Lo smart working continua ma mette in crisi trasporti e servizi

 
Nonostante la fine del lockdown vero e proprio, che permette quindi alla maggior parte dei lavoratori di tornare a svolgere la loro professione in ufficio, lo strumento dello smart working sarà utilizzato ancora a lungo da molte delle aziende che se lo possono permettere.

Chi ha la possibilità di mantenere in attività i propri dipendenti senza costringerli ad affollarsi nei luoghi di lavoro infatti continuerà a farlo, almeno finché i numeri dell'emergenza sanitaria causata dalla pandemia non diminuiranno drasticamente. Se questa cura nei confronti degli impiegati è più che positiva, va considerato anche l'altro lato della medaglia e cioè l'impatto che questa scelta ha su altri settori.

In primis c'è da considerare quello dei trasporti, con 22,4 milioni di italiani che stando ai dati Istat riportati dal Sole24Ore ogni mattina si muovevano con i mezzi pubblici per raggiungere il luogo di lavoro. La decisione di molte imprese di far lavorare da remoto i propri dipendenti taglierà le gambe all'intero comparto: secondo le stime, fino alla fine del 2020 potrebbero esserci 3,5 milioni di persone che lavorano in smart working se si tiene conto anche di chi è impiegato nella pubblica amministrazione

Stando all'analisi dell'Associazione delle Aziende di Trasporto Pubblico, nei primi 8 mesi del 2020 ci sono stati ben due miliardi di passeggeri in meno sui mezzi pubblici rispetto all'anno scorso (caduta del 60%) mentre nell'ultimo quadrimestre si attende un calo del 30%. Dato che avrà un contraccolpo forte sulle aziende del settore dei trasporti, già duramente colpito dalla mancanza di turisti in estate.

Ma lo smart working peserà anche sui servizi legati strettamente alla vita in ufficio, come i tantissimi punti di ristorazione che erano situati nelle zone con grande presenza di uffici e che oramai hanno clienti con il contagocce. Ad essi vanno aggiunti anche le mense aziendali, che a giugno hanno registrato un fatturato in calo del 68% rispetto al 2019.

Conti in sofferenza anche per le imprese di pulizie che nel 2020 stimano una diminuzione del fatturato del 15%, con l'Anip che ha chiarito come l'impennata di richieste di sanificazione abbia tamponato solo in parte il calo delle entrate visto che praticamente tutti i dipendenti hanno avuto necessità di usufruire degli ammortizzatori sociali.
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