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Camera: giustizia, ok alla riforma ma l’Aula esplode sul caso Gaza

- di: Bruno Legni
 
Camera: giustizia, ok alla riforma ma l’Aula esplode sul caso Gaza
Giustizia, ok alla riforma ma l’Aula esplode sul caso Gaza
Bagarre a Montecitorio: la maggioranza festeggia la separazione delle carriere, l’opposizione occupa l’Aula chiedendo un voto sulla crisi in Medio Oriente.

La Camera dei deputati ha approvato in terza lettura la riforma della giustizia che introduce la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Con 243 voti a favore e 109 contrari, la maggioranza ha raggiunto la soglia sufficiente a passare il provvedimento al Senato per l’ultima deliberazione, ma non quella necessaria ad evitare un referendum confermativo, che richiedeva almeno due terzi dei consensi (267 voti).

Per Giorgia Meloni è “una giornata storica”, il compimento di un percorso iniziato trent’anni fa con le battaglie garantiste di Silvio Berlusconi. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ironizzato sulle polemiche personali che lo hanno riguardato: “Per chi mi ritiene dedito all’alcolismo, vado a festeggiare questa bellissima giornata con uno spritz”. Matteo Salvini, invece, ha dedicato il traguardo a Enzo Tortora.

L’esplosione del caso Gaza

Il voto, già segnato da tensioni, è stato seguito da una vera e propria bagarre in Aula. Le opposizioni hanno spostato il focus sulla crisi in Medio Oriente, accusando l’esecutivo di silenzio e complicità rispetto all’operazione militare israeliana a Gaza. Riccardo Ricciardi (Movimento 5 Stelle) ha urlato dai banchi: “Siete complici!”, mentre diversi deputati del centrosinistra si sono avvicinati ai banchi del governo chiedendo una posizione ufficiale.

La miccia è stata accesa anche dalle parole di Matteo Salvini, che nel pomeriggio aveva affermato: “Israele ha tutto il diritto di garantirsi un futuro sereno, sono il suo migliore amico in Italia”. Dichiarazioni che hanno suscitato la reazione del Partito Democratico e della segretaria Elly Schlein: “Le nostre amministrazioni stanno facendo quello che il governo ancora non fa, prendendo posizione per le sanzioni contro Netanyahu”, ha detto, citando i Comuni di Rimini e Ravenna.

In serata, anche Roma ha battuto un colpo: sul Campidoglio è stata issata la bandiera palestinese dopo una mozione approvata dall’assemblea capitolina che condanna l’offensiva israeliana e chiede al governo di farsi promotore, nelle sedi internazionali, del rispetto dei diritti umani.

Occupazione dell’Aula e accuse incrociate

Le opposizioni hanno annunciato di aver occupato l’Aula di Montecitorio. Pd, M5S e Avs hanno chiesto a gran voce che sia la premier Meloni a riferire e a consentire un voto parlamentare sulla crisi di Gaza. La posizione è stata sintetizzata così: “Non siamo disponibili a riprendere i lavori senza comunicazioni chiare del governo”.

Il clima si è surriscaldato al punto da sfiorare la rissa: contatti fisici e accuse reciproche tra esponenti del centrodestra e deputati dell’opposizione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha denunciato “minacce ai rappresentanti del governo”, mentre Leonardo Donno (M5S) ha replicato accusando Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia, di averlo minacciato a sua volta. “Provocatori seriali”, è stata la risposta degli azzurri. Le immagini dell’ufficio di presidenza dovranno chiarire l’esatta dinamica.

La seduta è stata sospesa e i lavori previsti — tra cui il voto sulla giornata di San Francesco — sono stati rinviati alla prossima settimana.

Il quadro politico

Il dibattito sulla giustizia e quello sul Medio Oriente si sono intrecciati in una giornata che ha messo a nudo le fratture profonde tra governo e opposizioni. La maggioranza ha esultato per la riforma, sottolineando l’impegno a rendere il sistema giudiziario più efficiente e trasparente. L’opposizione, invece, ha trasformato Montecitorio in un palcoscenico di protesta sulla politica estera, facendo emergere una frattura non solo sulla linea da tenere con Israele, ma anche sul ruolo dell’Italia nel contesto internazionale.

Il caso dei due container di esplosivi diretti a Haifa, sequestrati a Ravenna, e la denuncia dei parlamentari di Avs a cui Israele avrebbe revocato i visti, hanno contribuito ad alimentare un clima incandescente.

Il voto sulla separazione delle carriere resterà un punto di svolta nella storia giudiziaria italiana, ma sarà ricordato soprattutto per la bagarre su Gaza. Mentre il governo rivendica il traguardo “storico” e guarda al referendum confermativo, l’opposizione alza il livello dello scontro e porta in Aula la guerra in Medio Oriente. A Montecitorio, la riforma della giustizia e la crisi internazionale si sono fuse in un unico, esplosivo cortocircuito politico.

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