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Decreto sport, altolà del Colle: si tratta fino all’ultimo minuto

- di: Bruno Coletta
 
Decreto sport, altolà del Colle: si tratta fino all’ultimo minuto
Rilievi formali dal Quirinale su due norme chiave. Governo diviso: rischio scontro istituzionale a Ferragosto.

Il conto alla rovescia in Senato

Nel cuore dell’estate politica, il decreto sport diventa un campo di battaglia istituzionale. Con il Parlamento pronto a chiudere i battenti per la pausa di Ferragosto, il governo si ritrova sotto pressione: a Roma, il 3 agosto 2025, il Quirinale fa sapere – con toni garbati ma netti – che due norme aggiunte in extremis al provvedimento mancano dei requisiti di urgenza. La palla è ora in Senato, dove lunedì 4 si decide se procedere allo stralcio o andare allo scontro diretto con la Presidenza della Repubblica.

I rilievi del Quirinale: “Norme fuori contesto

La presidenza della Repubblica ha sollevato riserve formali su due articoli inseriti durante il passaggio parlamentare alla Camera, approvato il 29 luglio con grande fatica:

  • Articolo 9-quater: attribuisce alla società governativa Sport e Salute, guidata dal 2023 da Marco Mezzaroma, il controllo sull’organizzazione e gestione degli eventi sportivi che ricevono oltre 5 milioni di euro di fondi pubblici, come le ATP Finals, la Coppa Davis o i prossimi Europei di volley 2026.
  • Articolo 11: istituisce una commissione indipendente per verificare i conti delle federazioni sportive professionistiche, in particolare calcio e basket, con costi stimati in 3,5 milioni di euro, di cui 1,9 a carico delle stesse federazioni.

Il problema, secondo fonti vicine al Colle, non è il merito delle norme ma la loro estraneità al concetto di urgenza. L’articolo 77 della Costituzione è chiaro: i decreti legge devono essere utilizzati solo per casi straordinari. E questi due emendamenti – emersi in corso d’opera – non lo sarebbero affatto.

Le crepe nella maggioranza e l’ombra del rinvio

L’esecutivo starebbe valutando uno stralcio parziale per evitare una crisi di natura istituzionale. Ma sul primo punto, quello che riguarda Sport e Salute, Palazzo Chigi è irremovibile: il centrodestra non vuole rinunciare a una norma che rafforza il controllo diretto del governo su eventi sportivi milionari. Più disponibili invece sul secondo articolo, quello che crea l’organismo di vigilanza, che potrebbe essere corretto con una motivazione tecnica legata ai costi.

In caso contrario, il Quirinale potrebbe esercitare il potere di rinvio alle Camere. Un’eventualità sempre più frequente sotto il governo Meloni, che l’opposizione denuncia come “sfida continua alle regole”, nelle parole del senatore dem Francesco Boccia: “Si infilano norme fuori contesto nei decreti e si cerca lo scontro con il Colle, con un atteggiamento arrogante e pericoloso”.

Olimpiadi, Coppa America e Coppa Davis: lo sport come leva politica

Il decreto sport – che formalmente dovrebbe dettare le regole per l’organizzazione dei grandi eventi in arrivo in Italia – ha un calendario serrato. Sul tavolo, ci sono le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, la Coppa America di vela a Napoli nel 2027, e una lunga lista di appuntamenti internazionali. Ma le modifiche introdotte in corsa spostano il focus dal coordinamento all’accentuazione del controllo centrale.

La norma su Sport e Salute, in particolare, segna un salto di qualità nell’architettura istituzionale: la società, sotto la regia diretta del governo, prenderebbe in mano la gestione operativa di eventi finora affidati a federazioni, enti locali o comitati autonomi. Non una semplice razionalizzazione, ma – per alcuni osservatori – un vero e proprio commissariamento dello sport italiano.

Già a luglio un precedente: il caso Simico

Il braccio di ferro non è nuovo. A luglio, un emendamento per estendere fino al 2033 l’operatività della Simico (società che gestisce le infrastrutture olimpiche) era stato giudicato non urgente dal Colle e ritirato. Ma è ricomparso poco dopo nel decreto economia, con lo stesso testo e finalità.

Il precedente pesa ora come un macigno: perché, secondo alcuni costituzionalisti, il governo sta facendo un uso strumentale della decretazione d’urgenza. “Il punto non è solo giuridico”, spiega il prof. Massimo Luciani, “Qui si apre un conflitto tra potere esecutivo e funzione di garanzia che rischia di logorare gli equilibri democratici”.

Il calendario si stringe, e il governo tira dritto

Nel frattempo, i lavori parlamentari proseguono a tappe forzate. Il 4 agosto:

  • La commissione Bilancio del Senato deve esprimere il parere iniziale.
  • Subito dopo, tocca alla commissione Cultura e Sport conferire il mandato al relatore.
  • Nel pomeriggio, il decreto è atteso in aula.

Se il testo verrà corretto, dovrà tornare alla Camera. Ma il termine per la conversione in legge è fissato per il 29 agosto. Fonti di governo si dicono fiduciose: “Una soluzione tecnica si troverà. Il Colle non ha chiuso la porta, ha solo indicato un problema di metodo”.

La posta in gioco: tra efficienza e forzature

Al di là dei tecnicismi, la posta in gioco è alta. Il governo punta a centralizzare la gestione degli eventi sportivi per evitare sprechi e garantire visibilità politica. Ma il rischio è di sacrificare i principi della pluralità gestionale e della separazione dei poteri. L’opposizione parla apertamente di “governo accentratore e prepotente”, mentre i costituzionalisti avvertono: le forzature sui decreti rischiano di creare una deriva istituzionale.

E in questo scontro, lo sport – strumento di potere, visibilità e consenso – diventa il terreno perfetto per misurare il rapporto tra i poteri dello Stato.

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