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Parchi sommersi dai rifiuti, l’allarme di Legambiente

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Parchi sommersi dai rifiuti, l’allarme di Legambiente

Un tappeto di rifiuti, 24.260 oggetti catalogati in meno di cinquanta parchi urbani. È il bilancio della 33ª edizione di Puliamo il Mondo, la storica campagna di Legambiente che quest’anno ha coinvolto venti città italiane, da Milano a Napoli. Nei prati e sui viali la scena è la stessa: mozziconi, bottigliette, cartoni, sacchetti di plastica. Una media di quattro oggetti dispersi per metro quadrato, un dato che fotografa con precisione l’urgenza.

Parchi sommersi dai rifiuti, l’allarme di Legambiente

Più della metà dei rifiuti è plastica. Un segnale che pesa ancora di più se si considera che molti degli oggetti ritrovati rientrano tra quelli vietati dalla direttiva europea sui monouso. Bicchieri, posate, piatti che avrebbero dovuto sparire dal consumo continuano a comparire nei parchi, simbolo di una transizione normativa che fatica a tradursi in comportamenti quotidiani. I mozziconi restano l’altra grande emergenza: oltre diecimila raccolti, centinaia ogni cento metri quadrati.

Infrastrutture deboli e cittadinanza attiva
Il problema, sottolinea Legambiente, non è solo culturale ma anche infrastrutturale. In molti parchi mancano cestini adeguati, la raccolta differenziata è un miraggio e tombini e canali di scolo diventano vie preferenziali per il trasporto dei rifiuti verso i corsi d’acqua. In questo vuoto, il volontariato prova a colmare le falle: scuole, associazioni, cittadini che armati di guanti e sacchi trasformano un gesto simbolico in un atto politico.

Costi e ricadute economiche

Il degrado ha un prezzo. Le amministrazioni spendono cifre sempre più alte per la manutenzione straordinaria, le città rischiano di perdere attrattività turistica, il verde pubblico diventa spazio percepito come insicuro o secondario. I rifiuti non sono solo un problema estetico: hanno conseguenze dirette sulla salute, sull’economia e sulla qualità della vita urbana.

Un nodo politico
“Puliamo il Mondo” lancia così un messaggio che va oltre la raccolta straordinaria: serve un cambio di passo nelle politiche urbane, un impegno reale nella lotta all’abbandono, un rafforzamento delle regole e dei controlli. Ma anche un investimento sulla cultura civica, perché la transizione ecologica non può fermarsi ai decreti. La foto dei sacchi pieni allineati a fine giornata diventa allora il simbolo di un Paese che, tra volontari e istituzioni, prova a decidere se il proprio futuro sarà fatto di verde fruibile o di rifiuti che sommergono i parchi.

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