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Blackout spagnolo, colpa dello Stato: lo dice IBL

- di: Jole Rosati
 
Blackout spagnolo, colpa dello Stato: lo dice IBL
L’editoriale dell’Istituto Bruno Leoni stronca il governo Sánchez: “Gli incentivi erano sbagliati, la responsabilità è della politica, non del mercato”.
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Blackout in Spagna, non del mercato ma dello Stato. A dirlo è l’Istituto Bruno Leoni (IBL), pregiato think tank liberale e liberista (nella foto Alberto Mingardi, Direttote Generale IBL), che in un editoriale pubblicato su lavoce.info ribalta la narrazione dominante: la colpa non è del “neoliberismo”, ma di un sistema elettrico iperregolato e gestito sotto il controllo pubblico.
Il caso è noto: il blackout che ha colpito Spagna e Portogallo ha riacceso il dibattito sull’affidabilità delle reti elettriche in tempi di transizione energetica. Il premier Pedro Sánchez, in grande difficoltà, ha convocato in tutta fretta “los operadores privados” per un faccia a faccia durissimo. Ma per l’Istituto Bruno Leoni si tratta di un diversivo. “È un goffo tentativo di scaricare una responsabilità che, in ultima analisi, non può che ricadere sulla politica”, evidenzia l’editoriale.

Red Eléctrica, pubblico travestito da privato
Il cuore del problema, come puntualizza l’Istituto Bruno Leoni, è la governance della rete elettrica: “La responsabilità di garantire l’adeguatezza del sistema è dell’operatore di rete, Red Eléctrica de España: un soggetto formalmente privato, ma solo formalmente”. Infatti, lo Stato spagnolo ne è azionista attraverso la Cassa depositi iberica, il presidente è espressione del Partito socialista e la supervisione è in mano al governo.
Non proprio la cornice di un libero mercato. E infatti, “nessuna delle sue decisioni o delle sue ‘regole di ingaggio’ dipende dal mercato”, puntualizza ancora IBL.

Troppa fretta con le rinnovabili, zero sicurezza
Il blackout, secondo l’analisi dell’Istituto liberale e liberista, nasce da una transizione energetica condotta con superficialità. “Il sistema elettrico iberico stava operando in una condizione di vulnerabilità di cui vi era piena consapevolezza”, scrive IBL, citando il rapporto annuale di Red Eléctrica che già a febbraio segnalava il rischio di “disconnessioni della generazione per l’elevata penetrazione delle fonti rinnovabili senza le necessarie capacità tecniche”.
La politica, incalza l’editoriale, ha puntato tutto sulla crescita di eolico e fotovoltaico, senza preoccuparsi della stabilità della rete. “Gli operatori privati hanno risposto agli incentivi fissati dalla politica. Gli incentivi però erano sbagliati”, sottolinea IBL, ribaltando così l’accusa del premier Sánchez.

Il mercato ha risposto, la politica ha fallito
“Il problema è che sono mancati quegli investimenti necessari ad accompagnare la crescita delle fonti rinnovabili”, precisa l’Istituto Bruno Leoni. Ma tali investimenti – che dovevano essere cofinanziati anche dal gestore di rete – non sono arrivati. E questo non per una “colpa del mercato”, ma per una politica pubblica miope e centralista.
Il blackout iberico, conclude IBL, “è un altro fallimento dello Stato”, non certo il risultato di un eccesso di liberalizzazione. È un monito che vale anche fuori dai Pirenei: la transizione energetica, se affidata a logiche dirigiste e a incentivi distorti, rischia di produrre effetti opposti a quelli desiderati.

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