Primo Maggio, viaggio nelle origini della festa dei lavoratori
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

L’aria a Chicago quel primo maggio era tesa, piena di polvere e speranza. Migliaia di uomini e donne marciavano gridando un numero semplice: otto. Otto ore di lavoro, otto di riposo, otto di vita. Quando, il 4 maggio, ad Haymarket Square, una bomba esplose tra la folla, la polizia rispose sparando. Uccise civili. Perse suoi uomini. Otto anarchici furono arrestati, quattro condannati a morte. Nessuna prova certa. Solo la paura di chi voleva soffocare una protesta mondiale che stava per nascere.
Primo Maggio, viaggio nelle origini della festa dei lavoratori
Tre anni dopo, a Parigi, il Congresso della Seconda Internazionale fissò il Primo Maggio come giornata universale di lotta operaia. Era il 1889, il centenario della Rivoluzione francese. I movimenti dei lavoratori, dai minatori britannici ai tessili di Lione, trovarono finalmente un giorno comune. Non era pensato per essere una festa. Era pensato per essere una minaccia. Una giornata di sciopero generale. Di serrande abbassate. Di piazze piene.
L’Italia scopre la sua giornata di rivolta
In Italia il Primo Maggio arrivò nel 1891. Portato da sindacati e circoli socialisti, accolto con paura da prefetti e polizia. Le prime manifestazioni furono sciolte con la forza. I cortei, vietati. I capi operai, schedati. Poi, durante il Ventennio fascista, la giornata venne cancellata del tutto. Mussolini inventò un’altra celebrazione del lavoro, il 21 aprile, legandola al mito della fondazione di Roma. Solo il 1° maggio del 1945, con la fine della guerra, il popolo italiano si riprese la sua festa.
Fourmies, 1891: la strage che segnò la Francia
Non era solo l'Italia a tremare davanti ai cortei del Primo Maggio. In Francia, nello stesso anno, a Fourmies, una manifestazione pacifica venne repressa nel sangue. L'esercito sparò sulla folla. Nove morti. Alcuni erano bambini. La memoria del Primo Maggio si riempì ancora una volta di lutto.
Un giorno bandito in America
Negli Stati Uniti, dove la protesta era nata, il Primo Maggio divenne una data scomoda. Troppo anarchica. Troppo carica di ricordi scomodi. Le autorità scelsero di istituire il Labor Day, spostato a settembre. Una festa meno esplosiva. Più compatibile con l'ordine pubblico. In Gran Bretagna, invece, il Primo Maggio continuò a vivere, anche intrecciandosi con antichi riti pagani come il Jack in the Green, una sfilata in cui uomini mascherati da alberi celebrano la rinascita della natura.
Un fiore rosso per non dimenticare
Il garofano rosso, in tutta Europa, diventò il segno di appartenenza al movimento dei lavoratori. Il fiore dei cortei, degli scioperi, delle commemorazioni. Rosso come il sangue di Haymarket. Rosso come le bandiere che sventolavano nelle fabbriche occupate. In Italia, dagli anni Novanta, la memoria si intrecciò con la musica. Il Concertone di Roma, organizzato dai principali sindacati, riempì Piazza San Giovanni di note e di giovani. Una festa, sì. Ma anche un modo per ricordare da dove tutto era cominciato.
Oggi: un giorno ancora vivo
Oggi il Primo Maggio è celebrato in decine di paesi. In Russia, durante il comunismo, sfilavano i carri armati sulla Piazza Rossa. In America Latina si marcia ancora oggi contro la disoccupazione e la povertà. In Italia si canta, si manifesta, si ascolta. Ma dietro i palchi e i riflettori, la storia resta. Una storia di uomini e donne che, chiedendo solo di lavorare e vivere dignitosamente, cambiarono il mondo.