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Trump e Netanyahu spingono il piano su Gaza: accordo a un passo

- di: Bruno Coletta
 
Trump e Netanyahu spingono il piano su Gaza: accordo a un passo
Trump e Netanyahu spingono il piano su Gaza: accordo a un passo
Casa Bianca mette sul tavolo 20 punti: tregua immediata, ostaggi in 72 ore, ritiro graduale di Israele, governance transitoria palestinese e amnistia per chi depone le armi. Hamas: “non abbiamo ricevuto alcuna proposta”.

(Foto: Netanyahu e Trump alla Casa Bianca durante l'incontro).

Alla Casa Bianca, Donald Trump e Benjamin Netanyahu annunciano una traccia per fermare i combattimenti a Gaza. Il piano in 20 punti punta a restituire tutti gli ostaggi entro 72 ore dall’accettazione israeliana e ad avviare un ritiro a fasi delle forze lungo linee concordate. “Siamo più che vicini a un accordo”, dice il presidente. Il premier israeliano assicura sostegno politico, ma da Gaza arriva lo stop: “Non abbiamo ricevuto alcun piano”, replica Hamas.

Cosa c’è nel piano: tregua, ostaggi e ritiro a fasi

La proposta prevede cessate il fuoco immediato se entrambe le parti accettano; consegna degli ostaggi – vivi e deceduti – entro 72 ore dall’ok di Israele; in parallelo, ritiro progressivo delle forze israeliane a posizioni prestabilite, con sospensione dei bombardamenti e dell’artiglieria fino al completamento delle verifiche. Dopo la restituzione degli ostaggi, sono previsti rilasci di detenuti palestinesi per consolidare la de-escalation.

Governance transitoria: tecnici palestinesi e supervisione

Nel breve periodo Gaza dovrebbe diventare una “zona deradicalizzata e libera dal terrorismo”, con la gestione dei servizi affidata a un comitato tecnocratico palestinese sotto la regia di un Consiglio per la Pace a guida Usa. L’impianto punta su ricostruzione, aiuti internazionali e una zona economica speciale per riattivare lavoro e servizi.

Sicurezza interna e amnistia condizionata

La demilitarizzazione verrebbe verificata da monitor indipendenti e potenziata, se necessario, da una Forza internazionale di stabilizzazione. Per i miliziani che depongono le armi è prevista un’amnistia con eventuale safe passage fuori dalla Striscia. In parallelo, impegni su no annessione e no trasferimenti forzati della popolazione.

Le parole in diretta

Trump rilancia: “Siamo oltre la soglia: un accordo è a portata di mano”. E avverte: “Se Hamas rifiuterà, Israele avrà il nostro pieno sostegno”. Netanyahu ricambia: “È un’occasione per riportare a casa gli ostaggi e fermare la guerra”.

Il nodo Hamas: disponibilità sugli ostaggi ma nessun testo

Da Gaza, fonti di Hamas negano di aver ricevuto la proposta e collegano ogni possibile scambio alla fine totale delle ostilità e al ritiro israeliano. Finché non arriverà un testo ufficiale, la finestra di intesa resterà stretta.

Perché l’Europa conta

Trump sottolinea il coinvolgimento europeo nell’elaborazione del piano: non solo risorse per la ricostruzione, ma anche meccanismi di monitoraggio e un ruolo di mediazione con i partner arabi. Per Bruxelles è un banco di prova di credibilità.

Le incognite

Tre i punti critici: l’adesione reale di Hamas a disarmo e amnistia; la legittimità di una governance sorvegliata da un board internazionale; i tempi strettissimi della fase ostaggi. Ogni slittamento può far riaccendere il fronte militare.

La posta in gioco

Se il percorso si blocca, Israele rivendica la continuazione delle operazioni fino alla neutralizzazione di Hamas. Se parte, si apre una pista diplomatica verso un percorso politico israelo-palestinese, a condizione di garanzie credibili su sicurezza, fondi e monitoraggio.

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