Primo Maggio tra piazze e polemiche: i sindacati chiedono sicurezza, Meloni rilancia, Schlein attacca
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Il Primo Maggio si è celebrato in tutta Italia all’insegna di una mobilitazione ampia e sentita, organizzata da Cgil, Cisl e Uil in tre città simboliche: Roma, Casteldaccia e Montemurlo. Al centro della giornata la denuncia delle troppe morti sul lavoro, una piaga che continua a segnare il Paese con numeri inaccettabili. I leader dei tre sindacati confederali, Maurizio Landini, Daniela Fumarola e Pierpaolo Bombardieri, hanno scelto di dedicare le manifestazioni a chi ha perso la vita in fabbrica, nei cantieri, nei campi. A Roma, dai Fori Imperiali, Landini ha scandito parole dure: “Se il confronto col governo sarà finto, ci mobiliteremo”. Un avvertimento chiaro, che guarda all’incontro previsto per l’8 maggio a Palazzo Chigi.
Primo Maggio tra piazze e polemiche: i sindacati chiedono sicurezza, Meloni rilancia, Schlein attacca
La premier Giorgia Meloni, in un messaggio pubblicato nella mattinata, ha assicurato che l’esecutivo è pronto a rafforzare le misure per la sicurezza nei luoghi di lavoro. “Dobbiamo fare di più per proteggere i nostri lavoratori. L’Italia non può tollerare che si continui a morire mentre si fatica”, ha scritto, ricordando che la crescita occupazionale registrata negli ultimi mesi dimostra la vitalità dell’economia nazionale. Una dichiarazione che tuttavia non ha trovato pieno accoglimento tra le opposizioni e i rappresentanti sindacali, che da mesi denunciano l’insufficienza dei controlli e il ritardo degli interventi concreti.
Schlein contro Meloni: “Mente sui numeri”
Dura la replica della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, che ha accusato la presidente del Consiglio di manipolare i dati. “Meloni parla di un milione di posti di lavoro, ma è un dato gonfiato: molti sono precari, mal pagati, discontinui. Non possiamo celebrare se non affrontiamo il dramma della povertà lavorativa”, ha detto parlando ai giornalisti prima di raggiungere il corteo. Il confronto con la premier si è fatto acceso anche sul terreno delle proposte: la leader dem ha rilanciato la battaglia per il salario minimo, definendolo “una misura di civiltà che questo governo continua a ignorare”. Nel pomeriggio, un momento simbolico ha unito la segretaria dem e il leader della Cgil: l’abbraccio tra Schlein e Landini in piazza, accolto dagli applausi della folla.
Verso l’8 maggio: trattativa o rottura?
L’appuntamento dell’8 maggio a Palazzo Chigi rischia di trasformarsi in un bivio decisivo. Da un lato c’è la volontà del governo di aprire un confronto istituzionale sulle misure per la sicurezza e la formazione nei luoghi di lavoro. Dall’altro, il sindacato pone condizioni precise: rafforzamento dell’Ispettorato, aumento delle sanzioni, più assunzioni nei servizi di vigilanza. Il rischio, per il governo, è che un incontro interlocutorio si traduca in una nuova stagione di mobilitazioni. “Noi non siamo contro nessuno, ma vogliamo che le promesse diventino atti concreti”, ha detto Fumarola da Casteldaccia, dove si è ricordata la strage di operai nella vasca di un depuratore avvenuta proprio lì lo scorso anno.
La memoria delle vittime e la rabbia del Paese reale
La festa del lavoro ha assunto così un tono diverso dal consueto. Non solo celebrazione, ma riflessione critica e, soprattutto, dolore. L’Italia si è fermata per rendere omaggio a chi ha perso la vita lavorando. Non solo nelle piazze delle grandi città: in tutta la penisola, da nord a sud, sono stati organizzati cortei, sit-in, letture pubbliche dei nomi delle vittime. Il ricordo si è intrecciato con la rabbia: quella dei familiari, quella dei colleghi, quella delle comunità. Una rabbia che i sindacati hanno incanalato in una domanda politica: si può ancora morire di lavoro nel 2025? E cosa significa davvero sicurezza, in un Paese che troppo spesso la sacrifica per il profitto?