Nonostante le truffe, c'è chi è costretto a difendere il reddito di cittadinanza

- di: Redazione
 
Il cosiddetto ''reddito di cittadinanza'' appartiene ormai a quella categoria di cose che sono irte di mille pecche e difetti, ma di cui alcuni devono sottolinearne i lati positivi più che per convinzione, per appartenenza. Una misura che, da lodevole nelle intenzioni (difese anche da Mario Draghi) è inevitabilmente diventata, visti i peccati originali, indifendibile.

Reddito di cittadinanza: nonostante le pecche, c'è chi è costretto a difenderlo

I risultati dell'indagine, condotta da magistrati di Milano, Torino e Cremona, sono tanti e soprattutto tali che qualsiasi persona avveduta o solo dotata di un minimo di onestà mentale dovrebbe ammettere il fallimento del reddito di cittadinanza quanto meno come modello, pur salvandone le finalità, sempre che siano quelle strombazzate dai Cinque Stelle, al netto delle falle del sistema.
Il solo fatto che siano stati scoperti novemila (letto bene: novemila) profili di rumeni di cui si attestava falsamente la residenza in Italia da almeno dieci anni, rendendoli in questo modo percettori del beneficio, dà solo un quadro parziale dell'enormità della ferita inferta non solo alla giustizia italiana, quanto allo Stato e, per la transitiva, alla collettività cui sono stati sottratti almeno quindici milioni di euro, andati ad ingrassare le finanze di una banda di delinquenti.

Che però, capiamoci, non sono solo quelli che hanno messo in piedi questo indegno baraccone, quanto anche coloro che li hanno aiutati ricavandone anch'essi un beneficio. Le sedici persone arrestate dovranno rispondere di accuse pesantissime (le più gravi: associazione per delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato ed estorsione), ma che non si sarebbero potute concretizzare senza la complicità di coloro che erano delegati a ricevere le domande per il sussidio e hanno, colpevolmente e dolosamente, chiuso gli occhi sulle evidenti irregolarità della documentazione.
Parliamo dei Caf che - al di là di quei dipendenti che hanno agito perché minacciati - hanno istruito le pratiche facendo finta di non accorgersi della reiterazione dei luoghi fisici in cui centinaia di rumeni inesistenti eleggevano la loro residenza.

E lo facevano perché l'Inps eroga dieci euro per ciascuna pratica istruita: dieci miseri euro che, ai nostri occhi, macchiano in modo indelebile delle strutture che, per definizione, dovrebbero aiutare il cittadino e non agevolare chi, invece, con la truffa o peggio mira solo a depredare lo Stato italiano. Forse, prima ancora di procedere nell'inchiesta, qualcuno dovrebbe provvedere - gli strumenti ci sono - a sospendere immediatamente i Caf coinvolti e a capire se la complicità non si limitava a girare lo sguardo altrove mentre qualcuno metteva un bel timbro di regolarità su carte palesemente false.


La notizia dell'inchiesta - che ben difficilmente consentirà allo Stato di rientrare in possesso del denaro erogato, che ha preso la strada di un Paese straniero, la Romania - ha creato clamore, com'è naturale che fosse, anche perché una truffa del genere ben difficilmente potrebbe essere stata pensata da una piccola banda di delinquenti rumeni.
Comunque, queste indagini hanno confermato che, per avidità politica e necessità di addobbare la propria bandiera di una medaglia al valore, i Cinque Stelle - con quelli che erano i loro compagni di governo, che oggi contestano la misura che porta ancora le loro firme - hanno voluto, per il reddito di cittadinanza, norme che sembrano, per incapacità nella redazione del testo della legge, fatte proprio per essere violate.

Tacendo dell'istituzione di figure - i navigator - la cui inutilità era già chiara all'atto della loro nascita e che oggi sono un problema, nel momento in cui se ne sta provvedendo al taglio o alla cancellazione. E, comunque, come detto in premessa, c'è chi difende sempre e comunque il reddito di cittadinanza, usando argomentazioni (''le truffe c'erano anche prima'' e ''ogni volta che se ne parla si vuole mettergli vicino una truffa. A me sembra una campagna denigratoria'') che sono sconcertanti, anche se vengono dalla terza carica dello Stato.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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