IL PREMIO ISCHIA INTERNAZIONALE DI GIORNALISMO è il riconoscimento, organizzato sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che annualmente è assegnato e conferito ai giornalisti e addetti alla comunicazione, che, nell’arco della propria carriera, si sono distinti per professionalità e deontologia. Il Premio, istituito dal 1980, è stato ideato e voluto da Giuseppe Valentino (1926 – 1988) a ricordo del quale è stata poi dedicata la Fondazione: Premio Ischia – Giuseppe Valentino, un ente dotato di riconoscimento di personalità giuridica, nato per volontà della famiglia Valentino, della Regione Campania e della Camera di Commercio di Napoli. L’attività della Fondazione non si esaurisce soltanto con la consegna degli annuali riconoscimenti ai giornalisti ma si occupa di organizzare e patrocinare mostre, convegni e dibattiti che mirano a qualificare gli aspetti culturali, archeologici e ambientali dell’isola d’Ischia e della Regione Campania, organizzati in ogni periodo dell’anno.
La giuria del Premio Ischia, composta dagli editori: Roberto Amodei, Urbano Cairo, Fedele Confalonieri, Giuseppe Marra, Edoardo Montefusco, Andrea Riffeser e dai giornalisti Maurizio Abet, Andrea Abodi, Giulio Anselmi, Alessandro Barbano, Lucio Brunelli, Luigi Contu, Maurizio Costanzo, Enzo d’Errico, Carlo Gambalonga, Riccardo Luna, Enrico Mentana, Giovanni Minoli, Mario Orfeo, Maarten van Aalderen, Sarah Varetto e Carlo Verna, e presieduta da Clemente Mimun, si è riunita a Roma per assegnare i premi inerenti alle diverse attività giornalistiche nazionali e internazionali per la 39° edizione.
I premi saranno così conferiti: il Premio Internazionale di Giornalismo va al sito slovacco Aktuality.sk per le inchieste del fotoreporter Jan Kuciak, ucciso nel febbraio scorso, che ha portato alla luce le attivita’ della criminalita’ organizzata italiana in Slovacchia, rivelando i contatti con i personaggi legati alla ‘ndrangheta e il premier Fico, costringendolo alle dimmissioni. Il Premio Ischia per il giornalismo dei diritti umani è stato assegnato a Zina Hamu, ragazza yazida di 18 anni, sfuggita alle persecuzioni all’Isis, che partecipa al progetto Unicef per diventare fotoreporter. Giornalista dell’anno per la televisione invece è Franca Leosini, conduttrice di Storie Maledette; Stefano Cappellini, capo redattore di Repubblica, è il vincitore per la carta stampata, mentre a Bruno Pizzul è assegnato il premio per il giornalismo sportivo. Un riconoscimento speciale è andato a poi a Paolo Borrometi, direttore del sito La Spia, sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia in Sicilia.
Un’altra importante giuria invece si è riunita per assegnare il Premio per Il Comunicatore dell’Anno, composta da: Gerardo Capozza, Capo Cerimoniale e Consigliere della Presidenza del Consiglio, Marco Bardazzi, Direttore Comunicazione Esterna ENI spa, Alessandro Bracci, Direttore sede Interregionale di Roma Siae, Leonardo Bartoletti, giornalista, Giovanni Buttitta, responsabile relazioni esterne e progetti speciali, comunicazione esterna e sostenibilità Terna Spa, Nicola Cerbino, Capo ufficio stampa della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, Danilo Di Tommaso, Direttore Comunicazione e rapporti con i Media CONI, Ludovico Fois, Responsabile Relazione esterne e affari istituzionali ACI, Carlo Gambalonga giornalista, Flavio Natalia Capo Comunicazione Prodotto Sky Italia , Massimiliano Paolucci, direttore relazioni esterne ACEA spa, Stefano Porro, Direttore affari relazioni esterne affari istituzionali ADR spa, Valeria Speroni Carli, capo ufficio stampa Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite srl e Luciano Tancredi, Direttore Relazioni esterne e istituzionale Condotte spa. Per l’assegnazione della 39° edizione del premio Comunicatore dell’Anno 2018 è stato scelto Simone Bemporad, Direttore della comunicazione e degli affari istituzionali di Assicurazioni Generali, per la strategia di comunicazione per il progetto The Human Safety Net a Venezia. Secondo la motivazione: Simone Bemporad ha creato una complessa strategia di comunicazione integrata per raccontare l’importante intervento di Generali nel cuore di Piazza San Marco a Venezia, collegandolo con una serie di iniziative di corporate social responsibility destinate a una vasta gamma di progetti, dalla lotta alla povertà alla creazione di startup da parte di rifugiati. Il successo mediatico è stato notevole, con decine di articoli e servizi sulla stampa nazionale e internazionale. E l’iniziativa presenta molti aspetti innovativi dal punto di vista della comunicazione, incluso l’utilizzo, come “comunicatori”, dei 70 milia dipendenti e 200 mila agenti di Generali.
La Fondazione è anche concessionaria della Presidenza del Consiglio per l’organizzazione del Premio Penna d’oro, il più alto riconoscimento alla cultura italiana rilasciato dallo Stato italiano e nato nel 1957 alla memoria di Giovanni Papini, scrittore italiano (Firenze 1881 – 1956) .Da allora altri nomi illustri compaiono nell’albo d’oro del premio tra questi :Riccardo Bacchelli, Giuseppe Ungaretti, Giovanni Papini, Carlo Emilio Gadda.
Lo scorso anno il riconoscimento ha celebrato i sessant’anni ed è stato consegnato al Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Piero Angela.
Incontriamo Elio Valentino, Presidente del Premio Ischia, al quale rivolgiamo alcune domande:
Il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo è ormai alle porte, l’appuntamento è fissato per le giornate dell’8 e 9 giugno, nella cornice di Piazza Santa Restituta a Lacco Ameno, preceduta da una serie di dibattiti, ripresi dalle telecamere di RAI NEWS 24, e Radio Montecarlo che vedranno come protagonisti giornalisti, politici, esperti in economia e politica estera. Cosa le sta particolarmente a cuore di questa 39° edizione?
Il programma è ricco di appuntamenti come ogni anno. Parleremo del rapporto tra informazione e giustizia, e altri argomenti di forte attualità.
La storia che raccontiamo in questa edizione, e quella che mi sta più a cuore, è quella di Zina Hamu, premio internazionale per i diritti umani. Una ragazza di 18 anni, che per sfuggire all’Isis, attraverso il progetto dell’Unicef ha cambiato vita con il fotogiornalismo. Una storia che ci da una grande lezione di vita e di speranza.
Jan Kuciak è l’esempio più contemporaneo di coraggio giornalistico, proiettato al raggiungimento della verità, a costo della vita. Ricorda per certi versi quello di Peppino Impastato e Ilaria Alpi. Un premio davvero commovente. C’è un messaggio preciso che la manifestazione di quest’anno tiene a dare? Ci può dire qualcosa in merito?
Il messaggio che unisce alcuni premiati scelti della giuria, si può sintetizzare nella parola “coraggio”. Il coraggio di esercitare una professione che, come quella del giornalista, deve ritornare all’attenzione dell’opinione pubblica.
Anche il Premio Ischia a Paolo Borrometi, che ha una storia umana e professionale di tante battaglie contro la mafia, è un indirizzo chiaro a chi ha scelto in prima persona di mettere a repentaglio la propria vita per raccontare la verità, a favore della libertà di stampa, incurante delle numerose minacce della mafia nei suoi confronti. Le sue inchieste hanno fatto arrestare mafiosi e procurato prove inconfutabili.
Lei prima citava Jan Kuciak, ucciso per aver curato diverse inchieste, tra cui Panama Paperes e quella che riguardava il primo ministro Robert Fico, costretto poi alle dimissioni.
Due storie parallele che hanno come denominatore il coraggio di andare fino in fondo, il loro messaggio va oltre il l’ articolo o l’inchiesta, e delinea uno modo di esercitare la professione esemplare. Come se ci volessero dire entrambi: ”Io sono un giornalista vero, non mi piego”.
Mi domando come sarebbe la nostra società con tanti altri giornalisti come loro?
La risposta sarebbe pleonastica: meno corruzione, più arresti, meno verità nascoste e tanti giovani che vogliono seguire il loro esempio, ma soprattutto un cambio culturale determinante per la crescita anche del nostro paese.
La libertà di informazione è peggiorata in tutto il mondo, ci sono grande difficoltà per reperire le fonti (nonostante la rete), e vi è una discriminazione ed una retorica spicciola di tanti capi di Stato che soffrono la pressione dei media.
Un esempio è il Presidente Trump, che rappresenta un paese come l’America che della libertà ha fatto il suo simbolo nel mondo.
Nel rapporto annuale “Reporter Senza Frontiere” l’Italia guadagna posizioni rispetto al passato ma è sempre 46ma.
Molti nostri giornalisti italiani vivono sotto scorta.
Per questo il premio Ischia riveste da quasi quarant’anni un indirizzo di valore al merito, soprattutto conquistato sul campo. Parola molto usata nel linguaggio comune, ma in disuso nella vita reale.
Colgo l’occasione per ringrazia tutte le giurie; ben tre: Internazionale, Comunicatore dell’anno e Penna d’Oro.
Vi è in tutti i giurati la consapevolezza della responsabilità delle decisioni assunte, ma soprattutto la volontà al reale confronto, anche se vi sono spesso visioni di valutazione differenti e contrastanti tra loro.
Nel nostro regolamento non è possibile votare se non si partecipa fisicamente alle riunioni. Tutte le riunioni sono verbalizzate e firmate dai tutti i giurati presenti. Questo secondo me costituisce il vero valore del Premio Ischia.
Giuseppe Valentino, nell’arco della sua lunga storia ha premiato giornalisti di fama internazionale come David Grossman, oltre ai numerosi autorevoli giornalisti italiani tra cui Montanelli e Biagi; in quale direzione sta andando secondo lei il giornalismo italiano e quello internazionale?
L’uso di internet e dei social, la velocità con cui le notizie corrono, la modernità digitale, secondo Lei sono fattori che influenzano in modo negativo o positivo il buon giornalismo?
Io credo che bisogna consegnare al ruolo del giornalista lo scettro ed il riferimento della buona informazione e della verità.
Il giornalista oggi viene identificato soprattutto come “operatore della notizia“.
Ha perso la fiducia che nel passato si istaurava tra lui ed il lettore. Il web ha edulcorata questo rapporto. Il giornalismo è molto di più. Al grido “il giornalista sei tu” che imperversa in rete, con la falsa ideologia della democrazia digitale”, il ruolo del giornalista sembra quasi scomparso, cannibalizzato dal web. Il premio Ischia vuoi mettere al centro del dibattito l’importanza di questo mestiere.
Si ha la necessità, soprattutto per il ruolo che il giornalista ha come sentinella della democrazia, di evidenziare questa competenza.
Viviamo un declino della verità, intesa come racconto veritiero dei fatti, nutrire la verità digitale e assumerla come assoluta può costituire un pericolo degenerativo e di smarrimento del senso comune della società.
Vorrei citare Jorge Luis Borges, che già nel 1969 sentenziava che vi era troppo informazione: “Si stava meglio nel Medioevo, vi erano pochi libri ma tutti li leggevano”.
Siamo letteralmente inondati di informazioni dai social ai blog per finire ai messaggi e alle mail, in fulminea e infinita successione e ormai la nostra unica informazione l’abbiamo demandata ai grandi gruppi che gestiscono la rete.
Un’intera generazione rischia di crescere senza selezionare quello che legge, un sopraccarico cognitivo che non si riesce più a gestire. In questo mare primeggiano le fake news che hanno un effetto quotidiano sulla nostra vita, disorientandoci e condizionando anche il modo di riconoscere la verità.
Naturalmente vi è il lato positivo che la rete ci offre, di accedere a qualsiasi nozione o informazione, e questo è un aspetto positivo del progresso senza precedenti nella storia dell’umanità, ma intravedo un rischio di orientamento considerevole. Oggi spesso ci domandiamo dove è la nascosta la verità. Credo che con il passare del tempo dove la tecnologia sta prendendo il sopravvento sulla vita quotidiana di noi tutti, l’unico antidoto ai grandi eccessi è quello di staccare e dosare le nostre ore attaccati ai computer, leggendoci soprattutto qualche quotidiano, che ci permette di riflettere su quello che accade nel mondo.
L’Emeroteca completa l’attività umanistica e culturale della Fondazione Premio Ischia – Giuseppe Valentino: ci può descrivere in cosa si concreta e perché è importante?
L’Emeroteca costituisce un “presidio della parola scritta” ed è frutto della passione per la storia locale della nostra famiglia, soprattutto di mio fratello Benedetto.
Due generazioni hanno conservato, manoscritti e giornali d’epoca dal 1880 ai giorni nostri.
La passione per il giornalismo ha caratterizzato sempre la nostra isola.
Attualmente sull’isola si editano due quotidiani e tante altre iniziative editoriali, ma ha un significato simbolico molto importante ed è quello di costruire un luogo della memoria storica collettiva , attraverso il giornalismo locale. Ischia non rappresenta solo un luogo turistico dalla natura e dai contorni incantevoli , ma è anche stata luogo di ispirazione dei grandi scrittori italiani da Pasolini a George Berkeley a Truman Capote.