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Sinner nel mito, tra Coppi e Mennea: l’Italia ha un nuovo eroe

- di: Jole Rosati
 
Sinner nel mito, tra Coppi e Mennea: l’Italia ha un nuovo eroe
Sinner nel mito: Wimbledon lo consacra tra Coppi e Mennea

La vittoria a Wimbledon accanto ai giganti dello sport azzurro. Un Pantheon che non smette di allargarsi, tra imprese leggendarie e talento senza tempo.

(Foto: Janik Sinner con la Coppa vinta e la principessa Kate a Wimbledon)

Un’eredità da giganti: quando il tennis incontra la leggenda

Jannik Sinner non ha solo vinto Wimbledon. Ha scritto una pagina che sarà letta tra cent’anni, accanto a quelle di Fausto Coppi, Pietro Mennea, Federica Pellegrini e Alberto Tomba. Il trionfo sul Centrale londinese del 14 luglio 2025 – una finale combattuta e intensa contro Carlos Alcaraz, risolta in cinque set con il punteggio di 7-6, 4-6, 6-3, 2-6, 6-4 – non è stata solo una vittoria sportiva, ma l’ingresso definitivo nel mito.

Sinner, primo italiano a conquistare lo Slam più prestigioso sull’erba, è oggi il simbolo di una nuova generazione che non ha paura di confrontarsi con la gloria. *“L’Italia ha finalmente un re anche a Wimbledon”*. *“L’erede silenzioso di Panatta e Pietrangeli, ma con una determinazione tutta moderna”*.

Campioni per sempre: da Bartali a Jacobs, storie che non sbiadiscono

L’Italia, piccola ma immensa nello sport, ha già scolpito nei secoli una galleria di campioni che è cultura popolare, epopea collettiva. Il Pantheon azzurro è una mappa sentimentale del nostro Paese. Ci sono eroi romantici e tragici come Marco Pantani, che nel 1998 centrò Giro e Tour come solo Coppi prima di lui. Ma anche giganti silenziosi come Nino Benvenuti, o la potenza educata di Valentina Vezzali, sei ori olimpici e un dominio nella scherma che ha ispirato generazioni.

In quel tempio simbolico, costruito sulla memoria e sull’impresa, ognuno ha lasciato il segno con il proprio gesto irripetibile: Nuvolari e la sua guida folle e poetica, Rossi e i suoi duelli psicologici, Tomba e la gioia travolgente. O Mennea, *“la freccia del Sud”*, capace di un 19”72 nei 200 metri che resistette per quasi due decenni. Marcell Jacobs, con quei 9”80 a Tokyo 2021, ha portato la velocità italiana dove nessuno pensava fosse possibile.

Lo sport come specchio dell’Italia: coraggio, sfida, bellezza

Dietro ogni campione c’è una storia che parla dell’Italia. Di quella che sa resistere e reinventarsi. Gino Bartali, nel 1948, vinse il Tour mentre il Paese rischiava la guerra civile. Secondo lo storico Paolo Colombo, quella vittoria *“fu una carezza collettiva in un’Italia ferita”*. Ondina Valla, prima donna italiana a vincere l’oro olimpico nel 1936, sfidò i tempi e i pregiudizi. Deborah Compagnoni, tra neve e infortuni, ha mostrato che la classe non ha paura della fatica.

E poi ci sono gli esempi che uniscono memoria e affetto: Paolo Rossi, l’eroe di Spagna ’82 che fece sognare una nazione; Gigi Riva, simbolo di orgoglio e sobrietà; Giuseppe Meazza, cui bastava *“toccare palla”* perché si dicesse che l’Italia partiva già sull’1-0.

La leggenda che si rinnova: Sinner non è un’eccezione, è una continuità

Non è nostalgia, è identità. Quando Sinner alza il trofeo a Wimbledon, lo fa sulle spalle di tutti quelli che prima di lui hanno mostrato al mondo cosa significa essere campioni italiani. È per questo che il suo successo non è isolato, ma parte di una narrazione lunga più di un secolo. La sua calma glaciale, il gioco elegante e feroce, la determinazione incrollabile parlano di un atleta moderno, ma anche di valori antichi.

*“Sinner non ha vinto solo per sé. Ha vinto per l’Italia, per la storia, per il futuro”*, ha detto Adriano Panatta. Gli ha fatto eco Sara Simeoni: *“È un ragazzo che ascolta, che cresce, che migliora. Non è solo un tennista, è già un simbolo”*.

Da Wimbledon all’immaginario collettivo: il tempo dirà chi sei

Sinner è entrato nell’immaginario nazionale perché ha toccato qualcosa che va oltre lo sport. Come Coppi, come Mennea, come Tomba. È il simbolo di un’Italia che corre, che non si arrende, che vince con eleganza. E che, pur mutando volto, sa ancora riconoscere i suoi eroi. *“Il trionfo di Sinner a Wimbledon non è stato solo una vittoria, è stata una chiamata al sentimento”*, ha scritto Marco Imarisio.

Il Pantheon azzurro è pieno di nomi che non passano. Non solo medaglie e trofei, ma storie di passione, sacrificio, talento. Ora c’è anche il nome di Jannik Sinner. Non in fondo, non in punta di piedi. Ma al centro, dove stanno quelli che hanno cambiato per sempre il modo in cui vediamo lo sport.

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