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Russia, il diciannovesimo pacchetto di sanzioni Ue: effetti limitati e nuove rotte globali

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Russia, il diciannovesimo pacchetto di sanzioni Ue: effetti limitati e nuove rotte globali

Il Consiglio Ue vara oggi il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca dall’inizio della guerra in Ucraina. Il nuovo pacchetto prevede ulteriori restrizioni su componentistica tecnologica, beni a duplice uso e nuovi limiti alle esportazioni energetiche. L’obiettivo resta quello di erodere la capacità bellica del Cremlino e ridurre gli introiti derivanti da gas e petrolio. Ma a quasi due anni dall’avvio delle misure, la domanda di fondo resta inevasa: le sanzioni stanno davvero incidendo sull’economia russa?

Russia, il diciannovesimo pacchetto di sanzioni Ue: effetti limitati e nuove rotte globali

I numeri raccontano una realtà complessa. Nel 2023 il Pil russo è cresciuto del 3,6%, sostenuto dalla spesa militare e dall’export energetico verso i Paesi non occidentali. L’inflazione ha superato l’8%, mentre il rublo ha perso oltre il 40% del suo valore contro il dollaro rispetto al pre-guerra, costringendo la banca centrale a interventi ripetuti. Nonostante questo, la macchina bellica continua a funzionare: produzione di armamenti in aumento, spesa pubblica rivolta quasi integralmente al comparto difesa.

L’Europa tra compattezza e divisioni
Il nuovo pacchetto è frutto di un difficile compromesso. Paesi dell’Est chiedono misure più dure, mentre Germania e Italia frenano per timore di contraccolpi economici interni. L’Ungheria continua a minacciare veti e rallentamenti. L’unità formale c’è, ma ogni passaggio mette in luce divergenze tra interessi industriali, energetici e geopolitici.

Mercati e rotte alternative
Sul piano globale, le sanzioni hanno modificato le rotte commerciali. La Russia ha dirottato le proprie esportazioni verso Cina e India, che insieme hanno assorbito oltre il 70% del petrolio russo nel 2024, spesso a prezzi scontati. Ankara e i Paesi del Caucaso sono diventati hub di transito per componentistica e beni a duplice uso, eludendo parte delle restrizioni europee. La frammentazione del commercio internazionale ha creato un nuovo mercato parallelo, più opaco, meno controllabile.

L’impatto sull’Ue
Per l’Europa, i costi sono stati immediati: inflazione energetica, rialzo dei prezzi del gas, rallentamento della produzione industriale. A medio termine, però, il distacco da Mosca ha accelerato la diversificazione delle fonti: accordi con Norvegia, Algeria, Qatar e soprattutto incremento della capacità di rigassificazione. L’obiettivo della Commissione resta quello di ridurre progressivamente a zero la dipendenza dalle materie prime russe entro il 2027.

Efficacia e prospettive
Gli analisti concordano: le sanzioni hanno effetti rilevanti ma non risolutivi. Limitano l’accesso della Russia a tecnologie avanzate, colpiscono il settore finanziario, aumentano i costi della guerra. Ma non hanno provocato un collasso del sistema economico. Al contrario, Mosca ha consolidato una “economia di guerra” capace di adattarsi e sfruttare nuove alleanze.

Il diciannovesimo pacchetto segna quindi più la continuità di una linea politica che una svolta sostanziale. L’Ue prosegue lungo la traiettoria delle restrizioni progressive, ma l’impatto strategico resta condizionato dalla capacità di Mosca di aggirare i divieti e dalla disponibilità del Sud globale a fare da partner alternativo.

La sfida di lungo periodo

In prospettiva, l’efficacia delle sanzioni dipenderà dalla loro durata e dalla capacità di Bruxelles di imporre controlli più stringenti sulle triangolazioni commerciali. Nel frattempo, i mercati guardano alle conseguenze sul prezzo del petrolio e del gas, sempre più influenzati dalle scelte di Mosca di ridurre o deviare i flussi.

Il pacchetto numero diciannove conferma la volontà politica europea di mantenere la pressione, ma allo stesso tempo fotografa i limiti di uno strumento che non basta da solo a condizionare le scelte strategiche del Cremlino.

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