Soltanto la settimana scorsa, Giorgia Meloni, chiamata suo malgrado, a commentare spiacevoli vicende familiari diventate pubbliche, citava testualmente: “per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua.”
In realtà a ben pensarci è vero il contrario e, probabilmente, proprio la Premier è la prima a prenderne consapevolezza man mano che l’iter sul premierato va avanti. In maniera continua e carsica, per così dire. Dunque, a maggior ragione, è la goccia d’acqua che inesorabilmente scava la pietra. In questo caso la pietra è un fronte granitico che va dall’opposizione a buona parte dell’establishment, che vede ogni ipotesi di riforma sui poteri del Presidente del Consiglio come fumo negli occhi.
Eppure, forse ci siamo: qualcosa si muove.
Dopo tante schermaglie, ecco, finalmente, un testo di riforma del sistema di governo -seppure un po' diluito rispetto agli enunciati dei primi approcci- su cui iniziare a discutere. Si tratta ancora di una “bozza”, che è stata condivisa dalla maggioranza politica ma è in attesa del varo definitivo, che avverrà venerdì in Consiglio dei ministri. Da lì uscirà, per iniziare il suo iter parlamentare, il disegno di legge costituzionale governativo, che prevede la nuova forma di governo del premierato elettivo. Una riforma costituzionale con la quale si introduce l’elezione diretta del presidente del consiglio.
La prerogativa principale di questa legge, in buona sostanza – come ho già scritto su questa testata- non è niente di diverso da quanto gli italiani fanno da trenta anni per eleggere il sindaco nei comuni e da oltre venti anni per eleggere il presidente di regione. A livello locale e territoriale, infatti, i cittadini votano ed eleggono il capo di quell’esecutivo, insieme a una maggioranza espressione delle forze politiche che lo sostengono, grazie a un sistema elettorale che permette di premiare le liste collegate al candidato vincente.
Allora, se a livello locale è ammessa elezione diretta del vertice di governo, perché a livello nazionale questo non è possibile?
È una distorsione istituzionale a cui si può porre rimedio nell’interesse della collettività, ovvero dei cittadini elettori.
Realmente è un paradosso che gli elettori possano votare direttamente per il governo a livello periferico e non possano farlo a livello centrale. Si tratterebbe di una espressione piena della sovranità popolare. Gli italiani responsabili “in proprio” della scelta per la rappresentanza politica e di governo.
Il progetto governativo interessa quattro articoli della costituzione. Quindi, non uno stravolgimento costituzionale, piuttosto un intervento puntuale su quelle norme che riguardano il capo del governo e la sua maggioranza parlamentare.
La disposizione fondamentale è quella che modifica l’articolo 94 per prevedere che: “il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni”
Dato questo assunto, che ha l’obiettivo - tante volte fallito- di dare stabilità ai governi in carica, a mio modo di vedere gli aspetti più interessanti della bozza che andrà in discussione sono due.
Il primo. La “norma anti ribaltone”, cioè: nel caso di cessazione dalla carica del primo ministro, il Presidente della Repubblica può conferire l’incarico al Presidente del Consiglio dimissionario, o a un parlamentare appartenente alla stessa maggioranza che ha sostenuto il primo ministro eletto seppure “cessato”.
Il secondo. L’abolizione dei senatori a vita. Si tratta di un istituto anacronistico per un moderno sistema parlamentare. Il senato vitalizio sarà riservato solo agli ex presidenti della Repubblica, che sono coloro che hanno davvero speso la vita istituzionale, politica e sociale per la patria conseguendo altissimi meriti.
E allora finalmente qualcosa si muove, anche se le grida di allarme già cominciano a farsi sentire. Addirittura, si evoca il rischio di lesione dei poteri del Presidente della Repubblica o, di tentativo mascherato di Presidenzialismo (alla francese). In realtà, come ho già avuto modo di argomentare, il Presidente della Repubblica avrebbe un ruolo affatto scalfito nei suoi poteri e nelle sue prerogative, con una azione neutra e garante della costituzione
Qui ad essere onesti l’obiettivo è un governo scelto dal popolo per una azione continua e forte nell’arco della legislatura. Non è presidenzialismo. È un’evoluzione del sistema parlamentare, di cui non aliena le prerogative fondamentali, che nascerebbe con la ragionevole certezza di garantire stabilità all’azione di governo e dare centralità e reale sovranità agli italiani elettori.