Le strane regole di TIM

- di: Redazione
 
Qualcuno domani (ma è un ''domani'' di speranza, quindi senza alcuna certezza) dovrà pure spiegare come sia possibile che un'azienda importante, con un portafoglio ricchissimo di clienti, seppure in evidenti difficoltà, come TIM, possa agire e comportarsi come se si trattasse di un piccolo commerciante, al quale nessuno può contestare alcunché quando si tratta di gestire il proprio denaro.
Per capire le cose che possono accadere dentro il fortino TIM, è bastata la visione, ieri sera, dell'ennesimo servizio fatto da Report sull'azienda, ovviamente sempre che le cose riportate siano totalmente esatte o, meglio, confermate o smentite da una indagine, sia pure interna.

Nuovo servizio di Report su TIM

Quel che appare evidente è che in TIM c'è una discrezionalità tale da consentire che appalti, anche di consistenza notevole, siano in qualche modo concessi non sempre sulla base di una conclamata competenza per onorarli. Uno dei casi eclatanti che ieri sono stati messi in evidenza è quello di un soggetto, amico di alcuni personaggi influenti nell'ambito della finanza nazionale, che ha ottenuto un appalto, nell'ordine di alcune centinaia di migliaia di euro, che alla fine ha fatto confluire non nella sua società. L'appalto in questione è finito infatti ad una società diversa in quanto, ha confessato l'imprenditore, la sua non aveva le caratteristiche per portare a termine il mandato. Allora ci si chiede come sia stato possibile affidare un appalto a una società che non ne ha le capacità evidentemente tecniche.

C'è comunque da stare certi che tutti i passaggi formali siano stati rispettati e che l'appalto sia corretto in ogni sua parte. Però qualche dubbio rimane, non sui protagonisti, quanto sulle regole che, in TIM, presiedono all'attribuzione di appalti importanti. Come quelli di uno stock di modem, mandati e fatti tornare in TIM con una operazione che apparrebbe contabile e null'altro. Restano poi delle domande sospese su come alcuni personaggi importanti - come lo è Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Calcio - intendano il loro ruolo. L'ad della Lega si sarebbe speso per aiutare un amico a raggiungere i suoi obiettivi. Dato per scontato che non c'è nulla di male a tendere la mano ad un amico (che chiedeva di essere accreditato in TIM, volendo proporre un progetto da venti milioni di euro), desta qualche perplessità che a farlo sia qualcuno che ha un incarico talmente importante da consigliare di stare fuori da certe cose.
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