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Salvini insiste: Macron è permaloso. Parigi richiama l’ambasciatrice

- di: Bruno Legni
 
Salvini insiste: Macron è permaloso. Parigi richiama l’ambasciatrice
Salvini sfida Macron: “permaloso”. Parigi richiama l’ambasciatrice
Silenzio di Meloni (foto), diplomazia in fibrillazione: tensione Italia-Francia in alto mare sull’Ucraina.

Il duello diplomatico che scuote l'estate

Il 23 agosto 2025 segna una nuova stazione della dialettica – e della tensione – tra Roma e Parigi: Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti, ha scatenato una crisi diplomatica con parole colorite nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron. Ne è conseguita la convocazione dell’ambasciatrice italiana a Parigi, a riprova di un incidente istituzionale di gravi proporzioni.

“Macron è un po’ permaloso”: la miccia della crisi

Nel corso di un evento leghista a Pinzolo, Salvini ha attaccato Macron come troppo “permaloso”, ironizzando in milanese: “taches al tram”, ovvero “attaccati al tram”, come ironico invito a mettersi elmetto, giubbetto e andare lui in Ucraina.

Per Salvini non si trattava di un insulto: ribadisce una netta contrarietà all’invio di truppe italiane o europee in Ucraina, dichiara che “l’80% dei francesi non gradisce Macron”.

Parigi reagisce: richiamo dell’ambasciatrice

Di risposta, il governo francese ha convocato l’ambasciatrice italiana, Emanuela D’Alessandro, definendo “inaccettabili” i commenti del vicepremier, giudicati contrari alla fiducia e alla collaborazione storica fra i due Paesi.

Tavolo di composizione ed eccitazione interna

Da Roma, si muove una diplomazia di contatto: il ministro Tajani parla a lungo con Jean-Noël Barrot in vista del G7, per rassicurare sulle linee comuni relative a Ucraina e Medio Oriente. Rapporti definiti “costanti e cordiali”.

Intanto, dentro la maggioranza, la tensione serpeggia. Il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, lancia un avvertimento più tecnico: “Se Macron smentisce l’idea di mandare soldati, il problema si chiude”.

Silenzio assordante: nessuna parola da Meloni

Giorgia Meloni, ritenuta responsabile principale della politica estera, non si pronuncia. Da Forza Italia arrivano richiami alla correttezza istituzionale: “La politica estera spetta a Meloni e a Tajani”.

Opposizioni in campo: “Imbarazza il Paese”

Duro il commento di Elly Schlein (PD): le esternazioni di Salvini “mettono in difficoltà il governo e imbarazzano il Paese” — e aggiunge: “Pensi ai treni, costantemente in ritardo”.

Italia Viva parla di “pagina imbarazzante” e di errore strategico da parte della premier nel non prendere subito le distanze.

Azione, tramite Carlo Calenda, stigmatizza i toni da “bar dello sport” che avrebbero reso la disputa internazionale ancor più indecorosa.

Dove conduce questa storia

  1. Una frattura politica interna: tra diplomazia prudente, toni populisti e reazioni spartitorie.
  2. Un banco di prova europeo: la crisi si colloca a ridosso del G7 e dell’assetto strategico intorno al conflitto in Ucraina.
  3. Un test per Meloni: il silenzio rischia di connotarsi come complicità o inerzia politica, andando a influenzare la credibilità del governo italiano tra i partner europei.

Una crisi diplomatico-populista

L’estate politica italiana entra nel vivo con questa crisi diplomatico-populista: toni spiazzanti, reazioni locali e internazionali penetranti. Resta da vedere se il silenzio attuale sarà seguito da una mossa istituzionale limpida, o se servirà altro ancora per ricucire un rapporto che vacilla fragilmente sul filo della reputazione europea. 

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