Una Riforma Fiscale con Grandi Promesse Ma Molti Dubbi

- di: Fulvio Mastrangelo, tributarista, Comitato Scientifico Federcontribuenti
 

La recente riforma fiscale italiana promette di rivoluzionare il rapporto tra il Fisco e i contribuenti. Con l'introduzione dello Statuto del Contribuente, la nuova legislazione vuole garantire diritti fondamentali come la certezza del diritto e il legittimo affidamento. Questi principi mirano a creare un equilibrio più giusto tra le esigenze fiscali dello Stato e i diritti dei cittadini. Ma cosa significa realmente nella pratica quotidiana per i contribuenti?

È evidente che, per trasformare in realtà concreta i principi di un nuovo rapporto tra Fisco e Contribuente, dobbiamo prestare grande attenzione.

Un Nuovo Dialogo Fondato sulla Compliance Collaborativa

 Il regime di "compliance cooperativa" si pone come un esempio emblematico di ciò che il Fisco aspira a diventare. Recentemente è stata proposta l'applicazione volontaria di questo regime anche alle piccole e medie imprese, inaugurando così un'era di dialogo rinnovato tra il Fisco e un crescente numero di Contribuenti. Con questo sistema, l'Amministrazione Finanziaria avrà accesso a una maggiore quantità di dati su operazioni considerate a rischio, mentre le imprese dovranno implementare un sistema certificato di gestione del rischio fiscale. In sintesi, la filosofia si basa sul principio che "prevenire è meglio che curare", promuovendo uno scambio di informazioni più fluido, riducendo i controlli e, di conseguenza, i contenziosi, senza tuttavia trascurare la vigilanza su comportamenti fiscalmente discutibili.  La strada verso un Fisco più amico del Contribuente è tracciata, ma le sfide operative rimangono un tema aperto e dibattuto e l’ombra di una possibile non adeguata preparazione  dell'Amministrazione Finanziaria a tale cambiamento solleva alcuni interrogativi. Questa preoccupazione si rafforza considerando che la riforma mira anche a rispettare i principi del giusto processo, richiamati dalla Corte Europea dei  diritti dell'uomo.

Il Contraddittorio Preventivo: Una Garanzia di Ascolto o una Formalità Vuota?

Significativa è anche l’introduzione del contraddittorio preventivo, principio per cui il Contribuente può esporre le proprie ragioni prima dell'emissione di un atto impositivo. Un diritto teorico potente, destinato a infondere trasparenza e equità nel processo tributario. Tuttavia come spesso accade, il diavolo si nasconde nei dettagli.

Eccezioni e Ambiguità: Sebbene il principio sia lodabile, le diverse eccezioni  e la formulazione ambigua di alcune di esse suscitano dubbi sulla sua effettiva efficacia. Gli atti derivanti semplicemente dall'incrocio di dati, inclusi gli accertamenti parziali, sono esclusi dal contraddittorio preventivo. Questo limita la trasparenza e non sempre garantisce al Contribuente la chiarezza necessaria per una difesa adeguata.

Nullità vs Annullabilità: Originariamente, la legge delega prevedeva la nullità dell'atto se omesso il contraddittorio preventivo, una salvaguardia forte per i diritti del Contribuente. Tuttavia, il nuovo art. 6-bis, L. 212/2000 in vigore dallo scorso 18 gennaio  ha trasformato questa nullità in annullabilità, una modifica non solo semantica che riduce significativamente le protezioni del Contribuente, limitando la contestazione, prima fattibile  in ogni grado di giudizio, anche da parte del giudice,  al momento, a pena di decadenza, di restaurazione del primo grado di giudizio!!

Vulnerabilità Legislativa: Nonostante l'importanza dello Statuto del Contribuente, esso rimane una legge ordinaria. Senza una consacrazione a livello costituzionale, è suscettibile a modifiche future, rendendo precaria qualsiasi garanzia offerta ai contribuenti.

Sfide e Scetticismo: Gli operatori del settore fiscale, tra cui dottori commercialisti e avvocati tributaristi, esprimono profonde preoccupazioni riguardo all'attuazione pratica del contraddittorio preventivo, un principio teoricamente solido ma potenzialmente inefficace nella realtà. Il loro scetticismo deriva dalla paura che tale principio rimanga meramente formale, bello nell'aspetto ma inefficace nell'uso quotidiano.

Esistono fattori significativi che potrebbero ostacolare l'efficacia del contraddittorio preventivo. Uno di questi è la pressione sugli obiettivi di raccolta che l'Amministrazione Finanziaria impone ai suoi funzionari, inclusi i dirigenti dell'Agenzia delle Entrate, che sono incentivati a massimizzare i ricavi fiscali. Al termine dell'anno, il bilancio di gettito influisce notevolmente sulla valutazione delle loro prestazioni professionali.

Un altro punto critico, come già ribadito, è la mancanza di formazione adeguata dei dipendenti dell'Amministrazione Finanziaria sulle nuove modalità di interazione con i contribuenti. Questa carenza formativa rischia di ridurre il contraddittorio preventivo a un mero formalismo, privo di reale impatto o sostanza, trasformandolo in un passaggio burocratico inutile e potenzialmente dannoso per il Contribuente.

L'approccio attuale potrebbe condurre a situazioni in cui, nonostante la notifica formale degli atti da parte del Fisco, le risposte e le argomentazioni del Contribuente non vengono adeguatamente considerate. In effetti, le perplessità sollevate dai contribuenti potrebbero persino essere utilizzate contro di loro, rinforzando le basi per avvalorare le proprie pretese tributarie in eventuali contenziosi successivi.

In sintesi, mentre il contraddittorio preventivo promette di migliorare il rapporto tra contribuenti e Fisco, garantendo un processo più equo, le sfide pratiche e legislative attuali mettono in dubbio la sua efficacia reale. Solo un radicale cambio di mentalità e un'impegno legislativo più robusto potrebbero realizzare pienamente la sua potenzialità trasformativa.

Cautela nelle Istanze di Sospensione

Altro tema di rilievo riguarda le istanze di sospensioni. Se è pur vero che il legislatore ha introdotto con la legge delega la possibilità di impugnare il rigetto di sospensione degli atti e quindi si può reclamare il provvedimento negativo della  sospensione, è anche vero che alla luce di questo, quando si presenta un'istanza di sospensione, c'è il rischio che il giudice,  possa emettere la cosiddetta e famigerata “sentenza semplificata” introdotta dalla recente riforma del contenzioso.

La sospensione della riscossione rappresenta una misura cautelare cruciale che i contribuenti possono richiedere per prevenire danni gravi e irreparabili derivanti dall'esecuzione di atti amministrativi. Per ottenere tale sospensione, il Contribuente deve dimostrare concretamente il rischio di un pregiudizio patrimoniale significativo a seguito della riscossione dell'atto contestato.

Tuttavia, con l'introduzione del decreto legislativo che modifica la disciplina del processo tributario, si prevede che il giudice, nel caso in cui ritenga che il ricorso del Contribuente sia manifestamente fondato, infondato, inammissibile o improcedibile, sarà autorizzato a decidere con sentenza in forma semplificata, ossia giudicando mediante un sintetico riferimento al punto di fatto o di diritto ritenuto risolutivo o perfino  basandosi su precedenti giurisprudenziali. Poiché ad essere “semplificato” non è solo il testo della motivazione della sentenza, ma lo stesso iter processuale attraverso cui il giudicante perviene alla definizione rapida della causa, questo istituto rischia, nel giudizio tributario, di comprimere il diritto di difesa e di trasparenza del processo,  elementi che potrebbero minare i principi di un rapporto equo e trasparente tra Fisco e Contribuente, come sbandierato dal Legislatore.

Conclusione

Con questa riforma, il legislatore italiano si impegna a forgiare un rapporto più equo e collaborativo tra Fisco e contribuenti. Le misure introdotte potrebbero rivoluzionare positivamente l'interazione tra Stato e Cittadini, promuovendo un ambiente meno contenzioso e più trasparente. Tuttavia, permane un velo di incertezza sulla realizzazione pratica di questi principi e sulla capacità dell'Amministrazione Finanziaria di adattarsi senza scossoni a questi cambiamenti. È quindi fondamentale che i contribuenti anche attraverso le loro associazioni restino informati e vigili, pronti a supportarli tra le nuove opportunità e le potenziali insidie che questa riforma introduce.

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