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Onu denuncia: “Israele sta commettendo genocidio a Gaza”

- di: Marta Giannoni
 
Onu denuncia: “Israele sta commettendo genocidio a Gaza”
Onu: “Genocidio a Gaza” — Israele respinge le accuse
Rapporto choc guidato da Navi Pillay accusa di volontà distruttrice, Tel Aviv reagisce furiosa.

Per la prima volta un organismo indipendente collegato all’Onu avanza pubblicamente l’accusa di genocidio nei confronti di Israele per le operazioni nella Striscia di Gaza. Il nuovo rapporto della Independent International Commission of Inquiry (COI), presieduta dall’ex giudice sudafricana Navi Pillay, sostiene che le azioni di Tel Aviv soddisfano almeno quattro dei cinque criteri stabiliti dalla Convenzione sul genocidio del 1948. Israele replica con fermezza: accusa infondata, tesi antisemita, sostenendo che il rapporto si basa su menzogne diffuse da Hamas.

Che cosa dice il rapporto

Il documento – diffuso il 16 settembre 2025 – afferma che le autorità israeliane e le forze armate avrebbero commesso, e continuino a commettere, atti che rientrano nei seguenti crimini previsti dalla Convenzione sul genocidio del 1948: uccisione di membri del gruppo; gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; condizioni di vita deliberatamente imposte e destinate a provocare la distruzione fisica, in tutto o in parte; misure per impedire le nascite all’interno del gruppo.

Le prove richiamate includono testimonianze di vittime, operatori sanitari ed esperti, documenti open source, immagini satellitari e dichiarazioni ufficiali di politici e militari israeliani. La Commissione indica un intento distruttivo nei confronti della popolazione palestinese della Striscia.

“C’è un intento distruttivo, con prove che non possono essere ignorate.” — Navi Pillay.

Il dossier chiama in causa Benjamin Netanyahu, Isaac Herzog e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per la responsabilità di atti e per l’istigazione. Si sottolinea, inoltre, che anche il popolo israeliano sarebbe stato tradito dal proprio governo.

Le reazioni di Israele

Il governo israeliano ha respinto categoricamente le conclusioni della Commissione, chiedendone l’abolizione e contestandone imparzialità e legittimità. Secondo Tel Aviv, gli autori agirebbero come “rappresentanti di Hamas” e il rapporto si fonderebbe su “menzogne riciclate”.

“Rapporto falso, redatto da commissari che agiscono come rappresentanti di Hamas.” — Governo israeliano.

Il contesto legale e politico

La Commission of Inquiry non rappresenta formalmente l’intera Onu come organismo votante, ma è stata istituita dal Consiglio per i Diritti Umani e agisce con mandato investigativo. In parallelo, la Corte internazionale di giustizia è già coinvolta su iniziativa di Stati che denunciano violazioni della Convenzione; la Corte penale internazionale ha avanzato richieste di mandati di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità.

Il Segretario generale Onu Antonio Guterres ha ricordato che non spetta al suo ufficio determinare la definizione legale di genocidio, pur ribadendo la gravità della situazione: “Quanto accade a Gaza è orrendo, a prescindere dalla parola usata.” — Antonio Guterres.

Implicazioni

La qualificazione formale di genocidio comporta obblighi pesanti per tutti gli Stati firmatari: prevenzione, punizione, cooperazione. Se l’intento genocidario venisse riconosciuto in sede giudiziaria, le conseguenze sarebbero enormi: sanzioni e pressioni, revisione di forniture di armi e rapporti economici, isolamento diplomatico, richiesta di cessate il fuoco e di accesso umanitario senza restrizioni.

Criticità, dubbi, opposizioni

Israele sostiene che il rapporto ignori il contesto: gli attacchi del 7 ottobre 2023, il diritto alla difesa, l’uso di scudi umani e le difficoltà operative in aree densamente popolate. Vengono contestate omissioni e presunte distorsioni nei dati.

Dal punto di vista giuridico, l’elemento decisivo è l’intento: non basta l’effetto distruttivo delle azioni; serve provare la volontà di distruggere un gruppo in quanto tale. È un requisito complesso da dimostrare e soltanto una corte può accertarlo definitivamente.

Una soglia critica

Questa è una soglia critica: non si tratta più di accuse isolate, ma di un organismo con mandato Onu che formula un addebito di genocidio. Le parole della Commissione esigono risposte concrete, non solo diplomatiche ma anche legali, politiche e umanitarie. Se l’intento genocidario fosse riconosciuto, lo scenario cambierebbe: responsabilità individuali davanti ai tribunali, nuove dinamiche su aiuti e armamenti, possibili sanzioni. Il rischio, però, è una ulteriore polarizzazione che allontani il cessate il fuoco e restringa gli spazi di mediazione.

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