Petrolio, 2020 nero per i giganti del settore: perdite per 77 miliardi di dollari

- di: Emanuela M. Muratov
 
Il confronto tra il 2019 ed il 2020 per le cinque maggiori società nel settore del petrolio segna un vero e proprio crollo nei profitti, probabilmente ben peggiore di quello che si poteva tenere in un anno segnato dalla crisi globale scatenata dalla pandemia. I cinque colossi del settore - Bp, Chevron, Exxon, Shell e Total - nel 2020 hanno accumulato perdite per oltre 77,1 miliardi di dollari. Una voragine che è ancora più profonda se si mette a confronto con i bilanci dell'anno precedente, che avevano visto i profitti raggiungere i 48,8 miliardi di dollari. Perdite enormi, pur se giustificate dall'eccezionalità dell'anno appena concluso, ma che necessiteranno del tempo per essere riassorbite, sempre che l'economia mondiale abbia la capacità di ripartire subito e le campagne vaccinali siano coronate da risultati positivi.

La crisi che ha messo in ginocchio il settore del petrolio ha lanciato i primi segnali in marzo quando i timori della pandemia sono diventate realtà, con pesanti ripercussioni sui mercati. Da qui sono cominciate a manifestarsi delle forti tensioni tra l'Opec (l'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, che ha nell'Arabia Saudita il suo principale protagonista) e la Russia, scatenando una guerra dei prezzi che ha fatto il male di tutti. Ma con l'esplodere della pandemia in tutta la sua gravità, i Paesi dove i casi hanno cominciato ad aumentare in modo esponenziale hanno adottato misure per contenere i contagi che hanno determinato un calo nettissimo nel consumo di petrolio: nell'aprile 2020 la domanda globale è diminuita del 30 per cento. Una tendenza che, sull'anno, si è attestata su un -9 per cento. La crisi ha avuto degli sviluppi assolutamente impensabili: alla fine di aprile i prezzi statunitensi sono diventati addirittura negativi, sia pure per un breve periodo, col barile di Brent del Mare del Nord, riferito a livello mondiale, è sceso a 16 dollari, livello storicamente basso.

La situazione ha indotto i Paesi petroliferi (con Opec e Russia concordi nel diminuire la produzione) ad adottare scelte forti che, insieme al ritorno della piena attività industriale in Cina, hanno spinto in alto il pezzo del barile che, alla fine del 2020, è tornato a circa 50 dollari, superando la soglia dei 60 dollari all'inizio dell'anno in corso. Le major del petrolio hanno accusato la crisi che per il colosso americano della Exxon Mobil è stata devastante. Il gruppo, che nel 2019 aveva registrato dei profitti per 14,3 miliardi di dollari, nel 2020 ha visto perdite per 22,4 miliardi.

Una situazione che ha costretto l'azienda a deprezzare il proprio portafoglio di attività, una pratica che fino ad ora aveva sempre rifiutato. La sua storica concorrente in America, Chevron, piange anch'essa, ma un po' meno: ha avuto perdite per 5,5 miliardi, ma ha reagito, con una importante acquisizione, quella di un altra azienda petrolifera, la Noble energy.
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