L’annuncio è arrivato come una scossa elettrica sulle relazioni internazionali: Donald Trump, in caso di vittoria alle elezioni del 2024, intende reintrodurre dazi contro Cina ed Europa. Un passo che si inserisce in un disegno più ampio di politica economica e commerciale destinato a stravolgere gli equilibri globali e rilanciare la dottrina "America First".
Trump e la sfida globale: il ritorno dei dazi e il nuovo corso americano
Secondo quanto trapela dal suo entourage, il primo provvedimento di Trump sarà un pacchetto di tariffe punitive su beni cinesi ed europei. Non si tratta solo di un gesto simbolico contro Pechino, ma di un messaggio agli alleati europei, accusati di non fare abbastanza per riequilibrare i rapporti commerciali con gli Stati Uniti.
I dazi, che colpirebbero settori chiave come l’automotive e l’agroalimentare, rappresentano un rischio concreto per le economie europee, già provate dalle tensioni energetiche e da una crescita economica fragile. Bruxelles ha fatto sapere che risponderà con fermezza, ma dietro le quinte serpeggia la preoccupazione: un’escalation potrebbe danneggiare irrimediabilmente i rapporti transatlantici.
Un nuovo corso energetico
Parallelamente, il programma di Trump prevede una decisa inversione di rotta sul fronte energetico. L’uscita dall’Accordo di Parigi e il rilancio delle perforazioni petrolifere sono i pilastri di una strategia che punta a ridurre i costi interni e rafforzare l’indipendenza energetica americana.
Il nodo cruciale è però il gas. Gli Stati Uniti, che hanno costruito un mercato del Gnl per rifornire l’Europa, potrebbero utilizzare le esportazioni come arma di pressione politica, costringendo i partner a una scelta: accettare i dazi o aumentare le importazioni di energia fossile made in USA.
Il modello Reagan: tagli alle tasse e deregulation
L’agenda economica del tycoon riprende il modello reaganiano: tagli fiscali massicci, deregolamentazione e una pressione costante sulla Federal Reserve affinché abbassi i tassi di interesse. L’obiettivo è stimolare la crescita interna e mantenere il dollaro competitivo, preservandone il ruolo di valuta di riferimento globale.
Tuttavia, questa politica rischia di innescare un pericoloso circolo vizioso: il deficit federale, già elevato, potrebbe esplodere. Un problema che Trump sembra intenzionato a risolvere con tagli draconiani alla spesa pubblica, che colpiranno settori chiave come sanità e istruzione.
Immigrazione e politiche sociali: un ritorno al passato
Non manca il richiamo alle battaglie simboliche che hanno caratterizzato la presidenza Trump. Stop all’immigrazione illegale, deportazioni di massa e un rafforzamento del controllo alle frontiere: sono questi i punti cardine di una visione che mira a consolidare il consenso interno, ma che rischia di isolare ulteriormente gli Stati Uniti sul piano internazionale.
L’incognita Europa
L’Unione Europea si trova ora davanti a un bivio. Da un lato, deve rispondere con fermezza alle minacce commerciali di Trump, difendendo i propri interessi economici. Dall’altro, deve evitare di alimentare una spirale di tensioni che potrebbe mettere a rischio la cooperazione su temi cruciali come la sicurezza e l’ambiente.
La sfida è appena iniziata, ma una cosa è certa: il 2025 si preannuncia come un anno di cambiamenti radicali, con gli Stati Uniti pronti a riscrivere le regole del gioco globale. E l’Europa, per rimanere protagonista, dovrà essere all’altezza della sfida.