Tim: dietro i toni celebrativi la realtà di numeri molto negativi

- di: Redazione
 
Leggendo i toni trionfalisti con i quali TIM, e per essa il suo Consiglio di Amministrazione, celebra i risultati del primo trimestre del 2022, verrebbe da dire che, su ogni scrivania della sede milanese della società, accanto a penna stilografica, telefono, cellulare e computer, ci sia un libro di Gottfried Wilhelm von Leibnitz, secondo cui ''se non vi fosse il migliore fra tutti i mondi possibili, Dio non ne avrebbe prodotto alcuno''. O, più in breve, nella sintesi più usata, viviamo nel migliore dei mondi, anche spesso non ne siamo consapevoli.
Di cosa stiamo parlando? Semplicemente del fatto che, nel resoconto TIM, si è, per così dire, ''mandato avanti'' il numero relativo ai ricavi del primo trimestre, 3.644 milioni di euro, forse pensando che esso, alla sua sola formulazione, permeasse il resto del rapporto di soddisfazione, gioia, gaudio, entusiasmo.

Sono negativi i numeri con cui TIM chiude il primo trimestre 2022

Non è così, per il semplice motivo che è possibile.
Perché, a scorrere la nota, ci si accorge che il quadro generale (ma anche particolare) non è idilliaco, con il segno ''meno'' che la fa da padrone. I ricavi del periodo gennaio-marzo di quest'anno sono minori di quelli degli stessi mesi del 2021. Di ''soli'' 84 milioni di euro, che comunque non ci sono.
Poi, scorrendo il testo, si legge che sono calati i ricavi da servizi (a 3,4 miliardi, con un -2,5% su base annuale); l'EBITDA ''si attesta'', è scritto, a 1,4 miliardi, mettendo tra parentesi che, confrontando trimestre per trimestre, è stato colpito e affondato (-13,3%). Bazzecole se rapportato al crollo del cosiddetto Business Unit Domestic che, a un miliardo di euro, ha perso ''appena'' il 18,3%. C'è comunque ''euforia'' per quello di TIM Brasil, che ha guadagnato il 5,1% a 0,4 miliardi di euro....

C'è comunque una ''spiegazione'' che è abbastanza ovvia, attribuendo il calo del margine domestico all'andamento dei ricavi a fronte dei costi operativi a sostegno della crescita dei business ICT e multimedia. Comunque, si sottolinea, ''con una tendenza in linea con quella del primo trimestre dello scorso anno''.
Ma al tirare delle somme, il risultato netto attribuibile ai soci è negativo per 0,2 miliardi di euro.
Sarebbe ingeneroso sottolineare solo i dati in calo. Per questo bisogna ricordare che a salire c'è qualcosa, ma è l'indebitamento finanziario netto after lease (a 17,7 miliardi di euro, con un + 1,1 miliardi di euro su base annuale e di 0,1 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2021).

E come non citare l’indebitamento finanziario netto che, a 22,6 miliardi di euro, è conseguenza di un +1,5 miliardi di euro su base annuale e di 0,5 miliardi rispetto al trimestre precedente.
Comunque, in casa TIM, sembrano tutti contenti perché ''andamento del business'' e ''risultati'' sono ''in sostanziale continuità con il trend già evidenziato nell’ultima parte 2021'', una formulazione che non fa capire se i segnali per il futuro siano veramente positivi o siamo a livello di auspicio e speranze.
Comunque, calma.

Dal 7 luglio si volta pagina con la presentazione al mercato del progetto di riorganizzazione che ''superando il modello di integrazione verticale, consentirà di accelerare il percorso verso una generazione sostenibile di flussi di cassa e di far emergere il valore intrinseco degli asset di Gruppo''.
Ovvero, se le parole hanno un senso, si potrebbe dire che forse qualcosa cambierà, perché di solito si riorganizza solo ciò che non va.

Nella foto: Pietro Labriola AD
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