Pensioni, Inps: le uscite anticipate mettono a rischio il sistema

- di: Redazione
 
Le troppe scorciatoie esistenti, che consentono di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro, e le anomalie (in melius) sull'ultima retribuzione stanno mettendo a rischio il sistema pensionistico.
A dirlo è l'Inps che, nel suo rapporto annuale, presentato questa mattina, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle massime autorità dello Stato, sottolinea come ormai l'età media di chi "smette" è di 64,2 anni, facendo capire che l'architettura su cui poggia il sistema è a rischio di futuri squilibri.
Nel rapporto questo timore è espresso con chiarezza laddove si legge che le previsioni Eurostat per l’Ue relative agli andamenti demografici (quindi, per quanto ci riguarda da vicino, con il progressivo invecchiamento della popolazione) "fanno presagire un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei Paesi, come l’Italia, dove la spesa previdenziale è relativamente elevata".

Pensioni, Inps: le uscite anticipate mettono a rischio il sistema

A rendere ancora più evidente il timore per la tenuta del sistema pensionistico in futuro sono i numeri. Come quelli che dicono che nel 2021 (ultimo anno di cui si hanno numeri e percentuali disponibili) in Italia il settore della previdenza ha inciso per il 16,3% del Prodotto interno lordo. Questa percentuale - la più alta dell'eurozona, ad eccezione della Grecia, che sconta antiche quanto deleterie scelte in materia - è del 3,4 % più alta della media europea.

Il perché lo spiega il rapporto, quando sostiene che la spesa pensionistica italiana - prosegue il Rapporto - è molto alta perché, nonostante la soglia per uscire dal mondo del lavoro sia fissata a 67, esistono molte possibilità di eluderla. A questo si aggiunge il fatto che, dice il rapporto, le pensioni sono in media alte. La spiegazione sta nel fatto che il tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultima retribuzione è al 58,9%, tra i più elevati nella Ue. A rendere plasticamente maggiore questo dato c'è che il 58,9% che si ha in Italia è di quasi 14 punti percentuali sopra la media europea (45%).
Nel rapporto l'Inps sottolinea che l’età media effettiva di pensionamento nel 2023 è stata di 64,6 anni, ma questo dato riguarda solo i pensionati dell'Istituto e non quelli che hanno goduto di corsie diverse e migliorative per l'accesso alla pensione. L’età media di pensionamento è cresciuta di oltre due anni dai 62,1 anni del 2012, anno di entrata in vigore della riforma Fornero.

Un altro dato che resta significativo, nel rapporto annuale dell'Inps, è quello dei pensionamenti anticipati che, dal 2019 al 2021, rispetto all’età di vecchiaia sono stati circa 500 mila l’anno, passati sotto i 400 mila nel 2022, per attestarsi lo scorso anno a 300 mila. Nei cinque anni in questione il maggiore contributo all'accesso anticipato alla pensione l'ha dato la possibilità di uscire del lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), al di là dell'età anagrafica.
Andando alle ultime rilevazioni menzionate nel rapporto, al 31 dicembre 2023 il numero dei pensionati Inps era di circa 16,2 milioni (di cui 7,8 milioni uomini). Sebbene, con 8,4 milioni, le donne rappresentino il 52% del totale, percepivano il 44% dei redditi pensionistici, ovvero 153 miliardi di euro contro i 194 miliardi degli uomini.

"Malgrado un decremento di 652 mila unità della popolazione in età lavorativa tra febbraio 2020 (vigilia della crisi pandemica) e maggio 2024, il numero di occupati - si legge nel rapporto - è aumentato di 912 mila unità e il tasso di occupazione è passato da 59,0% a 62,2%, esito di una variazione dei tassi di occupazione maschile e femminile rispettivamente pari a +2,8 e +3,5 punti percentuali". La quota di lavoratori dipendenti con contratti temporanei, sul totale dei lavoratori dipendenti, è scesa da 16,7% a 15,3%. Il numero di lavoratori autonomi a maggio 2024 è invece pari a 5,089 milioni, con un'incidenza sul totale degli occupati pari al 21,2%.
Nel presentare oggi il rapporto, il presidente dell'Inps, Gabriele Fava, ha sostenuto che "la risposta ai nuovi bisogni dei cittadini può venire dal welfare generativo. Un approccio che prevede il passaggio da un sistema focalizzato sulla mera gestione delle risorse pubbliche e sul pagamento delle pensioni, ad uno in grado di personalizzare le prestazioni in base alle reali esigenze delle persone. L’obiettivo per i prossimi anni è rendere l’Istituto sempre più vicino ai cittadini, con servizi personalizzati, con un’attenzione particolare ai giovani, alle donne e alle imprese".
Dopo avere ricordato la valenza dell'Istituto "quale vero hub del welfare italiano" e la sua funzione di "piattaforma di collegamento tra diversi attori che, a vario titolo, operano a servizio dei cittadini, connotandosi dunque come snodo centrale di un articolato sistema di prestazioni e servizi sociali", Fava ha detto che "in termini sostanziali si tratta di garantire una presa in carico e un accompagnamento continuo dei cittadini, a seconda dei bisogni che emergono nel corso della loro vita". Uno degli obiettivi della nuova Governance dell’Inps, ha aggiunto il suo presidente, sarà, "in una prospettiva di educazione previdenziale, quello di "ingaggiare” le giovani generazioni, anche chi è fuori dal mercato del lavoro o non ha un’occupazione stabile, sulla ‘questione previdenziale’, e aiutarle nella costruzione del proprio ‘salvadanaio previdenziale’, prima di tutto informando e formando meglio a partire dalle scuole e dalle università. Quella della promozione della cultura previdenziale è una delle sfide più importanti che ci siamo dati con il nuovo Consiglio d’Amministrazione, per accrescere nelle giovani generazioni la consapevolezza che la pensione di domani si costruisce con il lavoro di oggi".

Uno dei punti più importanti del suo intervento, il presidente Fava lo ha riservato alla questione demografica, a fronte di una popolazione che "invecchia" e che, nel 2050, potrebbe vedere i cittadini con 65 anni rappresentare fino al 35% della popolazione nazionale.

"E questo determina la necessità di ripensare l’attuale sistema di welfare", ha detto, per poi aggiungere che "occorre essere consapevoli che gli anziani, ‘i diversamente giovani’, come preferisco chiamarli, rappresentano una grande risorsa della nostra società. Un esempio evidente è il ruolo svolto dai nonni che sostengono le famiglie e si prendono cura dei nipoti. Su questo nuovo scenario socioeconomico l’INPS ha iniziato a investire concretamente con il progetto “Spazio blu”, la prima iniziativa di senior housing realizzata assieme a Gruppo CDP, Gemelli e Investire SGR: un nuovo modo di concepire la residenzialità degli over 65 autosufficienti. Il primo progetto sarà implementato a Roma, in un complesso immobiliare del quartiere Camilluccia-Trionfale e verranno creati spazi dedicati alla socializzazione, alla salute e alla cultura con living room, sala lettura, infermeria di condominio, sala cinema".

Lasciando per ultimo il tema dell'innovazione tecnologica, Fava ha detto che "negli ultimi 12 mesi oltre 2 milioni di cittadini attraverso il sito Inps hanno utilizzato l’Intelligenza Artificiale con il 'Consulente digitale delle pensioni': un servizio realizzato nell’ambito dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), attraverso cui i pensionati, in maniera semplice, possono verificare se hanno diritto o meno a prestazioni “integrative” in base alla propria specifica situazione. Questa innovazione è solo l’ultima di un lungo percorso che va avanti dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso e che ha reso l’Istituto una delle organizzazioni più all’avanguardia nell’uso delle nuove tecnologie, come attestato di recente da due tra le più importanti certificazioni di qualità per la sicurezza delle informazioni ricevute dall’Inps".
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