Un fragile cessate il fuoco è stato raggiunto nella regione meridionale siriana di Sweida, grazie alla mediazione degli Stati Uniti, che hanno esercitato forti pressioni sulle parti coinvolte. L’intesa arriva dopo settimane di scontri tra truppe lealiste e milizie locali, in un contesto già segnato da anni di conflitti interni e instabilità. Il presidente ad interim siriano, Nabil al-Sharaa, ha annunciato la decisione di ritirare le forze governative dall’area, demandando la responsabilità per il mantenimento della sicurezza a “fazioni locali e ai capi tribali drusi”. Il ritiro, spiegano fonti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, è già iniziato, mentre sui social si moltiplicano le immagini di check-point smantellati e miliziani che presidiano le strade della città.
Siria, tregua a Sweida grazie alla mediazione Usa. Al-Sharaa: “Destinati al caos senza il loro intervento”
In un gesto inusuale per la diplomazia siriana, Al-Sharaa ha voluto ringraziare pubblicamente gli Stati Uniti per la loro mediazione: “Hanno evitato che la nostra regione finisse in un destino incerto – ha detto – e che la spirale del caos travolgesse Sweida e le sue comunità”. L’accordo è stato annunciato da Marco Rubio, presidente della Commissione Esteri del Senato americano, come “un passo fondamentale per porre fine a una situazione orribile”. Washington, dopo anni di distacco dalle dinamiche interne siriane, sembra dunque voler giocare un nuovo ruolo nella stabilizzazione locale, specie in aree non controllate da Damasco o da potenze regionali come l’Iran.
Accuse incrociate tra Israele e Teheran
L’intesa arriva in un contesto teso anche a causa dell’inasprimento delle relazioni tra Israele e Iran. Teheran ha accusato Tel Aviv di aver condotto un’“aggressione incontrollata” nei pressi del confine siriano, facendo riferimento all’incursione di un gruppo di drusi israeliani che avrebbe attraversato la linea di demarcazione, entrando in territorio siriano e provocando uno scontro armato. Il governo israeliano, dal canto suo, non ha confermato ufficialmente l’operazione, ma fonti della difesa hanno parlato di un’azione “non coordinata con il comando centrale”, innescata da una protesta spontanea dei drusi israeliani in solidarietà con i loro parenti siriani. L’episodio ha fatto temere un’escalation regionale, tanto che la diplomazia Usa ha intensificato i contatti con entrambi i governi per evitare un allargamento del conflitto.
Il ruolo delle comunità druse e delle autorità locali
L’accordo di Sweida è stato reso possibile anche grazie al coinvolgimento diretto delle autorità religiose e tribali druse, che godono ancora di una forte legittimità sociale nella regione. La decisione di affidare loro la sicurezza rappresenta un precedente inedito nel conflitto siriano, che fino ad oggi ha visto uno Stato centrale deciso a mantenere il controllo diretto anche nelle zone più periferiche. Ora si apre una fase sperimentale, in cui sarà verificata la capacità delle comunità locali di garantire ordine e neutralità rispetto ai grandi giochi geopolitici che attraversano la Siria. Le Nazioni Unite hanno espresso apprezzamento per la tregua, ma rimangono caute: “La situazione resta estremamente volatile”, ha dichiarato un portavoce del Segretario generale.
Sweida come possibile modello di stabilizzazione?
Molti analisti si interrogano ora sul significato strategico dell’accordo. Sweida, roccaforte della minoranza drusa e storicamente poco allineata con il regime di Bashar al-Assad, potrebbe diventare un laboratorio per forme di autonomia regionale che consentano la convivenza tra milizie locali, istituzioni religiose e poteri civili. Al tempo stesso, però, si teme che altre aree del Paese – in particolare le regioni curde e quelle al confine con l’Iraq – possano prendere esempio da quanto avvenuto, chiedendo maggiore autonomia o addirittura soluzioni federali. Per ora, la tregua ha evitato un nuovo bagno di sangue, ma ha anche aperto una serie di interrogativi sul futuro assetto della Siria post-bellica.