Transizione energetica, Panetta: "Conoscere le implicazioni macroeconomiche per sostenerla al meglio"

- di: Redazione
 
"Comprendere a fondo le implicazioni macroeconomiche della transizione è fondamentale per adottare decisioni migliori": in questa frase, contenuta nelle conclusioni dell'intervento con il quale ha aperto la conferenza G7-IEA, si può sintetizzare quello che il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, pensa della transizione energetica, un tema che va di pari passo con l'attività dell'Agenzia internazionale per l'energia che, ha detto, svolge un ruolo fondamentale per la sicurezza dell'intero sistema, grazie ai dati che raccoglie e alle analisi che ne conseguono per promuovere l’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica delle nostre economie.
D'altra parte, come ha detto in premessa del suo intervento, Panetta ha definito la transizione energetica come "inevitabile" e che "va gestita in modo ordinato".

Transizione energetica, Panetta: "Conoscere le implicazioni macroeconomiche per sostenerla al meglio"

Un processo che dovrebbe camminare speditamente e che invece mostra quelli che Panetta ha definito segnali di malcontento, confermati dal fatto che "gli afflussi di risparmio verso i fondi impegnati nel finanziamento di investimenti sostenibili mostrano minore slancio e in diversi Paesi si sono registrati deflussi riconducibili a un cambio di sensibilità politica nei confronti di iniziative a favore del clima".
Un panorama preoccupante nel momento in cui, ha aggiunto, "alcune grandi società di gestione patrimoniale stanno riducendo i propri investimenti nelle iniziative internazionali in questo campo; le imprese che operano nel settore delle energie rinnovabili affrontano crescenti difficoltà finanziarie e le restrizioni all’esportazione di minerali essenziali sono in costante aumento, in un contesto difficile geopolitico, caratterizzato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dai gravissimi eventi in Medio Oriente e dalla crescente frammentazione economica e commerciale".

Ma la situazione complessiva induce anche ad ottimismo, ha aggiunto, rilevando come "gli investimenti in energia pulita a livello mondiale sono il doppio di quelli in combustibili fossili", mentre crescono gli impegni, nei Paesi, a eliminare gradualmente i combustibili fossili, ad ampliare la produzione di rinnovabili, a migliorare l’efficienza energetica e a ridurre le emissioni di metano.
Panetta ha definito come straordinari i progressi che la Cina sta compiendo per le energie rinnovabili, a fronte ai ancora elevati volumi di emissioni.

Ma, ha incalzato il governatore di Bankitalia, "la transizione è inevitabile", dicendolo non come suo convincimento personale, ma per l'ampio consenso della comunità scientifica nel ritenere che "i danni economici di lungo periodo derivati dai cambiamenti climatici e da una transizione energetica disordinata supererebbero di gran lunga i costi di attuazione dell’Accordo di Parigi".
Mentre le temperature globali raggiungono continuamente nuovi record, come possiamo, si è chiesto Panetta, garantire una transizione energetica ordinata?
Partendo dalla consapevolezza che la transizione energetica sarà costosa, ha detto che "gli investimenti in energia verde, che si avviano a superare i 3.000 miliardi di dollari a livello globale nel 2024, sono ancora lontani dai 4.500 miliardi l’anno da raggiungere entro l’inizio del prossimo decennio per poter azzerare le emissioni nette entro la metà del secolo".

Dopo avere sottolineato che "lo scostamento a livello globale tra il finanziamento necessario e quello effettivo nascondedifferenze notevoli tra le economie avanzate e quelle emergenti e in via di sviluppo", il governatore della Banca d'Italia ha indicato come "una soluzione equa ed efficace consisterebbe nell’istituire un sistema internazionale di incentivi, come il Global Carbon Reduction, attraverso cui creare meccanismi di compensazione fra i Paesi con emissioni pro capite più elevate e quelli con emissioni relativamente basse". Un sistema come quello proposto "aumenterebbe la stabilità e la credibilità delle politiche nazionali, che rappresentano elementi essenziali per la definizione delle strategie di investimento del settore privato", mentre per le economie avanzate "i trasferimenti di risorse richiesti sarebbero comunque inferiori ai danni economici prodotti dai cambiamenti climatici qualora la transizione fallisse". E' chiaro, per Fabio Panetta, che "un'efficace cooperazione internazionale è fondamentale anche per promuovere l’innovazione tecnologica legata alla transizione. A tal fine, vanno rimossi gli ostacoli alla diffusione globale delle tecnologie verdi e a bassa impronta carbonica; ciò rappresenterebbe una linea di azione meno esposta a opposizioni politiche rispetto alla regolamentazione e alla definizione dei prezzi".

Ma, ha detto ancora Panetta, se la sicurezza energetica è oggi "problema fondamentale e prioritario nell’agenda politica", il rischio è che, affrancandosi dalla dipendenza combustibili fossili, si cada in altre. In proposito ha citato la produzione dei minerali critici necessari per la transizione (litio, rame, nichel e cobalto, tra gli altri) fortemente concentrate nelle mani di pochi Paesi, i primi tre dei quali, insieme, forniscono tra il 50 e l’85 per cento della produzione globale.

Il caso emblematico è quello della Cina, leader mondiale nell’estrazione di terre rare: "Controlla il 70 per cento della produzione mondiale e una quota ancora maggiore dell’attività di raffinazione; è inoltre all’avanguardia nella produzione e nella diffusione di energia eolica, impianti fotovoltaici, batterie e veicoli elettrici, ed è in prima linea nei progressi che si registrano in tali settori".
L’Europa, penalizzata dalla carenza di risorse naturali, dipende dall’importazione di minerali critici. In proposito Panetta ha detto che la cooperazione a livello europeo "è essenziale per affrontare questo problema", con l’integrazione delle reti del gas e dell’elettricità, fondamentali per la sicurezza energetica del continente. Panetta ha anche auspicato "la diversificazione dei partenariati internazionali e la costruzione di relazioni reciprocamente vantaggiose con i paesi ricchi di materie prime essenziali. Il rafforzamento delle catene di approvvigionamento di minerali critici è al centro di iniziative quali il progetto Resilient and Inclusive Supply-chain Enhancement, volto ad aiutare i Paesi a basso e medio reddito a integrarsi maggiormente nelle catene di approvvigionamento dei prodotti fondamentali per la transizione energetica".

Infine, ha aggiunto, vanno prese in considerazione tutte le opzioni tecnologiche – nessuna esclusa – per promuovere la diversificazione della produzione di energia a basso impatto ambientale. In questo momento, peraltro, il mondo sta affrontando una doppia transizione: quella energetica e quella digitale, "trasformazioni interconnesse, che richiedono investimenti significativi", come quelli legati alla rapida diffusione di tecnologie digitali energivore – come ad esempio i data center e l’intelligenza artificiale (IA), o anche le criptoattività – che sta facendo lievitare la domanda di energia.

"Nel lungo termine la transizione verso un sistema energetico a emissioni nulle
- questa un'altra riflessione del governatore della Banca d'Italia - porterà molteplici vantaggi: diminuirà la nostra dipendenza dai combustibili fossili, conterrà i rischi climatici e ridurrà l’inquinamento a livello locale. Tale processo implica però costi ingenti, in particolare per le imprese ad alta intensità energetica e per le famiglie meno abbienti. La maggior parte delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico, come il carbon pricing, rischia infatti di aumentare le bollette energetiche di famiglie e imprese. Le famiglie meno abbienti sono caratterizzate da un paniere di consumi fortemente sbilanciato verso i beni energetici. Esse saranno pertanto colpite in misura proporzionalmente più elevata dal graduale aumento dei costi dell’energia insito nella transizione. Analogamente, le imprese operanti nei settori in cui è arduo ridurre i consumi di energia dovranno modificare le tecnologie e i modelli imprenditoriali, a rischio della loro stessa sopravvivenza. Questi aspetti vanno affrontati con politiche adeguate".

Per Panetta, "una transizione efficace richiede una strategia globale, credibile e inclusiva, che affronti gli aspetti sia ambientali sia sociali del problema, raggiungendo il giusto equilibrio tra ambizione e fattibilità. I meccanismi di compensazione, come la redistribuzione dei profitti ricavati dai sistemi di carbon pricing, sono essenziali per mitigare l’impatto della transizione sulle famiglie meno abbienti e sulla competitività del sistema produttivo, garantendo che nessuno tema di essere lasciato indietro".

Fabio Panetta ha concluso il suo intervento ribadendo come "una transizione energetica ordinata solleva rilevanti sfide tecnologiche e sociali, soprattutto nell’attuale fase di forti tensioni geopolitiche. In un tale contesto è cruciale agire insieme per contrastare i cambiamenti climatici. I governi delle principali economie mondiali hanno il compito di guidare tale processo, promovendo investimenti con basse emissioni carboniche; riducendo gli oneri amministrativi e normativi in grado di ostacolare la transizione; evitando politiche discontinue, in grado di creare incertezze e di disincentivare gli investimenti da parte del settore privato. Sono questi i presupposti da tenere a mente nel disegnare un processo di transizione ordinato. Comprendere a fondo le implicazioni macroeconomiche della transizione è fondamentale per adottare decisioni migliori".
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