Il mercato europeo dell’auto sta cambiando pelle a ritmo serrato, e i numeri di novembre lo raccontano senza giri di parole: Tesla arretra, BYD corre. In mezzo, un consumatore più prudente, incentivi e listini che ballano, e un’Europa dove l’elettrico puro non basta più a spiegare tutto: a spingere davvero, oggi, è soprattutto l’ibrido.
La fotografia di novembre: Tesla giù, BYD su
Nei registri dell’Europa allargata (Unione Europea, Regno Unito ed EFTA), Tesla chiude novembre con 22.801 immatricolazioni, pari a un -11,8% su base annua. La quota scende a 2,1% (dal 2,5% di dodici mesi prima), pur mostrando un recupero rispetto a un mese precedente particolarmente debole.
Dall’altra parte, BYD mette il turbo: 21.133 unità e un +221,8% anno su anno. Quota al 2,0%, in netta crescita rispetto allo 0,6% dello scorso anno e in miglioramento anche rispetto a ottobre.
Un mercato che cresce, ma cambia mix
Il contesto è tutt’altro che fermo: le nuove immatricolazioni complessive in Europa aumentano del 2,4% a 1,08 milioni di veicoli. La spinta arriva dalle alimentazioni elettrificate, con gli ibridi che si prendono la fetta più grande: 34,6% del mercato. È un dato chiave, perché segnala una preferenza sempre più concreta per soluzioni “di mezzo”: meno ansia da ricarica, costi percepiti più gestibili, uso quotidiano più semplice.
Perché Tesla perde terreno: concorrenza e percezione
Il calo di Tesla non è un incidente isolato, ma l’effetto di più forze che si sommano:
- Concorrenza più affollata: tra produttori europei e ondata cinese, l’offerta si è ampliata e i confronti di prezzo sono diventati più aggressivi.
- Gamme e cicli prodotto: in diversi segmenti, la domanda sembra premiare novità e modelli “freschi”, mentre l’attesa per aggiornamenti può frenare gli acquisti.
- Fattore reputazionale: parte del pubblico europeo, particolarmente sensibile a temi sociali e politici, ha reagito in modo critico alle uscite e alle iniziative del CEO Elon Musk, con riflessi sulla propensione all’acquisto in alcuni mercati.
La ricetta BYD: crescita rapida, gamma larga, ibrido come leva
BYD sta scalando l’Europa con una strategia molto concreta: più modelli, posizionamento competitivo e una proposta che non si limita all’elettrico puro. Il vantaggio è evidente: la casa cinese è forte anche nella categoria che oggi piace di più, cioè ibridi e plug-in. Per chi guarda il portafoglio prima del badge sul cofano, è un argomento che pesa.
In più, nonostante un quadro di dazi e barriere più severo, l’azienda continua a spingere sull’espansione commerciale in Europa, puntando su reti di vendita e volumi.
Dazi, produzione e “scelte di casa”: il nodo industriale
La partita non si gioca solo nelle concessionarie. L’Europa, nel tentativo di proteggere filiere e lavoro, ha irrigidito il terreno per alcuni import. Il risultato, però, non è automatico: i produttori cinesi stanno reagendo con varie mosse, dalla revisione dei listini al potenziamento della presenza locale.
Tesla, dal canto suo, lavora sul rafforzamento della base europea: la strategia industriale guarda a una supply chain più vicina e a una capacità produttiva in grado di ridurre costi e tempi, elementi cruciali in una fase in cui il prezzo è tornato centrale nella decisione d’acquisto.
Cosa aspettarsi nel 2026: la sfida si fa più dura
Se novembre è un indizio, il 2026 promette una competizione ancora più intensa. I fattori che sembrano destinati a contare di più sono tre:
- Prezzi e incentivi: chi riuscirà a offrire valore senza dipendere dagli sconti avrà un vantaggio reale.
- Infrastrutture e ricarica: la qualità dell’esperienza quotidiana con un EV resta decisiva, soprattutto fuori dalle grandi città.
- Gamma ibrida: finché una parte consistente dei clienti vedrà l’ibrido come compromesso “intelligente”, i marchi forti su quel fronte continueranno a crescere.