Silicon Valley Bank, Marco Paccagnella (presidente Federcontribuenti): "C'è il rischio di conseguenze globali"

- di: Redazione
 
Può sembrare strano che nel 2023 una banca fallisca, soprattutto alla luce di quanto fu predisposto dopo la pesantissima crisi del 2008 dovuta ai mutui subprime e agli strumenti collaterali a questi. Tuttavia in questo caso le cause della crisi sono vecchio stampo (bisognerebbe risalire all'Ottocento) per trovare casi assimilabili.
In breve cosa è successo?

La Silicon Valley Bank, nata come banca normale, si è via via specializzata nel supporto e nell'accompagnamento in borsa delle startup. Le nuove aziende, ossia le startup, trovano un terreno molto fertile in Usa, dove le buone idee, talora, si concretizzano in aziende solide e redditizie, in altri e molti casi sono fuochi di paglia che bruciano cassa.
Il meccanismo di quotazione delle startup prevede spesso questo schema; quotazione, formazione del prezzo e vendita di parte delle azioni da parte dei titolari e delle/a banche collocatrici, che così si "pagano" gli anni di ricerca per fare la startup e le spese di collocamento in borsa.
Non è infrequente, poi, che dopo la quotazione il titolo perda valore, "sonnecchiando" per il resto della sua vita o sparendo, ma almeno nelle fasi iniziali il "boom" crea guadagni che contribuiscono ad alimentare il mercato di queste aziende. Per questa ragione, ossia la possibilità di generare profitto a ogni collocamento, le banche spesso concorrono nella quotazione delle startup, e sempre per questa ragione la banca raccoglie parecchi capitali da parte dei depositanti, pronti a essere impiegati ad ogni nuova quotazione.

Ma che fare dei numerosi soldi raccolti se non ci sono nuove quotazioni di startup?
La banca ha pensato bene di investire la liquidità raccolta in bond (ossia obbligazioni) sia di aziende private che sotto forma di titoli di stato.
La cosa, in periodo di denaro abbondante e tassi negativi era sensata.
Purtroppo, quando aumentano i tassi di interesse, il prezzo dei bond emessi perde di valore, e se l'aumento, come fatto di recente dalle banche centrali al fine di fermare l'inflazione è molto sostenuto, la svalutazione di un portafoglio in obbligazioni può essere imponente.
E questo è quanto successo alla Silicon Valley Bank; una perdita milionaria sul portafoglio e la richiesta di un aumento di capitale per far fronte alle perdite che va male e conduce alla bancarotta la banca.
Anche in Usa, fino ai 250mila dollari, esiste un meccanismo analogo al nostro fondo di tutela. Però chi ci ha messo di più riceverà solo un "privilegio" nel riparto degli asset liquidi o in beni della banca in caso di liquidazione per la somma eccedente quella garantita ( perdonatemi la semplificazione ma voglio essere il più possibile comprensibile).

La cosa può avere conseguenze globali?
Questo è pressoché sicuro, dato che il sistema finanziario mondiale è assolutamente interrelato e le banche spesso investono tra e nelle loro azioni.
Va detto che l'autorità di controllo bancario Usa è immediatamente intervenuta, costituendo una banca che raccoglierà le "spoglie" finanziarie di SVB e questo è un portato degli strumenti pensati e studiati dopo la crisi del 2008.

A livello domestico, ossia italiano cosa capiterà?
Il solito; chiusura di eventuali filiali, depurazione dai bilanci di eventuali partecipazioni azionarie da parte di banche fondi e assicurazioni italiani e un probabile assestamento dei corsi delle banche italiane quotate.
Quanto può durare sarà funzione del tempo col quale il sistema "espellerà"( ossia classificherà) come perdita le partecipazioni detenute nella banca e sarà lesto a dichiarare, facendo chiarezza .

Può capitare lo stesso in Italia?
Levatevelo dalla testa; da noi le startup dei figli, se non di nobili lombi, le banche le finanziano solo con la garanzia della pensione di papà o del nonno, e/o gli eventuali finanziamenti nazionali o europei.

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