un pericoloso passo indietro per i diritti civili negli Stati Uniti?
La risposta, come sempre, dipenderà dalle battaglie politiche e sociali che si combatteranno nei prossimi anni.