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Papa Leone XIV divide l’America: Trump esulta, la destra si spacca

- di: Bruno Coletta
 
Papa Leone XIV divide l’America: Trump esulta, la destra si spacca
Primo pontefice USA nella storia, Prevost scalda Truth Social ma irrita la galassia Maga. “È marxista”, lo attaccano. “Un onore per il Paese”, dice Trump.
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La fumata bianca che spiazza la politica americana
La fumata bianca che ieri ha annunciato al mondo l’elezione di papa Leone XIV non ha solo riempito piazza San Pietro, ma ha anche scatenato un terremoto politico oltre l’Atlantico. Robert Francis Prevost, cardinale agostiniano originario di Chicago, è il primo statunitense nella storia a salire al soglio pontificio. Il suo nome di regno, Leone XIV, richiama esplicitamente il papa Leone XIII, figura ponte tra tradizione e modernità, già considerata di riferimento da una parte del mondo conservatore. Ma proprio questo segnale ha finito per disorientare più che rassicurare la destra americana trumpiana.

Trump rivendica: “È un momento storico per l’America”
“Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost! È un grande onore sapere che il nuovo Papa è americano. Un giorno storico per il nostro Paese!”, ha scritto Donald Trump sulla sua piattaforma Truth Social. Il messaggio ha fatto rapidamente il giro dei media conservatori, alimentando un’ondata di entusiasmo tra i sostenitori dell’ex presidente, che vedono nella nomina una sorta di consacrazione divina della supremazia americana.
Trump ha aggiunto di “non vedere l’ora di incontrarlo personalmente” e, in un comizio a Phoenix, ha commentato con il suo stile: “Non dico che sia merito mio… ma è chiaro che l’America è tornata anche in Vaticano”. Una frase che ha strappato applausi, ma anche sollevato più di un sopracciglio tra gli osservatori politici e religiosi.

Una Chiesa “troppo woke”? La destra reagisce
Non tutti nella galassia repubblicana condividono l’entusiasmo dell’ex presidente. Laura Loomer, influencer vicina agli ambienti più radicali del trumpismo, ha scritto su X: “Papa Leone XIV è un clone di Francesco. È contro i confini, contro Trump e contro l’America. È un marxista in tonaca”. Un’accusa che riflette il malumore crescente tra i fedelissimi Maga, che avrebbero preferito un papa più apertamente conservatore, come il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e figura vicina al mondo evangelico.
Il malcontento è stato rilanciato anche da Tucker Carlson, che nel suo podcast ha detto: “Per decenni la Chiesa cattolica si è allontanata dal Vangelo per abbracciare la correttezza politica. Questo papa sembra l’ennesima conferma”. Al contrario, il Lincoln Project, gruppo anti-Trump fondato da ex repubblicani, ha ironizzato: “Finalmente un papa che legge il Vangelo più di Truth Social”.

Le parole scomode di Prevost
A far discutere è emerso anche un post pubblicato a febbraio dall’allora cardinale Prevost, in cui criticava il vicepresidente JD Vance. L’occasione era un articolo del National Catholic Reporter che attaccava il “nazionalismo selettivo” di Vance. Prevost aveva condiviso il link commentando: “L’amore cristiano non è un sistema a punti. Gesù non chiede classifiche”. L’uscita era passata quasi inosservata, ma è riemersa con forza dopo l’elezione. 

Un pontefice formato tra Perù e Roma
Robert Francis Prevost non è un outsider improvvisato. Ordinato sacerdote agostiniano, ha svolto gran parte del suo ministero in America Latina, specialmente in Perù, dove ha guidato per anni la diocesi di Chiclayo. Parlante fluentemente spagnolo, ha sempre difeso i migranti e criticato le politiche repressive al confine tra Messico e Stati Uniti. Dal 2023 è stato a capo del Dicastero per i Vescovi, una delle cariche più influenti in Vaticano. La sua elezione è frutto di una mediazione tra correnti diverse, ma non è certo un segnale di svolta verso la destra.

Leone XIV: dialogo, giustizia sociale e attenzione ai giovani

Nel suo primo discorso, Leone XIV ha detto: “La mia missione sarà costruire ponti, non alzare muri. La Chiesa deve essere vicina agli ultimi, guidare con mitezza, non con potere”. Ha citato Leone XIII, ma anche Oscar Romero, simbolo del cattolicesimo dei poveri. Ha parlato di pace, di ecologia integrale, e ha rivolto un appello ai giovani: “Non abbiate paura della verità, cercatela con amore”.
Il suo profilo è quello di un papa dialogante, in continuità con Francesco, ma con un pragmatismo americano che potrebbe avvicinare anche mondi distanti dalla Chiesa.

Da Villanova ai New York Knicks: l’America scopre Prevost
Non è mancato l’entusiasmo in alcuni ambienti insospettabili. I tifosi dei New York Knicks, su X, hanno celebrato la sua nomina ricordando che Prevost ha studiato alla Villanova University, la stessa dove si sono formati i campioni NBA Jalen Brunson, Josh Hart e Mikal Bridges. “Ora abbiamo un papa ex Villanova, come tre dei nostri”, ha twittato l’account ufficiale del team.
Nel frattempo, l’account personale del pontefice ha visto impennare i follower da 48.000 a oltre 100.000 in poche ore. Una popolarità che dimostra quanto la sua figura abbia già fatto breccia, anche fuori dal recinto cattolico.

Un pontificato tutto da decifrare
La sfida di papa Leone XIV sarà tenere insieme una Chiesa globalizzata, un’America polarizzata e una fede sempre più frammentata. È presto per capire se sarà il pontefice della continuità o della svolta. Ma una cosa è certa: l’America, che pure lo ha generato, non sa ancora se applaudirlo o temerlo. E l’effetto Trump, ancora una volta, si conferma divisivo anche a Roma.

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