Scaleup, nuovo tool Ue per monitorare le imprese

- di: Barbara Bizzarri
 

Le scaleup in Italia stanno aumentando, ed esponenzialmente cresce il loro impatto in termini di crescita sul Pil. Nonostante ciò il nostro Paese investe ancora molto poco in questo settore rispetto a big come la Silicon Valley ma anche al Vecchio Continente in cui risulta che Polonia, Lituania, Romania e Lettonia sono i primi 4 Paesi europei per presenza di questa tipologia di imprese sul proprio territorio. Per elaborare una strategia che colmi questo gap, il 10 e 11 giugno la Luiss Business School ospiterà a Villa Blanc la seconda conferenza dell’European Scaleup Institute (ESI). Ricercatori e imprenditori da tutta Europa si riuniranno per un evento che vedrà i massimi esperti del settore e alcune delle principali scaleup europee confrontarsi sulle reali esigenze del mercato italiano. Nel corso dell’incontro sarà anche lanciato per la prima volta un innovativo tool in grado di monitorare in tempo reale il numero (e le nuove nascite) di scaleup in tutta Europa. Lo strumento consentirà di avere una visione d’insieme su uno dei settori più promettenti per la crescita economica italiana ed europea.

Scaleup, nuovo tool Ue per monitorare le imprese

A dicembre 2022, secondo il report Tech Scaleup Italy 2023 di Mind The Bridge, l’Italia contava 557 aziende tecnologiche mature, in grado di raccogliere 7,3 miliardi di dollari di capitale (equity). Queste aziende hanno generato circa 4,4 miliardi di dollari di ricavi (circa lo 0,2% del Pil italiano) e impiegato direttamente 18.000 persone: lo 0,08% dell’occupazione totale. Si tratta di imprese in forte espansione e crescita, con un altissimo potenziale e una grande ricaduta sul Pil. Non tutte le startup, però, riescono a crescere e a diventare scaleup e l’Italia investe ancora poco, rispetto ad altri competitor europei e mondiali, perché ciò avvenga.

Il nostro Paese, infatti, impiega l’equivalente dello 0,24% del Pil in queste società, collocandosi molto al di sotto della media europea dell’1,3%. Siamo dunque fanalino di coda dopo le eccellenze della Silicon Valley ma anche rispetto ai nostri vicini europei, per esempio Francia (che investe il 1,5% del Pil), Germania (l’1,2%), e Spagna (lo 0,8%).

In Italia, invece, gran parte delle scaleup italiane si trova in Lombardia (218), seguita dal Lazio (116). La media delle imprese scaleup italiane in relazione a tutte le aziende osservate è di 0,54%.  Con riferimento alle industry, il monitor registra un ampio numero di scaleup nel mondo dell'alloggio e la continua ascesa di quelle del comparto ICT e di ricerca e sviluppo (R&S), già forti in Europa: la maggior parte delle scaleup e superstar Ue appartengono a questi settori e giocano un ruolo vitale nel guidare l'innovazione e la digitalizzazione. Per quanto riguarda la diffusione regionale, il più alto numero assoluto di scaleup appartiene alla Lombardia, che ha anche il maggior numero di imprese “superstar” (152). Ma la Regione con la miglior quota di scaleup (ovvero la percentuale tra scaleup e il campione di tutte le aziende osservate) è il Lazio.

Rispetto alla media nazionale, che vede sul totale delle imprese uno 0,54% in fase di scaleup, la Lombardia e il Lazio superano infatti questa media rispettivamente con uno 0,60% di scaleup e addirittura con uno 0,94%. Percentuale che si assesta rispettivamente allo 0,62% e allo 0,42% per quanto riguarda le imprese superstar.

Tra le altre Regioni con un buon numero di scaleup troviamo poi il Piemonte con 47 startup in fase di crescita (lo 0,46% del totale delle imprese regionali), l’Emilia Romagna con 49 scaleup (0,34%), Toscana con 36 scaleup (0,32). Chiude la lista il Trentino Alto Adige che ha solo 9 scaleup (lo 0,25% del totale) ma ha il tasso di Superstar più alto in Italia, con 24 imprese “old” in forte espansione, ovvero lo 0,66% del totale.

 “I dati diffusi nella seconda European Scaleup Conference - commenta Christian Lechner, Associate Dean for Research della Luiss Business School e membro dell’European Scaleup Institute - certificano, che nonostante l'aumentato entusiasmo e attenzione verso le scaleup, c’è un calo piuttosto costante nella presenza relativa di tutti i tipi di imprese a rapida crescita in tutta Europa. Questo indica che c'è ancora molto lavoro da fare se vogliamo che il "vecchio continente" diventi veramente un ecosistema competitivo per le scaleup. Inoltre viene certificato il gap italiano nella crescita delle scaleup e, ancor di più, nel garantire il contesto per lo sviluppo di imprese unicorno, ovvero quelle imprese che hanno raggiunto una valutazione di mercato superiore a un miliardo di dollari, pur non essendo quotate in borsa. Il punto è che di startup si parla moltissimo ma nessuno o quasi, compreso il mondo istituzionale, si occupa di scaleup. E il rischio, che si deve scongiurare, è che si promuova molto il mondo delle startup facendosi di fatto sfuggire potenziali scaleup che poi possono diventare appunto unicorni”. 

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