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Quirinale: decide un parlamento che non rappresenta il Paese, tra ambizioni e ricatti

- di: Diego Minuti
 
Quirinale: decide un parlamento che non rappresenta il Paese, tra ambizioni e ricatti
È un giorno della marmotta quello dell'elezione del Presidente della repubblica, una situazione che ci viene fatta rivivere in continuazione, alle cadenze ufficiali, ripercorrendo i sentieri di un modo di fare politica in cui tutto importa fuorché pensare al Paese, che nella massima carica dello Stato non vede soltanto un simbolo o una istituzione, ma una figura di garante mai come oggi necessaria.
Sulla conferenza stampa di ieri si sono intrecciate le interpretazioni (delle parole del presidente del Consiglio), le ipotesi (chi mandare al Quirinale), le proiezioni (quando, dopo le prime votazioni, si potrà ragionevolmente aspettare l'elezione). Tutte cose da analisti e futurologi che, con la vita di tutti i giorni, nulla hanno a che fare, trattandosi di spezzoni di una strategia mirata a rende tutti indispensabili, al di là di un peso politico quasi inesistente. In questo momento, nei luoghi dove vengono decise le sorti istituzionali del Paese e che non sono mai quelli ufficiali, si assiste alla reiterazione di un rito che è ormai scontato e che ha la capacità di aumentare il suo tasso di distacco dalla vita reale.

Quirinale: decide un parlamento che non rappresenta il Paese

Ieri, nella conferenza di fine anno, Mario Draghi ha fatto delle affermazioni che, da distaccate che dovevano essere circa il suo futuro a breve, sono state analizzate in ogni sua componente per dichiarare ufficialmente che si è candidato alla presidenza della repubblica e, quindi, è pronto a passare la mano a palazzo Chigi.
Se le intenzioni di Draghi sono veramente queste, ora serve chi lo accompagni al Quirinale posto che, al di là del prestigio personale (disconosciutogli quasi solo da Fratelli d'Italia, che non lo ritengono quel ''patriota'' che vogliono alla presidenza della repubblica), non ha un suo partito, ma solo estimatori che però non sono organici a un partito o a una coalizione. Per questo si tratta di una maggioranza al momento ipotetica e che magari potrebbe perdere i pezzi, con il risultato di vedere bruciati, in un sol colpo, un futuribile presidente e un premier in carica. Certo, perché, bruciato da presidente, Draghi non potrebbe certo tornare a occupare la poltrona di oggi.

Se si vanno a guardare i giornali di oggi, che riservano, come è giusto, moltissimo spazio alla conferenza di ieri, ci si accorge come la situazione di incertezza ha ridato forza alle ambizioni di chi non conta nulla, ma spera di entrare nel grande gioco, spostando anche solo, ma decisivi voti. È come se tutti si ritenessero indispensabili e, per questo, autorizzati a fare la voce grossa anche se oggi non contano nulla, magari facendo richieste che sanno tanto di ricatto.
A questo bisogna anche aggiungere una cosa che pare essere stata dimenticata.

Il prossimo Presidente della repubblica sarà eletto da una maggioranza che non è quella reale, perché la situazione di oggi è totalmente ribaltata rispetto al 2018.
La pattuglia parlamentare dei Cinque Stelle, partito di maggioranza relativa, se si andasse oggi al voto sarebbe dimezzata e non solo per il taglio di deputati e senatori, ma perché molta parte del Paese che aveva votato i pentastellati ha loro girato le spalle. Italia viva, nata da una sanguinosa scissione dal Pd, è sovradimensionata per numero di parlamentari - nella quasi totalità eletti con il Partito democratico - a fronte di percentuali risibili non solo nei sondaggi, ma anche nelle ultime tornate elettorali. E Fratelli d'Italia (che gareggia con Lega e Pd per la palma di primo partito) ha oggi in parlamento una rappresentanza che è molto più bassa di quella che è la sua reale platea di elettori.

Ma tutto questo sembra passare in secondo ordine rispetto alle brame di chi sa che questa del Presidente della repubblica è l'ultima partita che può giocare prima di sparire, con tanti saluti alle ambizioni personali di chi si pavoneggia nel ricordo di passati allori (Renzi) o cerca di tenere a galla un guscio di noce che imbarca acqua da tutte le parti (Conte).
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